Discorso di Denis Branzanti alla commemorazione di Lenin a Cavriago
“Lenin è un simbolo della lotta del proletariato internazionale”
“Continueremo a ricordarlo con ammirazione, a ispirarci a lui nelle nostre battaglie, a studiare e applicare i suoi insegnamenti”

Care compagne e cari compagni,
vi do il benvenuto all’annuale Commemorazione di Lenin a Cavriago, che in questa occasione si svolge nel 99° anniversario della scomparsa, avvenuta il 21 gennaio del 1924 a Gorky. Ringrazio i compagni presenti in particolare quelli giunti da più lontano, il compagno Scuderi per l’importante saluto, i compagni dei CARC per aver raccolto anche quest’anno l’invito a ricordare Lenin assieme, qui dinnanzi al suo busto, e il Coordinamento delle Sinistre Italiane che ha inviato un saluto pur non potendo essere presente.
Ogni anno il PMLI fa appello agli estimatori e seguaci di Lenin affinché questa diventi una data comune, condivisa, unitaria, nella quale affiancare le nostre bandiere rosse per celebrare il grande Maestro del proletariato internazionale Lenin, e ancor più speriamo che sia così il prossimo anno quando ci troveremo qui per ricordarne il 100° della scomparsa.
Speriamo di essere in tanti, tantissimi, in ogni caso noi ci saremo.
Non importa quanti anni siano passati e quanti anni passeranno ancora, noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo, e dopo di noi ci saranno altri e altri ancora, perché Lenin è un simbolo della lotta del proletariato internazionale per l’emancipazione dalla schiavitù salariata, e per questo sarà sempre ricordato e onorato dai veri comunisti. Lenin è un potentissimo simbolo certo, ma non è solo questo, egli ha effettivamente, nella pratica, elaborato la teoria di Marx ed Engels in base alla propria situazione e al proprio tempo dando dei contributi fondamentali sul piano teorico e filosofico per lo sviluppo del marxismo, Lenin è stato anche il principale artefice della costruzione e del giusto indirizzo del Partito bolscevico, ha guidato la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, ed ha gettato le basi del primo storico paese socialista al mondo.
Per tutti questi motivi noi continueremo a ricordarlo con ammirazione, a ispirarci a lui nelle nostre battaglie quotidiane, dalle più piccole alle più grandi, a studiare i suoi insegnamenti e ad applicarli dialetticamente alla nostra situazione specifica.
Senza il leninismo infatti la lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, e per il socialismo, non avrebbe possibilità di vittoria.
Chi vuole battersi contro questa ingiusta società capitalista, da sempre e per sempre fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo perpetrato attraverso la proprietà privata dei mezzi di produzione, e sull’oppressione di classi sociali e interi popoli, prima o poi deve confrontarsi con il leninismo, riconoscere ad esso un ruolo guida sia dal punto di vista teorico che pratico, mettersi alla sua scuola, così come a quella di Marx, Engels, Stalin e Mao e applicare i loro insegnamenti in base alla propria situazione specifica, ma senza snaturare e svuotare i principi fondamentali del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che si fonda sul materialismo dialettico e storico e sulla lotta di classe.
Il proletariato russo ha alzato con forza la bandiera di Lenin quando con la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre il 7 Novembre del 1917, con una memorabile insurrezione spazzò via dal potere la borghesia che seguì allo zar, dando il potere e tutti i mezzi di produzione nelle mani del proletariato che divenne così classe dominante. Questa rossa bandiera si è moltiplicata nel corso degli anni e delle lotte ed è stata sorretta da centinaia di milioni di lavoratrici e di lavoratori, di studentesse e di studenti in tutto il mondo.
Oggi è vero ci sono meno bandiere di Lenin, ci sono meno bandiere rosse, non soffia forte come allora il vento della rivoluzione proletaria, ma questo non ne intacca minimamente il valore, l’importanza e la necessità, e le bandiere di Lenin, le bandiere del socialismo, torneranno a sventolare alte e numerose, è solo questione di tempo, il capitalismo non è eterno, esso non è certamente l’ultima fase della storia, ha conosciuto più volte la sconfitta, e altre ancora verranno, fino alla sconfitta definitiva che lo relegherà nel posto che più gli si addice, la pattumiera della storia.
Verranno i giorni in cui il capitalismo sarà solo un brutto ricordo, ma noi viviamo questi giorni nei quali dobbiamo lavorare con pazienza e con determinazione per ridare al proletariato la propria coscienza di classe perché siamo tornati di fatto a una situazione pre-marxista.
Questo non ci deve però spaventare, e non ci spaventa, perché un comunista, un marxista-leninista, deve fare i conti con la propria situazione, qualunque essa sia, e intervenire per modificarla in base alle proprie possibilità e secondo la corretta linea marxista-leninista, in favore del socialismo e del comunismo. Questo è quello che possiamo e che dobbiamo fare.
È nel fuoco della lotta di classe che si forgiano i combattenti dell’esercito di Lenin.
“Non m'importa del soffio del vento e dei colpi dell'onda - diceva Mao - è meglio che passeggiare ozioso in un giardino”.
Pochi giorni fa, il 30 dicembre, è ricorso il 100° anniversario della Fondazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, quel grande e immortale capolavoro di Lenin e Stalin che per i comunisti di tutto il mondo segna di fatto l’inizio di una nuova era, l’era dei Paesi socialisti.
Mentre le nazioni capitaliste e imperialiste da sempre si scannano tra di loro per conquistare potenza e ricchezze, e aggrediscono i Paesi più deboli e più poveri per opprimerli e depredarli, l’Urss rappresenta ancora oggi un modello per l’unità e la collaborazione dei popoli, con la libera, volontaria e paritaria unione delle repubbliche socialiste.
Lenin non potette partecipare alla storica approvazione solenne da parte del I Congresso dei Soviet dell'Unione della Dichiarazione costitutiva e del Patto costitutivo dell'Unione stessa, a causa della malattia che lo costringeva a restare a Gorki, ma ne fu non soltanto l'ideatore e l'ispiratore fin dai primordi della rivoluzione in Russia, ne fu anche e fino all'ultimo il geloso curatore e controllore, con al suo fianco Stalin, che come Commissario alle Nazionalità ne fu il realizzatore e l'organizzatore, avendo presieduto la Commissione dell'Ufficio politico del Partito comunista russo (bolscevico) incaricata del progetto di Unione e tenuto il rapporto al I Congresso dei Soviet dell'Urss.
Fu questo un evento dirompente e di portata mondiale, che proprio mentre nell'Occidente capitalista e imperialista si assisteva al crollo e alla disgregazione dei grandi imperi multinazionali e al rifiorire dei nazionalismi e dei conflitti inter-etnici che avrebbero portato alla futura nuova guerra mondiale, dimostrava che grazie al socialismo e alla dittatura del proletariato la distruzione dell'immenso impero zarista poteva portare invece a una nuova unione fraterna fra i tanti popoli e nazionalità che la Rivoluzione d'Ottobre aveva liberato e messo in moto.
Nel suo scritto del 1915 “Il proletariato rivoluzionario e il diritto di Autodecisione delle Nazioni” Lenin infatti chiariva: “Noi esigiamo la libertà di autodecisione, cioè l'indipendenza, cioè la libertà di separazione delle nazioni oppresse, non perché sogniamo il frazionamento economico o l'ideale dei piccoli Stati, ma, viceversa, perché desideriamo dei grandi Stati e l'avvicinamento, persino la fusione, tra le nazioni su una base veramente democratica, veramente internazionalista, inconcepibile senza la libertà di separazione”.
L’unione e la collaborazione dei Paesi prima schiacciati dall’impero zarista e ora divenuti liberi e socialisti fu non solo necessaria per ricostruire l'economia del Paese uscita distrutta dalla lunga e sanguinosa guerra civile contro l'aggressione delle potenze imperialiste e contro gli eserciti zaristi da esse armati e foraggiati, la nascita dell’Urss fu la naturale tappa dei Paesi divenuti socialisti nei quali il potere sovietico, fondato sulla proprietà collettiva e non privata, sul lavoro e non sul capitale e lo sfruttamento del lavoro stesso, faceva sì che le masse lavoratrici tendessero a unirsi e solidarizzare, al contrario del regime capitalista che favorisce i conflitti tra i popoli e le nazioni.
Ma sul permanere dello sciovinismo grande-russo, delle sperequazioni economiche tra le nazioni dell'Urss e dei nazionalismi locali, Lenin, affiancato da Stalin, dovette intervenire personalmente, nonostante gli impedimenti della malattia, per correggere e indirizzare la linea del Partito su una corretta applicazione dei principi della questione nazionale, insistendo in particolar modo contro lo sciovinismo grande-russo e per rimarcare nell'atto costitutivo la volontarietà dell'adesione all'Unione, la completa uguaglianza di diritti delle nazioni e il diritto di uscirne, realizzando quell'immortale capolavoro di equilibrio di libertà, uguaglianza e solidarietà tra tanti diversi popoli e nazionalità che permise all’Urss di compiere con successo il poderoso balzo in avanti nell'industrializzazione e nella collettivizzazione dell'agricoltura che in meno di vent'anni dalla Rivoluzione d'Ottobre trasformarono il Paese da uno dei più arretrati d'Europa a una grande nazione industrializzata e moderna.
La nuova Costituzione approvata il 5 dicembre 1936 dall'VIII Congresso straordinario dei Soviet, sanciva la grande vittoria del socialismo, e con essa, tra l’altro, la proprietà socialista della terra, delle fabbriche e dei mezzi di produzione, la soppressione dello sfruttamento, la garanzia, sulla base del principio della democrazia socialista, non solo dei diritti dei cittadini ma anche dei mezzi necessari all'esercizio di questi diritti, dimostrando tutta la sua vitalità e superiorità, mentre il mondo capitalista andava incontro alla sua più grande crisi economica e sociale e covava i mostri del fascismo e del nazismo.
Il patto di unità e solidarietà che legava le diverse nazionalità dell'Urss resse anche alla vile e barbarica guerra di aggressione e di sterminio lanciata nel giugno del 1941 dalle armate nazi-fasciste e alla lunga guerra per resistere al loro impeto e infine sconfiggerle che costò al popolo sovietico immani sofferenze e un altissimo tributo di sangue, con oltre 20 milioni di morti e la distruzione di ingenti apparati e risorse industriali e agricole.
Oggi l'Urss non esiste più, distrutta dall'interno dai rinnegati revisionisti, a partire da Krusciov, passando per Breznev, Eltsin e fino a Gorbaciov, e smembrata dalle varie cricche borghesi nazionaliste e mafiose che hanno preso il sopravvento, mentre si è riformato con la Federazione russa di Putin quello sciovinismo grande-russo che Lenin e Stalin avevano combattuto e che nutre i sogni imperialistici, guerrafondai e neonazisti del nuovo zar del Cremlino.
Sappiamo che tra le organizzazioni comuniste vi sono delle contraddizioni nell’interpretazione della guerra di aggressione all’Ucraina, ma questo non deve impedirci di dire la nostra, anche oggi, a maggior ragione oggi che siamo qui per ricordare Lenin, perché proprio Lenin, Stalin e i bolscevichi sono stati accusati dal nuovo zar Putin di aver creato con l’Urss degli “Stati artificiali”, come la stessa Ucraina, concedendo il diritto alla diverse nazionalità di uscire dall’Unione, per tentare di giustificare l’invasione in corso, e dimostrando che il suo intento non è certo quello di “denazificare” l’Ucraina bensì di ricostruire l’impero zarista.
Come disse Stalin il 6 novembre 1941 nel discorso per il XXIV Anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre: “Se questi imperialisti sfrenati e reazionari acerrimi continuano tuttora a coprirsi della veste di ‘nazionalisti’ e di ‘socialisti’, lo fanno per ingannare il popolo, per abbindolare la gente semplice, per coprire con la bandiera del ‘nazionalismo’ e del ‘socialismo’ la loro brigantesca essenza imperialista. Corvi che si rivestono di penne di pavone… Ma per quanto i corvi si rivestano di penne di pavone non cessano di essere corvi”.
Non deve trarre in inganno il fatto che l'Ucraina è appoggiata anche dagli USA, dalla NATO e dall'UE imperialisti, che hanno certamente i loro obiettivi politici, economici e militari strategici contro l'imperialismo russo; questo non è un buon motivo per gli antimperialisti per non stare dalla parte dell'Ucraina aggredita.
Come in tutti i fenomeni si tratta sempre di individuare la contraddizione principale che è la lotta antimperialista, la lotta di popolo contro l'occupante militare oppressore, la lotta di liberazione nazionale dall'aggressore straniero.
Col venir meno del collante del socialismo, come dimostra la Russia di oggi, e anche la Jugoslavia, gli Stati federali si dissolvono e si apre la strada ai nazionalismi e alle guerre interetniche, di religione e di annessione.
L’esempio dell’Urss di Lenin e Stalin indica quindi ai popoli del mondo qual è la strada giusta per sconfiggere le divisioni, le barriere nazionaliste e le guerre, prodotti inevitabili del capitalismo e dell'imperialismo, e costruire invece l'unità e la collaborazione dei popoli nel quadro del socialismo e del potere politico del proletariato.
Nel 1956 Mao aveva affermato: “Una grande pace potrà aversi solo dopo che l'imperialismo sarà stato annientato. Verrà il giorno in cui la tigre di carta sarà distrutta. Ma essa non si distruggerà da sé saranno necessarie raffiche di vento e scrosci di pioggia”.
Le contraddizioni interimperialiste sfociano inevitabilmente in guerre economiche, commerciali e finanziarie e possono generare anche guerre militari, tutti i popoli del mondo devono quindi unirsi per combattere l’imperialismo, combattendo in primo luogo il “proprio” imperialismo, indipendentemente dalle forze che li dirigono.
L’Italia capitalista ha da sempre partecipato alle guerre imperialiste per la spartizione del mondo e per il saccheggio delle materie prime e delle risorse dei Paesi del Medio Oriente e dell’Africa.
Per questo il contributo più grande, più concreto e più efficace che possiamo dare alla lotta contro l’imperialismo è quello di combattere con tutte le nostre forze contro l’imperialismo italiano e il governo neofascista Meloni, battendoci affinché l'Italia esca dall'UE e dalla NATO, chiuda tutte le basi USA e NATO nel Paese, ritiri tutte le missioni militari all'estero e le truppe impegnate in paesi e luoghi per conto della NATO, rompa le relazioni economiche, commerciali e diplomatiche con la Russia finché questa non ritirerà le sue truppe dall'Ucraina, non partecipi a una eventuale risposta militare degli USA, della NATO e della UE contro la Russia che vorrebbe dire la guerra mondiale, dimezzi le spese militari, riconverta il modello militare da interventista a difesa del territorio nazionale, non partecipi all'esercito europeo.
Al governo Meloni occorre fare anche un'opposizione di classe anticapitalista e antifascista per i diritti sociali, civili, di genere, immigrati; per la giustizia sociale e climatica, per il socialismo e il potere politico del proletariato.
Con la formazione del governo neofascista Meloni si è conclusa la marcia su Roma elettorale iniziata dal MSI nel 1946, esattamente 100 anni dopo la marcia insurrezionale di Mussolini.
Con la sua linea nazionalista, sovranista, europeista, atlantista, razzista, meritocratica e filo padronale rappresenta oggi il miglior amministratore del capitalismo in grado anche di portare avanti il progetto della loggia massonica P2 di Licio Gelli, lo si vede anche dalla Finanziaria che in linea con le richieste della UE e dei mercati non migliora le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari, ed è ben lontana dalla lotta alla povertà, alle disuguaglianze e alla disoccupazione e dallo sviluppo del Mezzogiorno, mentre è solo rivolta alle imprese, ai ceti medio-alti e agli evasori fiscali.
Nell’immediato per migliorare le condizioni delle masse lavoratrici e popolari, che peggiorano sempre più a causa della profonda crisi economica, finanziaria, energetica e climatica del sistema capitalista e dell'inettitudine dei suoi governanti, bisogna lottare duramente per l'abbattimento immediato delle bollette per le famiglie a basso e medio reddito, per un forte aumento dei salari e delle pensioni, per l'assunzione di tutti i precari, per l'abrogazione della legge Fornero, per l'affossamento dell'autonomia regionale differenziata. Strategicamente bisogna puntare primariamente alla piena occupazione, allo sviluppo del Mezzogiorno, all'abbattimento delle disuguaglianze economiche, sociali, di genere e territoriali, al risanamento delle periferie urbane.
Questo nel quadro della strategia di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato, che rappresenta l’unico modo possibile per cambiare realmente e radicalmente l’Italia.
Su questi temi, come su tutte le altre rivendicazioni immediate e a lungo termine delle masse e dei migranti, bisogna creare contro il governo Meloni, almeno nella pratica, un fronte unito più ampio possibile composto dalle forze anticapitaliste, a cominciare da quelle con la bandiera rossa, dalle forze riformiste e dai partiti parlamentari di opposizione. Senza settarismi, pregiudizi ed esclusioni, senza farsi condizionare dalle contraddizioni che vanno affrontate e discusse, ma che non devono impedire il fronte unito. Deve contare solo l'opposizione a questo governo.
Rilanciamo quindi oggi l’appello a tutte le forze anticapitaliste per trovare una intesa e costituire un’alleanza, un fronte unito, per aprire la via della riscossa dell’ideale comunista e della conquista del potere politico da parte del proletariato.
Solo così sarà possibile cambiare veramente l’Italia creando una nuova economia e un nuovo Stato modellati secondo gli interessi del proletariato e delle masse lavoratrici, dove venga cancellata ogni tipo di disuguaglianza e l'inizio della soppressione delle classi che avverrà nel comunismo, la fine della disoccupazione e della povertà, il lavoro per tutti, il benessere del popolo, piena libertà e democrazia per il popolo.
Certo ci vorrà tempo, certo dovremo superare mille ostacoli, ma certo ce la faremo!
Perché, come ha affermato Lenin, “la concezione marxista del mondo è la sola espressione giusta degli interessi, delle opinioni e della cultura del proletariato rivoluzionario” , perché, come ha affermato Lenin, "Soltanto la rivoluzione proletaria socialista può trarre l'umanità dal vicolo cieco in cui l'hanno condotta l'imperialismo e le guerre imperialistiche. Quali che siano le difficoltà della rivoluzione e le sue eventuali sconfitte temporanee, quali che siano le ondate della controrivoluzione, la vittoria del proletariato è immancabile" , perché, come ha affermato Lenin, “Noi procediamo con piena coscienza, fermezza ed inflessibilità verso la rivoluzione socialista” .
Compagne e compagni,
con orgoglio proletario rivoluzionario teniamo alte le bandiere in onore a Lenin, e gridiamo forte: Noi siamo i seguaci di Lenin, di Marx, di Engels, di Stalin e di Mao, noi siamo marxisti-leninisti, vogliamo distruggere il capitalismo e l’imperialismo e conquistare l’Italia unita, rossa e socialista!
Gloria eterna a Lenin!
Viva l’unità di piazza tra il PMLI, il P.CARC e tutti i sostenitori di Lenin!
Avanti con forza e fiducia sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri vinceremo!

25 gennaio 2023