“Nomine pilotate per il Pnrr”
Arrestati giudice Tar e due avvocati per corruzione

 
Lo scorso 19 dicembre a Roma un magistrato amministrativo – Silvestro Maria Russo, presidente della terza sezione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio – e due noti avvocati della capitale – Federico Tedeschini, che è anche docente di diritto pubblico all'università La Sapienza, e Pierfrancesco Sicco, da tempo consulente di numerosi enti pubblici tra cui il ministero dei Lavori Pubblici, quello dell'Ambiente e quello del Lavoro, oltre che della Regione Lazio – sono stati arrestati su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma nell'ambito di un'inchiesta, aperta dalla Procura della stessa capitale, riguardante un giro di corruzione nella giustizia amministrativa.
Russo, Tedeschini e Sicco sono stati inoltre interdetti in via cautelare dall'esercizio delle rispettive professioni per un anno, così come Gaia Checcucci, commissario ad acta presso la provincia di Imperia per le funzioni di Ente di governo dell’Ato Ovest per il servizio idrico integrato nonché compagna dell'avvocato Sicco, e l'avvocato Gianmaria Covino, collaboratore presso lo studio legale di Tedeschini.
Per tutti e cinque l'accusa è di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e corruzione in atti giudiziari.
La Procura, infatti ha raccolto elementi che dimostrano un rapporto equivoco tra il magistrato amministrativo e l'avvocato Tedeschini, un rapporto che l'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari che dispone le misure cautelari definisce “di reciproco soccorso e di reciproca messa a disposizione delle funzioni rivestite e favori’’. Russo “in un momento – si legge ancora nell'ordinanza - di delusione e frustrazione per il mancato avanzamento di carriera all’interno della Giustizia Amministrativa, si rivolge e chiede soccorso, non in termini di assistenza legale ma di raccomandazioni e potere di influenza, al noto avvocato che aveva plurimi contenziosi di interesse pendenti innanzi al Consigli di Stato”.
L'avvocato Tedeschini dal canto suo “accoglie senza alcuna esitazione – si legge ancora nell'ordinanza - la richiesta di raccomandazione e di intervento, ben consapevole che l’utilità assicurata ad un importante Consigliere di Stato si sarebbe trasformata per lui in un passepartout per i contenziosi di interesse’’.
Il giudice Russo puntava ad andare al Consiglio di Stato, l'organo giurisdizionale superiore rispetto al Tribunale amministrativo regionale, e per fare il salto di carriera non voleva esporsi direttamente con i giudici del Consiglio di Stato: in una telefonata intercettata tra Russo e Tedeschini risalente al gennaio del 2022 il secondo afferma, riferendosi al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (ossia all'organo di autogoverno dei magistrati amministrativi italiani) che “là in realtà tu non sei nessuno esattamente come altri, la verità e che gli altri hanno creato una combriccola e tu stai fuori combriccola”. “Qui – rispondeva il magistrato al suo interlocutore nel prosieguo dell'intercettazione, facendo un chiaro parallelo tra gli organi di autogoverno della magistratura amministrativa e di quella ordinaria - c'è una cricca spartitoria che è governata come al Csm”. Il potentissimo avvocato Tedeschini, quindi, si impegnò ad aiutare il giudice Russo a far carriera e quest'ultimo, come risulta dalle carte dell'indagine, favorì spudoratamente l’avvocato Tedeschini in almeno quattro cause al Tar, assicurandogli la vittoria senza che ne avesse minimamente diritto.
Ma non è finita qui, perché l'avvocato Tedeschini, che nel frattempo aveva coinvolto il suo collaboratore di studio Corvino, si accordava con un altro noto legale della capitale, l'avvocato Sicco, il quale a sua volta si tirava dietro la sua compagna Gaia Checcucci, per puntare, con l'aiuto compiacente del giudice Russo se qualcuno avesse impugnato i relativi atti amministrativi dinanzi al Tar, “alla nomina dei vertici delle unità di struttura per la realizzazione del Pnrr”, come si legge ancora nell'ordinanza che dispone le misure cautelari.
Insomma, i due noti legali volevano mettere le mani - con la connivenza del magistrato del Tar, che si sarebbe interessato di aggiustare a modo suo eventuali ricorsi giurisdizionali amministrativi, e con la complicità di altre due persone a loro vicine – sulle nomine previste dal Pnrr, e trarre profitto in tal modo del vorticoso fiume di denaro che dallo stesso Pnrr è stato previsto.
In questo caso tale rischio è stato sventato, ma quando il Pnrr sarà entrato a regime cosa accadrà? Perchè se è vero ciò che dice il proverbio, ossia che l'occasione fa l'uomo ladro, il Pnrr è ben più che una semplice occasione, trattandosi di un fiume di denaro che l'Italia non ha mai visto né presumibilmente mai più vedrà, e che costituisce ben più di una semplice tentazione per la criminalità dei colletti bianchi, che è un tipo di delinquenza troppo sottovalutata.


18 gennaio 2023