Chi è Calderoli
Il becchino fascioleghista dell'unità del Paese

Roberto Calderoli non è un “citrullo in braghe verdi” come cerca di dipingerlo certa stampa di “opposizione” riducendo a macchietta la sua pericolosissima azione politica e facendo finta di non capire la minaccia che egli rappresenta anche per le istituzioni e le libertà democratico borghesi.
Il ministro per gli Affari Regionali e l'Autonomia del governo neofascista Meloni è per nascita, vocazione, formazione e cultura politica un fascioleghista della prima ora che col suo progetto di autonomia differenziata aspira a passare alla storia come il becchino dell'unità del Paese portando alle estreme conseguenze i disastri già provocati dalla prima regionalizzazione attuata in applicazione della riforma del Titolo V della Costituzione imposta nel 2001 dal “centro-sinistra” con la conseguente frantumazione della Repubblica in 20 Regioni di serie A e di serie B e la sua trasformazione in Stato federale e presidenzialista.
Da 30 anni in parlamento, tre volte ministro, Calderoli è nato a Bergamo il 18 aprile 1956 ed è sposato in seconde nozze da settembre 2015 con Gianna Gancia, ex presidente della provincia di Cuneo e attuale parlamentare europea della Lega nonché rampolla dell'omonima famiglia di imprenditori produttori di spumanti.
Cresciuto in una facoltosa famiglia di dentisti e odontotecnici, fin dai primi vagiti viene nutrito a pane e autonomismo. La famiglia Calderoli vanta infatti una lunga tradizione autonomista. Negli anni '50 suo nonno aveva fondato il Partito autonomista bergamasco con lo slogan "Bergamo nazione. Tutto il resto è Meridione". Slogan spesso esibito negli stadi dai tifosi atalantini.
Dopo il liceo classico nel 1982 si laurea in medicina, si specializza in chirurgia maxillo-facciale e viene nominato presidente degli Ospedali riuniti di Bergamo.
Col suo pedigree è inevitabile e fatale l'incontro avvenuto alla fine degli anni '80 con il caporione fascioleghista Bossi che come lui predica la supremazia della “razza padana, razza pura, razza eletta”.
Il debutto in politica Calderoli lo fa nel 1990 in occasione delle comunali a Bergamo tenendo il primo comizio elettorale in bergamasco stretto. Viene eletto consigliere e ricopre fino al 1995 il ruolo di capogruppo dell'allora Lega Lombarda.
Nel 1992 viene eletto anche alla Camera. Nel 1993 diventa presidente della Lega e nel 1994 viene rieletto deputato e nominato presidente della Commissione Affari Sociali. Nel 1995 diventa segretario nazionale della Lega Lombarda, incarico che ricoprirà ininterrottamente fino al 2002. Nel 1996 viene riconfermato alla Camera e fino al 1998 è vice presidente della commissione Affari Sociali.
Sono gli anni in cui Calderoli auspica il “rastrellamento dei nazisti rossi”, “l'espulsione degli albanesi che rubano nelle ville”, si “pulisce il culo col Tricolore” e spara a zero contro “la civiltà gay che sta trasformando la Padania in un ricettacolo di culattoni”. Nel 2000 provocano grandi polemiche le sue dichiarazioni sfacciatamente xenofobe e razziste contro i migranti: "Io credo che per far finire il traffico indecente di esseri umani, dagli esiti troppo spesso tragici, si debba sparare sugli scafisti, una volta che abbiano lasciato il loro carico. Sparare per affondarli, così non ci sarà nemmeno il problema di cosa fare delle imbarcazioni".
Allora Berlusconi è considerato ancora “il mafioso di Arcore”, “il re dei debiti”, “l’uomo della P2”, “l’assassino dell’economia italiana”. Ma quando nel 2001 ripiana tutti i debiti della Lega “il mafioso di Arcore” diventa d'improvviso “l'uomo della Provvidenza” e Calderoli viene eletto per la prima volta senatore nel collegio di Albino e diventa vicepresidente del Senato. Poco più tardi presenta un emendamento sulle riforme costituzionali in cui propone: "Il Senato federale della Repubblica con sede a Milano".
Nel 2002 è Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord e cura personalmente l'organizzazione del congresso della Lega ad Assago. Sempre nel 2002, in dissenso con le indicazioni del partito, vota contro il ritorno in Italia dei Savoia. E continua a provocare polemiche con le sue gravissime uscite razziste e secessioniste condite con vergognose ingiurie ed insulti rivolti alle masse meridionali e gli stupratori da "castrare fisicamente con un colpo di forbice”.
Intanto tra gli scranni di Palazzo Madama studia e col tempo si guadagna la fama di “mago dei regolamenti parlamentari” per la sua profonda conoscenza in materia. Memorabili gli 82 milioni di emendamenti presentati per rallentare la discussione sulla legge elettorale, il cosiddetto Italicum: “Ho un programmino che da un testo base è in grado di comporre centinaia di migliaia di varianti”.
Nel 2004 confeziona la “Riforma Federalista” bocciata a stretto giro di posta da un apposito referendum. Pochi mesi dopo si incarica di redigere la nuova legge elettorale che egli stesso definì “una porcata” durante una celebre intervista a Matrix. Cionostante il “Porcellum” approvata nel 2005 dal governo Berlusconi tra veti e contro-veti rimane intoccata per tre legislature fino a quando la Consulta lo dichiara incostituzionale nel dicembre 2013.
Nella primavera del 2004 Calderoli interviene anche nella polemica suscitata dai tre ostaggi italiani sequestrati in Iraq e propone un'altra soluzione di stampo nazi-fascista proclamando che: "Per ogni giorno di prigionia degli ostaggi ciascun paese revochi i permessi di soggiorno ed espella 1000 immigrati islamici provenienti dai cosiddetti stati canaglia".
Il 20 luglio del 2004 viene nominato per la prima volta ministro per le Riforme Istituzionali al posto del suo padrino politico Bossi che si dimette da parlamentare per traslocare a Strasburgo.
Nel 2006 Calderoli viene riconfermato senatore e vice presidente del Senato. l’Italia vince i mondiali di calcio e lui coglie la palla al balzo per rilanciare le sue provocazioni razziste: “Quella di Berlino è una vittoria della nostra identità, dove una squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi, ha vinto contro una squadra che ha perso, immolando per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici e comunisti” suscitando le immediate proteste dell’ambasciata francese. Pochi mesi dopo altra provocazione antislamica, è il periodo delle proteste del mondo musulmano per alcune vignette satiriche pubblicate in Danimarca, e Calderoli, ospite al Tg1 esibisce una maglietta anti Maometto scatenando clamorose proteste in Italia e l’aggressione e violenti scontri davanti al consolato italiano di Bengasi in Libia durante i quali ci furono undici morti.
Nel 2007 organizza il “maiale day” e si fa riprendere mentre passeggia con un maialino su un terreno che il Comune di Lodi voleva destinare alla costruzione di una moschea, rendendolo infetto.
Nel 2008 è nominato ministro per la seconda volta e va al dicastero della Semplificazione Normativa. Pochi mesi dopo si fa riprendere mentre brucia in piazza migliaia di “leggi inutili”.
Nel 2013 parlando della ministra Cécile Kyenge, dice: “Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango”. L'ennesima provocazione razziale questa volta però gli costa una condanna a 18 mesi per diffamazione con l’aggravante dell’odio razziale.
Intanto la “Lega ladrona” finisce nel mirino delle procure di mazza Italia e Calderoli insieme a tutti i caporioni leghisti finisce diverse volte nel registro degli indagati: a Verona per le Guardie Padane. A Milano per gli scontri in via Bellerio, sede della Lega. A Lodi per il fallimento della banca leghista, la Credieuronord e i finanziamenti ricevuti dalla Popolare di Lodi, la banca di Giuseppe Fiorani, uno dei “furbetti del quartierino”. A Napoli, quando gli uomini del Capitano Ultimo indagarono sui conti della Lega, i diamanti comprati in Tanzania dal tesoriere Francesco Belsito, i soldi girati in nero a “The Family”, cioè a Bossi e i famigerati 49 milioni di euro incassati con i rimborsi elettorali e spariti nel nulla.
Travolta dagli scandali la Lega di Bossi arriva alla resa dei conti. Inizia il “nuovo corso” salviniano e Calderoli immediatamente si adegua alla linea del nuovo caporione leghista ma entra spesso in contrasto con i nuovi dirigenti in camicia verde. Come quando la moglie Gianna perde la guida della Lega piemontese in favore del salviniano di ferro Riccardo Molinari (oggi presidente del gruppo della Lega alla Camera dei deputati).
Dopo le Politiche del 2022 è stato in lizza per la presidenza del Senato, candidatura proposta da Salvini che però poche ore prima del voto è stato costretto a ritirare di fronte ai veti incrociati interni alla stessa maggioranza ottenendo in cambio la presidenza della Camera poi affidata al clericofascista putiniano Lorenzo Fontana. Un disgustoso mercimonio politico-elettorale con pochi precedenti nella storia repubblicana che poi ha portato il fascioleghista Matteo Piantedosi alla guida del ministero degli Interni, poltrona reclamata in un primo momento a gran voce da Salvini, che alla fine si è dovuto adeguare di fronte al sostegno aperto del presidente Sergio Mattarella a favore di Piantedosi che è comunque un fedelissimo di Salvini il quale a sua volta ha ottenuto la doppia nomina di vicepresidente del consiglio insieme a Tajani e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Mentre Calderoli è andato agli Affari Regionali e l'Autonomia per portare a termine il vecchio sogno secessionista leghista attraverso il nuovo progetto di autonomia differenziata.

25 gennaio 2023