La Meloni regala cinque motovedette a Tripoli per fermare i migranti

 
Continua la politica razzista e antimigranti del governo neofascista Meloni. Dopo il decreto antiONG dello scorso gennaio, Meloni e i suoi ministri degli esteri Tajani (FI) e dell'interno Piantedosi si sono recati in Libia, nell'ambito del viaggio in diversi paesi del nord Africa tenuti dalla premier in Algeria e Tunisia riguardanti non solo la questione dei migranti ma anche tutta una serie di accordi neocolonialisti sul gas in ultima analisi favorevoli all'Eni, tanto che la stessa Meloni ha definito il suo viaggio "Piano Mattei" (in ricordo di Enrico Mattei, morto nel 1956, esponente della Dc e primo presidente dell'Ente Nazionale Idrocarburi).
In particolare in Libia, con il premier Abdul Hamid Dbeibah oltre ad un accordo di circa otto miliardi di dollari appunto a favore dell'Eni, che diventa il primo operatore presente in Libia, come ha sottolineato gongolante lo stesso amministratore delegato Claudio Descalzi, ufficialmente stipulato per "aumentare la produzione di gas a favore del mercato interno libico e garantire l’esportazione in Europa" (ma l’accordo è stato contestato nelle scorse settimane dall’altro governo libico, non riconosciuto dalla comunità internazionale, guidato da Fathi Bashagha).
La neofascista Meloni ha anche siglato un accordo per l'invio a Tripoli di cinque motovedette italiane, finanziate anche dalla Ue imperialista, nell'ambito del "rafforzamento della Guardia costiera libica", in funzione antimigranti, che i libici utilizzeranno per intercettare e riportare indietro i barconi che tentano di raggiungere il nostro Paese attraverso il Mediterraneo.
“Per l’Italia rimane fondamentale la collaborazione in tema di contrasto ai flussi di immigrazione irregolare, questo è per noi un dossier assolutamente centrale. Nonostante gli sforzi, anche delle autorità libiche, e i nostri sforzi, i numeri dell’immigrazione irregolare dalla Libia rimangono ancora alti. Si tratta di oltre il 50% di persone che vengono dalla Libia in Italia e noi crediamo che si debbano intensificare gli sforzi in materia di contrasto alla tratta e ai flussi illegali assicurando un trattamento umano alle persone” ha affermato vergognosamente la Meloni.
Il premier libico Abdul Hamid Dbeibah si è detto soddisfatto dell'invio di "cinque imbarcazioni attrezzate nel campo della ricerca e soccorso", che in realtà sono mezzi, quasi certamente armati, destinati a finire nelle mani di milizie coinvolte nel traffico di esseri umani.
Si tratta di un accordo vergognoso, ricordiamo che perfino l'Onu con un provvedimento a firma Guterres, ha documentato le "prodezze" compiute dalla famigerata Guardia costiera del Paese, responsabile della detenzione arbitraria, delle torture e degli stupri ai quali sono sottoposti i migranti per mano della stessa guardia costiera, responsabile anche di una vera e propria strage occultata di migranti fucilati.
Pochi giorni fa l’equipaggio della Geo Barents, nave di "Medici senza frontiere" ha denunciato di essere stato minacciato dai miliziani libici durante un’operazione di salvataggio: "Il nostro team ha assistito oggi all’intercettazione da parte della Guardia Costiera Libica di un’imbarcazione in difficoltà in acque internazionali . Mentre ci avvicinavamo per aiutare le persone e portarle in salvo, hanno minacciato di sparare" hanno raccontato su Twitter. Mentre Amnesty international, che insieme ad altre 40 organizzazioni ha chiesto al governo italiano (invano) di non rinnovare il famigerato memorandum Italia-Libia firmato nel 2017 dall’allora governo Gentiloni, ai tempi in cui al Viminale sedeva il PD Marco Minniti, perché "il bilancio delle ricadute sulla vita di uomini, donne e bambini migranti di questi ultimi cinque anni è tragico. Dal 2017 ad oggi quasi 100.000 persone sono state intercettate in mare dalla Guardia costiera libica e riportate forzatamente in Libia, un paese che non può essere considerato sicuro. La vita dei migranti e rifugiati in Libia è costantemente a rischio, tra detenzioni arbitrarie, abusi, violenze e sfruttamento. Significa non avere alcun diritto e nessuna tutela".
Insomma, da una parte, affari d'oro sulle spalle del popolo libico in particolare per l'Eni e l'insaziabile sete di profitti dei suoi vertici e, dall'altra, una feroce persecuzione dei migranti che tentano di scappare dal Paese, che invece di essere accolti vedono il nostro governo rafforzare la criminale Guardia costiera libica, responsabile di veri e propri crimini contro l'umanità, per impedire nuovi sbarchi in Italia di migranti a qualsiasi costo, anche la loro deportazione, sofferenze di ogni tipo e in ultima analisi la morte, questa è la verità.
Una politica razzista e criminale, in continuità appunto con i governi di "centro-sinistra" e le politiche portate avanti sulla questione libica dall'ex ministro Minniti, definito persino da papa Bergoglio per la vicenda "un criminale".
Ricordiamo che la Libia è un paese destabilizzato e devastato dalla guerra del 2011 voluta dall'imperialismo dell'Ovest alla quale partecipò anche l'Italia per volontà dell'allora presidente Napolitano e dell'ultimo governo Berlusconi allora in carica.
La Meloni tira dritto e insiste in sede europea affinché la Ue imperialista ridefinisca la questione dei cosiddetti "flussi migratori" perché a suo dire: “Il tema deve riguardare l’Ue nel suo complesso con la collaborazione dei Paesi di partenza" nell'ambito della necessità di “intensificare” l’impegno, di trovare “soluzioni più efficaci”, con risultati “verificabili”, anche “in collaborazione con l’agenzia Onu sul campo”, sempre in funzione antimigranti.
Una politica dunque sempre più apertamente xenofoba, razzista e criminogena tanto in termini di politica interna quanto estera, quella dei fascisti in doppiopetto e dei loro alleati alla quale occorre opporsi con tutte le forze nell'ambito del riconoscimento dell'accoglienza ai migranti in Italia, ai quali vanno riconosciuti libero accesso e pari diritti, senza dare alcun credito all'opposizione di cartone PD-M5S.
Come ha indicato l'esemplare Documento del CC del PMLI contro il governo Meloni del 25 ottobre del 2022 urge costituire un ampio fronte unito antifascista per buttare giù da sinistra e dalla piazza il nero governo Meloni: "In questo fronte unito il proletariato - la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne ricevono solo le briciole - deve assumere un ruolo dirigente appropriandosi della sua cultura storica, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo e del riformismo. Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Che gli autentici fautori del socialismo - donne, uomini, Lgbtqia+ - capiscano che il loro dovere rivoluzionario è di dare tutta la propria forza intellettuale, morale, politica, organizzativa e fisica al PMLI per il trionfo del socialismo in Italia".

8 febbraio 2023