California
Un afroamericano su sedia a rotelle ucciso dalla polizia
A Memphis giovane afroamericano pestato a morte da 5 poliziotti

 
L'efferato assassinio a poca distanza di tempo di due afroamericani da parte della polizia a Menphis e Los Angeles ha riportato in primo piano il carattere anzitutto di classe e razzista della società borghese americana, un carattere che è radicato in maniera sistematica nel braccio repressivo degli agenti e soldati impegnati a mantenere “l'ordine pubblico”, persino in reparti composti da afroamericani come nel caso di Menphis. E ancora una volta l'unico aspetto positivo è stata la giusta reazione degli afroamericani e dei progressisti americani scesi di nuovo in piazza in molte città a protestare contro gli omicidi razzisti della polizia, contro il razzismo che continuano impuniti sotto l'amministrazione Biden così come nella precedente di Trump e in quella prima ancora di Obama.
L'1 febbraio un afroamericano di 36 anni disabile e su sedia a rotelle era ucciso da 5 agenti del dipartimento di Huntington Park, a sud di Los Angeles, che avevano tentato di fermarlo. Secondo la ricostruzione della polizia, contestata dai familiari della vittima, gli agenti erano intervenuti per soccorrere una persona accoltellata da un aggressore su una sedia a rotelle. Intercettato l'afroamericano disabile a poca distanza dal luogo dell'aggressione, i poliziotti gli intimavano di fermarsi ma lui avrebbe ignorato l'ordine "minacciando di avanzare o tirare il coltello contro gli agenti" che gli sparavano dei colpi nonostante fosse praticamente immobilizzato una volta caduto dalla sedia a rotelle, come risulta dal video diffuso in rete. L'assassinato era colpito da 10 proiettili che rendono evidente la volontà dei 5 poliziotti non di neutralizzare il presunto aggressore ma di giustiziarlo sul posto.
La stesso meccanismo razzista applicato nel pestaggio assassino di 5 poliziotti su una vittima afroamericana del 7 gennaio, un giovane di 29 anni di Memphis morto dopo tre giorni dal pestaggio e rivelato dal video reso noto solo il 28 gennaio. Il giovane era stato fermato per una presunta infrazione stradale da 5 agenti afroamericani e componenti di una pattuglia speciale già nota per la sua brutalità che lo hanno aggredito e picchiato financo quando si trovava immobilizzato a terra, nonostante sapessero di essere ripresi dalle videocamere di servizio e da quelle del quartiere. Le immagini diffuse in rete che mostravano la ferocia degli agenti e le proteste immediate costringevano il capo della polizia di Memphis, una donna afroamericana, a definire “atroci, sconsiderati e disumani” i comportamenti dei suoi agenti speciali, a togliere loro ogni copertura e, con una procedura inusuale rispetto alla pratica dell'impunità, licenziarli e accusarli di omicidio di secondo grado, aggressione e rapimento. Sotto indagine finivano anche i primi soccorritori con l'accusa di negligenza.
Finora la risposta dell'amministrazione Biden è rimasta, come sempre indipendentemente da chi democratico e repubblicano sieda alla Casa Bianca, di copertura dei crimini della repressione razzista, che rendono sostanzialmente formali le pompose dichiarazioni sui diritti dell'uomo negli Usa, nella cosiddetta patria della democrazia, così come si presenta quando difende i suoi interessi imperialisti nelle aggressioni militari dirette o in difesa dei paesi imperialisti alleati dell'Ovest per combattere il fronte avversario dei paesi imperialisti dell'Est.

8 febbraio 2023