Iran
La repressione e le condanne a morte non fermano la mobilitazione per i diritti e la democrazia avviata dal movimento "Donna, vita, libertà"

 
Il leader della Repubblica islamica Ali Khamenei in un recente raduno delle donne sostenitrici del regime aveva difeso il principio dell'uso obbligatorio dello hijab perché "è un obbligo della shariah (la legge islamica, ndr) che deve essere osservato" pur tuttavia dichiarava che "coloro che non osservano 'pienamente' l’obbligo di hijab non dovrebbero essere accusate di irreligione e controrivoluzione". Una indicazione che per il vice procuratore generale, Abdul Samad Khorramabadi, era un avallo al suo ordine alla polizia di affrontare "con decisione" le donne senza hijab; i principali media iraniani pubblicavano invece il nuovo disegno di legge sull’argomento, presentato dall’ufficio degli affari legali del parlamento al governo di Ebrahim Raeesi, dove la violazione dell'obbligo resta un reato ma sono previste sanzioni diverse per chi trasgredisce: la donna che si presenta in pubblico senza velo per la prima volta, può impegnarsi per iscritto a osservare la legge da quel momento in poi e il caso viene archiviato.
Le iniziative del regime teocratico, oscurantista, misogino e reazionario di Teheran sono ancora ben lontane dalle richieste al centro del movimento "Donne, Vita, Libertà" che da mesi scuote l’intero paese e che con l'allargamento della protesta soprattutto al movimento studentesco è cresciuto in partecipazione e nelle rivendicazioni che dai dirritti delle donne si sono allargate a maggiori diritti per tutti e maggior democrazia. Cui non bastano le risibili aperture governative tanto più che prosegue come un rullo compressore la dura repressione poliziesca della proteste di piazza.
Dall’inizio della rivolta popolare nel settembre scorso le proteste si sono allargate a 161 città e in tutte le 31 province del paese. La repressione del regime iraniano, secondo i dati rilevati dall'organizzazione umanitaria iraniana Human Rights Activists News Agency ci sarebbero stati finora 520 i morti fra i manifestanti, di cui 70 bambini, e più di 19 mila arrestati.
La criminale e sanguinaria repressione da parte del governo iraniano teocratico, oscurantista, misogino e reazionario non ha fermato la grande rivolta delle donne, dei giovani e delle masse iraniane contro l'imposizione del velo e per la libertà, la democrazia e la giustizia che è continuata anche dopo le impiccagioni di giovani e dallo scorso 16 settembre mette sotto accusa il governo di Teheran al grido di “Jin, jiyan, azadî” (donna, vita, libertà); lo slogan che in solidarietà con la lotta delle masse iraniane campeggia illuminato tra le luci della Torre Eiffel, a Parigi, dal 17 gennaio, assieme al messaggio “Stop esecuzioni in Iran”.


18 gennaio 2023