Vertice Usa-Africa a Washington
Iniziativa dell'imperialismo americano per recuperare il terreno perduto con Trump nel continente africano che ha avvantaggiato il socialimperialismo cinese

 
Lo US-Africa Leaders Summit, il secondo vertice tra gli Usa e i paesi africani convocato a Washington dal 13 al 15 dicembre dal presidente Biden per sviluppare le relazioni tra le due parti e per rafforzare la "cooperazione sulle priorità globali condivise" è stato l'ultimo del 2022 di una serie di vertici coi paesi africani organizzati da Gran Bretagna, Turchia, India, Giappone, Unione europea e della Francia con le ex colonie a testimoniare una attenzione dei maggiori paesi imperialisti nella disputa del controllo su paesi e risorse del continente. Pochi giorni prima del vertice di Washington era stata la visita ufficiale del nuovo imperatore della Cina Xi Jinping in Arabia Saudita e gli incontri e gli accordi politici e commerciali stipulati a Riyadh coi paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo che aveva messo in evidenza i passi del socialimperialismo cinese per allargare i suoi tentacoli in Medio Oriente lungo l'asse della nuova Via della Seta che dalla strategica regione petrolifera si dirama sia verso l'Europa che verso l'Africa, nel continente dove da tempo Pechino ha messo più di un piede approfittando anche delle debolezze del principale avversario, l'imperialismo americano frenato dal suo oramai evidente declino. Durante la presidenza di Trump gli imperialisti Usa avevano lasciato ancora più spazio non solo alla Cina ma anche alla Russia di Putin con una presenza evidente in molte crisi dei mercenari della Wagner e una presenza più discreta degli agenti dei servizi della Turchia di Erdogan.
Fin dal suo insediamento alla Casa Bianca il presidente Biden ha pensato di riprendere l'iniziativa per recuperare il terreno perduto e anche se non è detto che ci riesca ha provato intanto a riannodare i fili delle vecchie intese definite a suo tempo dal predecessore democratico Obama in seguito al primo vertice Usa-Africa del 2014, a rilanciare il partenariato strategico UA (Unione africana)-USA condito da una serie di promesse su cooperazione e investimenti e l'invito all'Ua a aderire come membro permanente al G20 dove il continente è presente solo col Sudafrica. Già lo scorso settembre all'assemblea generale delle Nazioni Unite, ha ricordato Biden, gli Usa avevano appoggiato la proposta di riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per includere una rappresentanza permanente per l'Africa.
Ma ne è passato del tempo tra il lancio di Biden dell'alleanza a guida Usa dei paesi imperialisti dell'Ovest a partire dal Summit globale per la democrazia, organizzato virtualmente alla fine del 2021, e il primo viaggio in Africa da segretario di stato, Antony Blinken, nel novembre dello stesso anno, che aveva delineato la nuova strategia americana per posizionare gli Stati Uniti come "partner preferito" dell'Africa e dove annunciava la convocazione del 2° vertice dei leader Usa-Africa. Il vertice si è tenuto dopo altri 12 mesi e nel frattempo la Cina e la Russia hanno lavorato per consolidare e sviluppare affari e alleanze tanto che nel marzo 2022 quasi la metà dei Paesi africani si è astenuta come Cina e India sulla risoluzione con cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite condannava l'invasione russa dell'Ucraina.
Negli ultimi 12 anni i vertici Cina-Africa si sono svolti con cadenza triennale e dal 2009 Pechino è divenuto il primo partner commerciale del continente, dal 2013 ha superato gli Usa anche come maggior investitore in Africa. Così lo scambio commerciale della Cina coi i paesi africani saliva nel 2021 a 254 miliardi di dollari, in crescita del 35,3% su base annua., e diventava quattro volte superiore a quello americano che scendeva a 64,3 miliardi di dollari, pari solo all’1% del commercio statunitense. Senza contare gli investimenti infrastrutturali delle banche di sviluppo cinesi che hanno prestato capitali più del doppio rispetto a quelle di Stati Uniti. Le esportazioni americane arrivavano a poco più di 26 miliardi di dollari nel 2021, con un calo del 30% rispetto ai 38,1 miliardi di dollari del 2014.
Al vertice di Washington Biden prometteva uno sviuluppo di affari e investimenti, soprattutto privati, allo scopo di "promuovere nuove opportunità per africani e americani" attraverso iniziative come la Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), l'alternativa dell'imperialismo americano alla nuova Via della seta del socialimperialimso cinese. All' US-Africa Business Forum del 15 dicembre ricordava che dal 2021 il governo degli Stati Uniti ha contribuito a concludere più di 800 accordi commerciali e di investimento bilaterali in 47 paesi africani per un valore totale stimato di oltre 18 miliardi di dollari, oltre agli accordi di investimento per un valore di 8,6 miliardi di dollari conclusi dal settore privato. E metteva nel piatto la promessa di altri 15 miliardi di dollari in impegni, accordi e partnership commerciali e di investimento bilaterali. I dipartimenti e le agenzie del governo degli Stati Uniti annunciavano nuove iniziative e investimenti per promuovere il commercio e gli investimenti nei due sensi. Una lunga lista di promesse che non regge neanche al confronto di quanto il nuovo imperatore della Cina Xi aveva raccolto qualche giorno prima solo in Arabia saudita.

4 gennaio 2023