Intervenuto al Congresso FISAC-CGIL della Toscana
Chiavacci: Occorre un grande sindacato della lavoratrici e dei lavoratori costruito dal basso, fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali dei lavoratori
Denunciata con vigore l'invasione russa dell'Ucraina. Nessuna collaborazione della CGIL con questo governo neofascista

Pubblichiamo qui di seguito l'importante, coraggioso e limpido intervento del compagno Enrico Chiavacci al Congresso regionale toscano FISAC-CGIL che si è tenuto il 12-13 gennaio presso la Camera del lavoro di Prato.
L'intervento è stato molto applaudito e ripreso in molti interventi successivi. Un delegato ha invece criticato la parte sul papa, soprattutto per il passaggio sulle "bandiere incrociate”, chiedendo poi alla platea se "fosse meglio portare in piazza le bandiere del proprio partito anziché quelle della CGIL". Il riferimento a quelle rosse del PMLI era evidente. Nessuno ha però rilanciato, anzi, alcuni hanno detto che per la CGIL, le bandiere rosse hanno ben altro significato che quelle gialle e bianche del Vaticano.
Il compagno Chiavacci è stato eletto delegato al Congresso nazionale di categoria che si terrà a Roma nei giorni 6, 7 e 8 febbraio.
 
Sono Coordinatore regionale BCC FISAC, ma non parlerò oggi di BCC. Tratto temi scelti fra i tanti disponibili come l'approfondimento dell'analisi elettorale accennata nella relazione introduttiva, Iran, costo della vita, tesseramento, ecc.
 

Guerra
La guerra all'Ucraina a breve compirà un anno. Un anno dall’invasione russa, un anno dal discorso del 26 febbraio nel quale Putin propose al mondo i suoi propositi, da Grande Russia. Se ben ricordate nello stesso discorso Putin attaccò direttamente anche l’Unione Sovietica, e in particolare Lenin, reo a suo dire di aver “inventato” l’Ucraina. Una falsità storica enorme che chiariva già in partenza quale fosse l'obiettivo del Cremlino, e che questa storia, con quella gloriosa - almeno fino al 1956 - dell'Unione Sovietica socialista non c'entrava nulla, ed anzi ne fosse antitetica.
Eppure anche oggi c'è chi continua a forzare parallelismi, a sostenere che è meglio la politica degli “equilibri”, cioè un mondo nel quale l'imperialismo occidentale, USA, UE e NATO, sarebbe in qualche modo messo in difficoltà da una Russia (o da una Cina) più forte a livello internazionale, che ne equilibrerebbe dunque l’ingerenza.
Nulla di più sbagliato; l'imperialismo è di per sé il nemico mortale dei popoli, e il nostro compito è quello di stare dalla parte dei popoli, e quindi né con l'imperialismo dell'ovest né con l'imperialismo dell'est (proponiamo ODG sul tema).
Oggi la CGIL deve continuare a mobilitarsi con maggior forza contro l’invio delle armi, perché anche l’Italia di fatto è in guerra.
Detto ciò, l’Ucraina aggredita ha tutto il diritto di difendersi e di pretendere come condizione al deporre quelle stesse armi, il ripristino dei propri confini, Crimea inclusa. Sarebbe un errore imperdonabile concedere annessioni, anche con pressioni internazionali, alla Russia del nuovo Zar Putin solo per placare la sua sete imperialista.
Una cosa analoga è stata già fatta nel ’39 con le armate naziste, ma invece della pace quelle concessioni segnarono il primo passo verso la Seconda Guerra Mondiale. Oggi invece serve per tutti i popoli dell’Europa una pace duratura e giusta, e solo l’Ucraina può dire quale.
 

Governo
Giorgia Meloni ha concluso la marcia su Roma elettorale, che fu iniziata il 26 dicembre del '46 dal fucilatore di partigiani Giorgio Almirante, già direttore della rivista “La Razza” e repubblichino. Almirante che nel 1988 ebbe addirittura i funerali di Stato.
La marcia su Roma di Mussolini del '22 fu premiata dal re, quella elettorale di Meloni non è stata ostacolata da Mattarella né da Draghi che anzi, l'hanno protetta e consigliata.
In entrambe le marce i partiti della sinistra riformista hanno fatto sostanzialmente da spettatori, cosicché sono saliti al potere ieri i fascisti e oggi i neofascisti.
Oggi, con la complicità di tutti i partiti parlamentari, abbiamo una Costituzione manomessa da destra, il presidenzialismo di fatto che a breve diverrà anche formale, leggi elettorali antidemocratiche, raduni fascisti a Predappio, il sindacato fascista UGL convocato per la prima volta all'incontro governo-sindacati, uno “Stato sociale” allo sfascio e 12 milioni di poveri. E sarebbe molto interessante fare un dibattito critico sulla Costituzione, e pratico, per capire se è sempre il faro della nostra cosiddetta “democrazia”. Anche Meloni ha giurato su di essa.
Comunque, è troppo, secondo voi, definire questo governo neofascista?
Se avete dubbi leggete l'articolo di Tomaso Montanari pubblicato un paio di settimane fa su Il Fatto quotidiano dove ha denunciato che “Siamo di fronte ai fascisti del terzo millennio”, oppure semplicemente osservate quello che scrivono, dicono o fanno governo e ministri.
Contro la finanziaria abbiamo scioperato; l'auspicio è che questo segni l'inizio di una grande mobilitazione organica e inclusiva contro il governo. Il nostro segretario generale Landini si è detto pronto a confrontarsi e a “collaborare” con l’esecutivo, ma con questa gentaglia che rivendica il ruolo importante del MSI nella storia d'Italia, come si diceva una volta, non bisogna andare nemmeno a prendere un caffè. Per me la CGIL prima ne prenderà coscienza, meglio sarà per tutto il Paese.
 

Congresso
Fornero, Jobs Act, ecc., ed il contrasto insufficiente della CGIL sono stati temi congressuali e non li ripeto; di certo le lavoratrici e i lavoratori non hanno bisogno del “segnale”, ma di una lotta coerente, pratica e culturale.
Su alcune ridondanti critiche circa l’unitarietà della CGIL e i due documenti a Congresso: io penso che presentarsi con opinioni diversificate davanti ai lavoratori, in sede congressuale è positivo per il dibattito, e non crea sconcerto; semmai sconcerto e indignazione lo provocano ex segretari sindacali che a fine mandato vanno a finire in parlamento a votare leggi antioperaie e antipopolari in cambio di 16 mila euro netti al mese più tutti i privilegi annessi, oppure personaggi come il sindacalista della Uil Visentini o Panzeri (che oltre ad essere stato eletto con il PD è stato un noto dirigente sindacale a capo della Camera del Lavoro di Milano per 8 anni), implicati fino al collo nel giro di tangenti legato al Qatar gate.
Venendo al nostro congresso, i numeri sono noti, e il quadro è chiaro.
Va detto che la nostra organizzazione ha una grande capacità di autotutela, che stavolta ha avuto conseguenze importanti sullo svolgimento del congresso (in generale, non mi riferisco alla FISAC in particolare). L'art. 8.3.3 del regolamento che ha impedito ai semplici iscritti di poter presentare il documento nelle assemblee è stato un fatto grave e assolutamente non degno della grande storia democratica del nostro sindacato.
Personalmente ho fatto circa una ventina di assemblee in quasi tutte le categorie, proporzionate in base ai candidati che avevamo su Firenze, e nonostante fossi un perfetto sconosciuto - se non un “bancario che vuol spiegare a noi cosa vuol dire lavorare” modo nel quale sono stato annunciato alla platea di una assemblea in una Coop -, il documento 2 ha raccolto percentuali che vanno dal 10 al 45% (tranne che nel mio luogo di lavoro dove però il risultato è stato pieno). Segno che le critiche e le proposte del documento 2, non sono carta straccia nella base della CGIL, naturalmente se possono essere ascoltate e valutate.
Sappiamo quali sono i numeri, ma sappiamo anche che non è realistico questo plebiscito col quale troppo semplicisticamente si tende ad archiviare il congresso. Sarebbe un errore, soprattutto per la maggioranza, sottovalutare questo aspetto. Sarebbe un errore anche se lo sottovalutassero le correnti interne alla maggioranza, certo legittime ma anche insufficienti e parziali, proprio perché alla fine parte integrante della maggioranza stessa e della sua linea.
Perdonate la mia franchezza congressuale, ma questa è la sede per questo genere di discussioni; forse varrebbe la pena dare piena dignità al congresso, non facendone una questione di nomi, ma di linea e di idee, decidendo fino in fondo che tipo di sindacato vogliamo.
 

Conclusioni
Per me è chiara la necessità di un nuovo modello sindacale, un grande sindacato della lavoratrici e dei lavoratori costruito dal basso, fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generali dei lavoratori.
Ma oggi la CGIL in che direzione sta andando?
Landini dal Papa non è una novità (c'era già stato nel 2019), ma stavolta l'incontro è stato voluto fortemente e preparato con cura dal segretario, accompagnato da cinquemila dirigenti. Al quotidiano vaticano L'Avvenire , Landini si era quasi giustificato di alcune importanti divergenze, minimizzandole con affermazioni che devono farci riflettere: “la Cgil non ha mai promosso l’aborto, che rimane un passaggio doloroso e traumatico nella vita di qualsiasi donna... Quanto ad eutanasia e suicidio assistito, non c’è una posizione formale della Cgil”.
Certo, la collaborazione coi cattolici per difendere i diritti è utile e auspicabile in un lavoro di fronte unito, ma le bandierine incrociate di Cgil e Vaticano, significano forse che la Cgil sposa la dottrina sociale della chiesa?
Del resto, se si abbandona la lotta di classe, i riferimenti al socialismo, seppur quello di stampo riformista, l'approdo non può che essere questo. Gli esempi sono innumerevoli, di partiti, sindacati e loro rispettivi leader inizialmente dalla parte dei lavoratori e degli sfruttati che poi, folgorati sulla via di Damasco, iniziano a mettere in discussione la visione materialistica del mondo, propria del marxismo, per poi approdare armi e bagagli nel campo della borghesia e del capitalismo.
Nel caso specifico la Cgil si è allineata alla Cisl, il sindacato cattolico e oggi più che mai collaborazionista, tradizionale riferimento della chiesa nel mondo del lavoro.
È questo il modello sindacale che vogliamo? Non di certo il mio.
Perché il sindacato non è una istituzione caritatevole. La Cgil in particolare nacque proprio per andare oltre le Società di Mutuo Soccorso, le prime forme di associazionismo operaio, che avevano lo scopo di fornire assistenza ai soci in caso di disoccupazione, infortunio, malattia e vecchiaia, escludendo il ricorso alla lotta di classe.
La CGIL, il nostro sindacato dunque, quello nel quale unitariamente siamo chiamati a lavorare e a dare il meglio di noi stessi, individuò proprio in quest'ultima, nella lotta di classe, e non certo nella fratellanza, lo strumento principale da usare contro le ingiustizie sociali, per il riscatto degli sfruttati e degli ultimi che noi ci onoriamo di rappresentare.
Buon lavoro a tutte e a tutti!
Viva la CGIL!
Viva la lotta di classe!

18 gennaio 2023