Vittoria storica dell'astensionismo (+30,7%) alle regionali in Lombardia
Alle urne poco più del 40% degli elettori. Fontana perde oltre un milione di voti e viene rieletto Governatore senza alcuna legittimità popolare.

Dal corrispondente della Lombardia
Alle elezioni del 12 e 13 febbraio per il rinnovo l’elezione diretta del presidente della Regione e del Consiglio regionale gli elettori lombardi hanno deciso di astenersi in massa disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco, dando quindi una sonora mazzata al regime capitalista neofascista. Nella regione considerata la locomotiva economico-finanziaria del capitalismo italiano non era finora mai accaduto che l'astensionismo arrivasse al numero record di 4.764.898, pari al 59,5%, con un'avanzata del 30,7% rispetto alla precedente tornata elettorale del 2018 e che i lombardi esprimessero una così chiara volontà di sfiduciare completamente le istituzioni rappresentative borghesi rifiutando l'appoggio a tutti partiti che le rappresentano. La diserzione dalle urne, rispetto alle schede nulle e bianche, rappresenta sempre più la scelta di gran lunga preferita dall’elettorato astensionista e in alcune province lombarde addirittura più di un elettore su sei ha manifestato in maniera netta e esplicita la propria volontà politica non andando a votare negando ogni consenso alle istituzioni borghesi, a Mantova hanno disertato le urne il 63,3% degli elettori, a Sondrio il 62,1%, a Pavia e Varese il 61,5% e a Como il 60,9%.
Tutti i risultati elettorali sbandierati dai mezzi di informazione borghesi, che non tengono conto dell'astensionismo record, risultano quindi oggi ancor più che in passato deliberatamente fuorvianti e assolutamente non rappresentativi della reale situazione lombarda. Alla carica di governatore è risultato rieletto il fascio-leghista Attilio Fontana candidato della coalizione di “centro-destra” che ha parlato di un successo addirittura superiore alle precedenti elezioni arrivando a sostenere l'assurda tesi che i lombardi avrebbero premiato il lavoro fatto dalla sua precedente giunta, ma i risultati delle urne dicono l'esatto contrario. Nel 2018 aveva ottenuto 2.793.369 voti, mentre in questa tornata elettorale è precipitato a 1.774.477 preferenze perdendone quindi 1.018.892 e questo è un chiaro segno di come gli elettori abbiano voluto punire la sua incapacità, assieme a quella di tutta la sua giunta, anche in relazione a quanto verificatosi durante il drammatico periodo della pandemia da Covid-19, dove la Lombardia è tristemente salita al primo posto al mondo per morti in proporzione al numero di abitanti a causa del collasso del sistema sanitario pubblico dopo anni di privatizzazioni selvagge. L'opposizione “di cartone” del principale sfidante di Fontana, il candidato del “centro-sinistra” Pierfrancesco Majorino, non riesce a coalizzare consensi e si ferma a 1.101.417 voti mentre gli altri due candidati, Letizia Moratti del cosiddetto “terzo polo” e Mara Ghidorzi di Unione Popolare, non riescono nemmeno ad ottenere i voti necessari per entrare in Consiglio Regionale.
Per i partiti borghesi queste elezioni erano anche il primo test elettorale significativo dopo le elezioni politiche del settembre scorso e la nascita del governo neofascista Meloni che ha “celebrato” i suoi primi 100 giorni, ma in Lombardia anche il governo nazionale ha preso mazzate perché Fratelli d'Italia, pur guadagnando voti rispetto alle elezioni regionali di cinque anni fa, se si osservano quelli calcolati sull'intero corpo elettorale e non unicamente su quelli validi, in realtà non va oltre il 9,1% e facendo un raffronto con i risultati ottenuti alle scorse elezioni politiche, in pochi mesi perde addirittura 718.290 voti, pari al 11,5% sul corpo elettorale. Una vera e propria disfatta è quella della Lega che nella regione considerata da sempre il suo regno, da primo partito che sfiorava il 20% in cinque anni perde oltre un milione di voti scendendo al 5,9%, elettori che non riescono a essere intercettati interamente da Fratelli d'Italia ma nemmeno dalla lista “Fontana Presidente” fermatasi a 177.387 voti, pari al 2,2%. Le cose non vanno certo meglio per Forza Italia di Berlusconi che perde oltre 500 mila voti passando dal 9,5 al 2,6% e vede lasciato fuori dal Consiglio Regionale anche Giulio Gallera, ex assessore al Welfare durante l'emergenza pandemica. Assolutamente irrilevante il risultato di “Noi Moderati Rinascimento Sgarbi” che non riesce ad andare oltre i 33.711 voti, pari allo 0,4% del corpo elettorale. Come si vede, quindi, la “valanga di voti” che avrebbe visto i lombardi dare plebiscitariamente fiducia a Fontana e alla coalizione di “centro-destra” esiste solo nella propaganda perché, al contrario, tutto quanto fatto dalla sua precedente giunta, è stato bocciato e dalle elezioni è emerso come vero vincitore solo l'astensionismo.
La perdita di voti del “centro-destra” non avvantaggia comunque il PD, che a ogni tornata elettorale continua a diminuire i propri consensi e difatti ha perso 379.786 voti rispetto alle scorse regionali e 333.120 dalle ultime politiche attestandosi al 7,8%. La lista “Patto Civico Majorino Presidente” non è riuscita in alcun modo a drenare l'emorragia di voti e ne ha presi solo 110.126, pari al 1,4%, mentre la copertura “a sinistra” costituita da Alleanza Verdi e Sinistra non riesce ad andare oltre a 93.019 voti, pari al 1,2%. Il Movimento 5 Stelle, in Lombardia alleato del “centro-sinistra”, dopo aver disatteso tutte le promesse fatte ai suoi elettori è ormai ridotto al lumicino con l'1,4% dei consensi sul corpo elettorale e perde 820.153 voti rispetto alle ultime regionali.
Per quanto riguarda il cosiddetto “terzo polo” anche sommando i voti delle liste “Moratti Presidente” e “Italia Viva-Azione” il risultato è una perdita di voti rispetto alle ultime elezioni politiche che mostra come siano ormai già naufragate le ambizioni politiche di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Miseramente fallito anche il tentativo di imbrigliare nell'elettoralismo e del partecipazionismo borghesi l'elettorato deluso di sinistra da parte di Unione Popolare che intercetta solo 39.913 voti pari allo 0,5% del corpo elettorale dimostrando come sia inutile e sbagliato continuare a spargere illusioni elettorali, costituzionali e governative e quindi la fiducia nelle istituzioni rappresentative borghesi ormai marce, irrecuperabilmente fascistizzate e inservibili a un qualsiasi uso da parte del proletariato.
Per le elezioni regionali in Lombardia la Cellula “Mao” di Milano del PMLI ha formato una Squadra di propaganda astensionista marxista-leninista di militanti e simpatizzanti del Partito per far conoscere all’elettorato che vive e lavora nel capoluogo lombardo le proprie posizioni attraverso un instancabile e creativo lavoro, sfidando anche le avverse condizioni atmosferiche. Il Comitato lombardo del PMLI ringrazia sentitamente tutti i militanti e simpatizzanti del Partito e plaude a questo importante risultato astensionista, ringraziando anche le elettrici e gli elettori che non si sono fatti incantare dalle sirene borghesi e si sono astenuti e promette che non darà alcuna tregua al rieletto governatore Fontana e alla sua nuova giunta neofascista. Consapevoli che solo la lotta cosciente e organizzate delle masse lavoratrici e popolari può strappare al potere politico della borghesia delle conquiste immediate e parziali, i marxisti-leninisti lombardi continueranno con determinazione e perseveranza a lottare contro le illusioni elettorali e il capitalismo, per il socialismo!

22 febbraio 2023