‘Ndrangheta
Maxi-blitz contro le cosche del Vibonese
56 arresti in tutta Italia e 250 milioni di euro sequestrati. Tra gli arrestati l’ex assessore regionale Udc Stillitani

Dal Responsabile del PMLI per la Calabria
Il 26 gennaio un nuovo blitz della Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta ha portato all’arresto di 56 persone (41 in carcere, 15 ai domiciliari). Si tratta di boss, affiliati, imprenditori di riferimento dei clan e referenti nei palazzi delle istituzioni borghesi. Inoltre sono stati sequestrati beni per un valore di 250 milioni di euro.
L’operazione di polizia denominata “Olimpo”, oltre alle province di Vibo Valentia e Catanzaro, ha interessato quelle di Reggio Calabria, Palermo, Avellino, Benevento, Parma, Milano, Cuneo, L’Aquila, Spoleto e Civitavecchia.
Tra i soggetti finiti in carcere troviamo i boss delle cosche storiche operanti nel vibonese come Luigi Mancuso detto “Zi Luigi”, Diego Mancuso alias Mazzola, Domenico La Rosa detto “Zi Micu”, Antonio La Rosa e Giuseppe Antonio Accorinti detto “Peppone” ed Egidio Il Grande. Alcuni di questi già detenuti perché imputati nel maxi-processo “Rinascita Scott”.
Arrestati anche Francescoantonio Stillitani, ex assessore regionale nella giunta di “centro-destra” Scopelliti eletto nelle file dell’Udc, due ex dirigenti regionali, Pasquale Anastasi e Rodolfo Bova e due funzionari della prefettura di Vibo Valentia, Rocco Gramuglia e Michele La Robina.
Le accuse contestate dalla Dda di Catanzaro sono tutte pesantissime e vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso al concorso esterno, passando per l’estorsione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia, corruzione, rilevazione di segreto d’ufficio, traffico di influenze illeciti e associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione, riciclaggio di macchine agricole.
Va ricordato che l’ex assessore regionale Stillitani era già stato arrestato insieme al fratello Emanuele il 21 luglio 2020 nel blitz “Imponimento” condotto sempre dalla Dda di Catanzaro anche con l’accusa di voto di scambio. Dopo la breve esperienza politica Stillitani era ritornato al business del turismo, attività a conduzione familiare.
Illustrando i dettagli dell’operazione il procuratore Nicola Gratteri si è soffermato sull’importanza delle intercettazioni telefoniche e ambientali che il governo neofascista Meloni con il suo ministro della giustizia Nordio vorrebbe abolire o comunque limitare. “Noi crediamo - ha detto Gratteri - di aver dimostrato questa notte dopo due anni di indagini un sistema capillare e sistematico di tutte le attività alberghiere e turistiche sulla costa tirrenica soprattutto in provincia di Vibo con epicentro a Tropea e i paesi vicino Tropea”.
Proprio grazie alle intercettazioni è stato documentato come qualsiasi tipo di attività riguardante il sistema turistico, compreso il porto di Tropea, veniva controllata dalla ‘ndrangheta che attraverso le intimidazioni costringeva gli imprenditori a versare mensilmente cospicue tangenti anche del valore di 20 mila euro.
E rivolgendosi proprio agli imprenditori vessati il procuratore Gratteri ha poi lanciato un appello: “Dovrebbero denunciare persone che in passato hanno dimostrato che la vita di un uomo è uguale a quella di una gallina. Non è semplice denunciare, ancora dobbiamo fare passi in avanti però io sono fiducioso”.
Da rilevare infine il vergognoso silenzio in cui si è trincerata la politica borghese Vibonese, ma anche i sindacati e le associazioni di categoria all’indomani degli arresti non hanno espresso il loro plauso e sostegno di Gratteri.
Sicuramente un dato di fatto mai registrato prima che fa riflettere in una provincia ad altissima densità mafiosa con una “‘ndrangheta di serie A e una massoneria deviata” dove i clan continuano a infiltrarsi nella pubblica amministrazione e nelle istituzioni rappresentative borghesi.
Noi marxisti-leninisti invece appoggiamo questo tipo di inchieste pur sostenendo da sempre che le mafie non sono un corpo estraneo allo Stato borghese poiché connaturate al sistema economico capitalista, dall’Unità d’Italia ai giorni nostri.
Per questo nell’immediato è quanto mai necessario creare un vasto Fronte unito antimafioso che deve necessariamente assumere un carattere di massa e nazionale e deve comprendere tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose democratiche che realmente intendono liberare il Mezzogiorno dalla criminalità organizzata. Solo così sarà possibile riportare importanti vittorie nella lotta alle mafie.
Questo è l’auspicio del PMLI e farà di tutto per realizzarlo, con la consapevolezza che la criminalità organizzata potrà essere estirpata definitivamente solo abbattendo il capitalismo e instaurando il socialismo e il potere politico del proletariato.

1 febbraio 2023