Intervento al XXIV Congresso della Camera del Lavoro di Prato
Panzarella: La Cgil deve dichiarare guerra su tutti i fronti al governo neofascista Meloni

A mio avviso il bilancio di questi 4 anni non è molto positivo per la nostra Organizzazione.
Non abbiamo fatto abbastanza per difendere i diritti e gli interessi dei lavoratori in tutte le categorie.
Non abbiamo fatto abbastanza di fronte all'avanzare della crisi economica capitalistica aggravata dal Covid e ora dall'aggressione criminale della Russia di Putin all'Ucraina che ha colpito in maniera devastante i lavoratori.
È vero, abbiamo organizzato degli scioperi e delle iniziative di lotta, che sono però iniziate e finite lo stesso giorno senza dare continuità alle mobilitazioni e alle rivendicazioni. Io stesso non ho ben capito se la nostra Organizzazione è favore della “pace subito, a qualsiasi costo”, oppure, come sarebbe opportuno, dire forte e chiaro una volta per tutte che la pace vera e soprattutto duratura la si può raggiungere solo se si ripristina prima di tutto l'integrità territoriale dell'Ucraina.
Per quanto riguarda le iniziative di lotta e in particolare lo sciopero, io penso che esso non deve essere inteso come l'Alfa e l'Omega all'interno di una vertenza o di una piattaforma rivendicativa. Non deve essere una semplice data segnata sul calendario. Ma deve essere costruito dal basso, sostenuto da grandi mobilitazioni, da un dibattito approfondito sui temi e i problemi che vogliamo affrontare e risolvere e soprattutto deve partire dall'ascolto e dal rispetto delle proposte e delle rivendicazioni che vengono dai lavoratori.
Solo se è ben organizzato lo sciopero può essere davvero efficace e partecipativo e ci permette di raggiungere dei risultati. Molto spesso gli scioperi falliscono proprio perché non c'è un adeguato coinvolgimento da parte nostra tra i lavoratori e dunque sempre più spesso la passività la sfiducia, lo sconforto e il disinteresse prendono il sopravvento.
Io penso che la nostra organizzazione stia attraversando una crisi di rappresentatività molto profonda rispetto ai bisogni e ai problemi delle masse lavoratrici. Una crisi che viene da lontano, da decenni di immobilismo, di politiche cogestionarie e collaborative con tutti i governi che si sono succeduti e con Confindustria. Spesso abbiamo sacrificato le nostre lotte in nome dell'unità sindacale con CISL e UIL scivolando sempre più su posizioni sempre meno conflittuali con le controparti.
Non vedo giovani in questa platea e sono molto dispiaciuto perché questo è un altro brutto segnale per quanto riguarda il nostro futuro che io non vedo molto brillante. 35 anni fa quando io mi iscrissi alla CGIL ricordo benissimo il sentimento di riscatto politico e sociale che mi ha spinto a farlo. Vengo da Crotone, la provincia più povera d'Europa, e l'iscrizione alla CGIL è stato per me un fatto quasi naturale perché da quasi mezzo secolo lotto e spero sempre in un futuro migliore.
Oggi purtroppo vedo molti miei colleghi di lavoro che si iscrivono alla CGIL per usufruire dei servizi e non per partecipare alla lotta e dare il proprio contributo all'emancipazione dei lavoratori.
Le elezioni del 25 settembre hanno decretato l'avvento di una nuova maggioranza in Parlamento. Intanto voglio dire che si tratta di una maggioranza istituzionale e non certo della maggioranza del popolo italiano che in occasione delle scorse elezioni ha imbracciato l'arma dell'astensionismo e ha delegittimato le istituzioni parlamentari borghesi a cominciare dalla stessa premier neofascista Meloni, dai presidenti di Camera e Senato, Fontana e La Russa, compresi tutti i ministri che di fatto rappresentano la maggioranza di una minoranza di elettori.
Il governo Meloni non è un semplice “governo neoconservatore” come ha detto nella sua relazione il compagno segretario Pancini. Basta dare un'occhiata ai primi atti legislativi contro i migranti, i rave party e soprattutto alla manovra economica in via di approvazione per rendersi conto che si tratta di un governo neofascista, reazionario, antioperaio, xenofobo, razzista, separatista e oscurantista. E non perché lo dice pinco o pallino ma perché sono gli stessi Meloni, La Russa, Fontana e tutti i ministri che lo compongono che lo rivendicano con “orgoglio” e come “principio identitario” della loro azione politica.
Con questa gentaglia come si diceva una volta, non bisogna andare nemmeno a prendere un caffè al bar. Invece il nostro segretario generale Landini si è detto pronto a confrontarsi e a collaborare.
Io penso invece che bisogna dichiarare guerra su tutti i fronti al governo Meloni e cominciare a smetterla anche con l'unità sindacale a tutti i costi. Tanto come abbiamo visto in occasione dello sciopero generale di venerdì scorso la CISL non si fa certo problemi a tal riguardo.
Dobbiamo spiegare ai nostri iscritti che questo governo rappresenta una iattura per le masse popolari e lavoratrici, un attentato anche ai più elementari diritti di libertà ed eguaglianza sanciti nella Costituzione. Perciò io penso che la la CGIL dovrebbe dichiarare fin da subito guerra totale a questo governo e mobilitare tutte le forze di cui dispone per spazzarlo via il prima possibile. Se non abbiamo il coraggio di fare questo, compagne e compagni, allora non abbiamo nemmeno il diritto di lamentarci se poi i risultati congressuali vedono una bassissima partecipazione dei nostri scritti.
Facciamo patti con tutti, Comune, Provincia, Regione, Governo, Confindustria, ma sempre più spesso ci dimentichiamo del patto più importante che abbiamo stretto con i milioni di lavoratori che ogni giorno lottano in difesa dei loro diritti e interessi.
Partecipiamo ai tavoli di confronto ma sempre più spesso ci dimentichiamo delle tavole dei lavoratori che sono sempre più vuote con 12 milioni di poveri accertati che stentano a mettere insieme il pranzo con la cena.
Di fronte a tutto ciò allora bisogna chiedersi, compagne e compagni: ma noi chi rappresentiamo? Rappresentiamo i lavoratori, i nostri iscritti, difendiamo i loro diritti, il lavoro e gli interessi di chi è sfruttato? O difendiamo vantaggi e privilegi personali? Siamo una libera e indipendente organizzazione che lotta al fianco dei lavoratori o un sindacato di tessere passive che offre servizi più o meno gratuiti a suoi iscritti?
Dalla ex Gkn di Campi Bisenzio, al Cartonificio Fiorentino di Sesto, alla Iron&Logistic di Prato ci sono decine di vertenze aperte sul territorio con licenziamenti di massa, sfruttamento bestiale dei lavoratori, malpagati, senza diritto alla ferie e al riposo, costretti a lavorare 12 ore al giorno sette giorni su sette; e la nostra organizzazione che cosa fa? Non è nemmeno capace di approvare un ordine del giorno di solidarietà in loro favore. A questo ci siamo ridotti? Si sta nella CGIL per dare un contributo al progresso e all'emancipazione del mondo del lavoro oppure si sta nella CGIL per amicizia convenienza o opportunismo? Io penso che quando una lotta è giusta va sostenuta indipendentemente da chi l'ha promossa.
Compagne e compagni confesso che in questi giorni io sono in grande imbarazzo quando vengo fermato per strada, al bar o nel luogo di lavoro e mi viene rinfacciato: “hai visto i tuoi compagni sindacalisti che al parlamento europeo prendevano valigie e borsoni pieni di soldi per parlare bene di un regime dittatoriale come il Qatar che opprime il suo popolo e sfrutta gli immigrati mandandoli a morire nei cantieri per i mondiali”? Io sono in grande imbarazzo quando mi vengono a rinfacciare che quasi tutti gli ex segretari della CGIL alla fine del loro mandato vengono eletti al parlamento e votano tutte le leggi contro i lavoratori in cambio di 16 mila euro netti al mese più tutti i privilegi annessi e connessi!
Sostengo il documento 2 perché voglio tornare alle radici del nostro sindacato a continuare la lotta che ci hanno consegnato i nostri predecessori a prezzo di enormi sacrifici e perfino a costo della vita come abbiamo visto ieri nel brevissimo documentario celebrativo dei 125 anni di storia della CGIL di Prato.
Io voglio lottare per un unico sindacato di tutte le lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, fondato sulla democrazia diretta, senza liste precostituite e dove tutti possono essere eletti ed essere rimossi in qualsiasi momento quando non rispettano il mandato dei lavoratori. Un sindacato libero dalle compatibilità padronali e governative, incardinato sulla difesa degli interessi dei lavoratori occupati, dei precari, disoccupati e dei pensionati.
Un modello sindacale che in buona misura ha trovato la sua rappresentazione nella vertenza Gkn e nell'esperienza del Collettivo di fabbrica. Un modello sindacale partecipato, che valorizza l'Assemblea generale e la democrazia diretta, con Rsu, delegati di raccordo e collettivo che collegano tra loro i lavoratori all'interno della fabbrica. Aperto e inclusivo verso tutti i movimenti, partiti e sindacati presenti sul territorio sensibili alle rivendicazioni degli operai e che grazie a questo è riuscito ad organizzare importanti manifestazioni nazionali.

4 gennaio 2023