Il camerata La Russa butti il busto di Mussolini e lasci stare Mao

Il presidente del Senato, continua a ostentare in modo plateale la sua inossidabile fede nel duce accogliendo gli ospiti nella sua dimora milanese col busto di Mussolini. Davanti alle proteste contro la sconcertante apologia di fascismo della seconda carica di questa Repubblica nata sulle ceneri della dittatura fascista, per nulla imbarazzato, ha voluto rivendicare questa sua scelta con le seguenti provocatorie parole davanti ai giornalisti e al Paese: “È vero ce l'ho... e non lo butterò mai. Così  come conserverei quello di Mao Zedong ". Giustificandola semplicemente col fatto che glielo aveva regalato il padre, Antonino La Russa, già segretario politico del Partito Nazionale Fascista di Paternò negli Anni 1940 e poi nel dopoguerra senatore del Movimento Sociale Italiano fondato dal fucilatore di partigiani Almirante.
La provocazione, sia chiaro, non sta tanto nella piccata riaffermazione della sua fede fascista, giacché tutta la storia, il pensiero e i comportamenti di Ignazio Benito Maria La Russa la confermano in modo inoppugnabile. No, la provocazione sta nell'aver tirato in ballo Mao insieme a Mussolini, con ciò smascherando un altro suo tratto distintivo, tipico dei fascisti storici, maestri nella demagogia e nel pescare nel torbido. Ha imparato bene da Hitler che, per contrabbandare un carattere popolare alla controrivoluzionaria creatura nazista si spinse a fondere le due inconciliabili e antitetiche categorie del nazionalismo e del socialismo, o da Benito Mussolini che per dare un “posto al sole” all'imperialismo italiano tuonava contro le plutocrazie occidentali, proprio lui che aveva centralizzato un terroristico potere assoluto nelle sue mani, o da quei suoi camerati di un tempo che per infiltrarsi nel movimento rivoluzionario del '68 si spacciavano per “nazi-maoisti”.
Ora che è stato pubblicamente smascherato, il camerata La Russa butti il busto di Mussolini e lasci stare Mao

15 febbraio 2023