Dopo 13 mesi di menzogne
Borgomeo affama i lavoratori in lotta e annuncia la liquidazione della ex Gkn
Il Collettivo di fabbrica denuncia le complicità e “l'immobilismo delle istutizioni”
la Rsu: “Blindare la destinazione d'uso del terreno su cui sorge la fabbrica per evitare la speculazione immobiliare”

Indignati per le menzogne e la tracotanza del nuovo padrone della ex Gkn, ora “QF”, di Francesco Borgomeo, il quale, dopo un anno di false promesse sul rilancio occupazionale dell'azienda, dal mese di ottobre si rifiuta di pagare anche i salari e le tredicesime ai lavoratori in lotta, il 10 febbraio una folta delegazione di operai della ex Gkn al grido di “Basta affamare gli operai!”, “Le istituzioni che permettono tutto questo sono complici!” ha dato vita davanti alla sede di Unicassino, di cui Francesco Borgomeo è presidente, un combattivo sit-in di protesta per denunciare fra l'altro che da ben 4 mesi sono senza stipendio e che “questo mese addirittura non è arrivato nemmeno il cedolino”.
Un appello diffuso dal Collettivo di fabbrica chiede: "Borgomeo si prepara alla liquidazione? Voci insistenti si moltiplicano. Se così fosse, tutti lo sanno, sulle nostre teste e alle nostre spalle. Se così fosse, questo sta avvenendo in barba ad ogni trasparenza sociale, contrattuale, sostanziale e formale. Sarebbe l'ennesimo schiaffo a istituzioni e tavoli tra le parti sociali. Il che dovrebbe come minimo fare indignare. L'indignazione da sola, è ben poco. Ma pare che anche quel poco per le istituzioni sia troppo... Ieri sono avvenuti i primi due pignoramenti mobiliari in Qf. da quel che ci è stato detto, è stato pignorato un robot motoman e un macchinario automatico per il controllo qualità denominato 'Vision'. Eccellenze industriali, investimenti recenti, di industria 4.0, che giacciono inutilizzate e sprecate".
Sprezzante e diffamatoria la risposta di Borgomeo che nel giro di poche ore ha ufficializzato la messa in liquidazione volontaria dello stabilimento scaricando tutta la responsabilità sui lavoratori.
"Siamo stupiti che il movimento Insorgiamo – attacca Borgomeo - sia sorpreso che la Qf dovrà andare in liquidazione. Il movimento politico ha fatto di tutto, secondo noi in maniera scientifica, per far fallire la Qf al fine di espropriare lo stabilimento e disporre dei beni a loro piacimento come sta già facendo senza alcun controllo... Assemblea permanente e occupazione costante della fabbrica – rincara Borgomeo - intimidazioni, minacce, istanze di fallimento, pignoramenti dei conti, precetti mirati dalle persone di Insorgiamo; azione mediatica tesa a promuovere un movimento politico che nulla ha di sindacale ed a screditare l'azienda, totale indisponibilità a far arrivare la cassa integrazione che infatti non è arrivata ad oggi, boicottaggio sistematico a tutti i tentativi di rilancio: queste sono le azioni costanti che Insorgiamo ha messo in atto da 12 mesi senza alcuna possibilità di trovare soluzioni... hanno fatto di tutto - accusa ancora Borgomeo - per far fallire ogni percorso di riconversione e per far fallire l'azienda... Sul tavolo della Regione Toscana ci sono manifestazioni di interesse per possibili riconversioni, ma non c'è il progetto che Insorgiamo società avrebbe dovuto proporre ad Insorgiamo movimento che ha in ostaggio la fabbrica, in un gioco delle parti dove gli stessi soggetti sono i rappresentanti dei lavoratori, il movimento politico e gli imprenditori che vorrebbero fare la rincoversione con un piano industriale ad oggi fantasma". Pertanto, conclude minaccioso Borgomeo: “L'azienda farà ogni atto necessario a tutelare i lavoratori ed il patrimonio aziendale, e soprattutto farà ogni azione utile al ripristino della legalità nello stabilimento e nella vertenza. Abbiamo sempre detto che non esiste sviluppo e occupazione nell'illegalità. L'illegalita diffusa dovrà essere sempre contrastata".
Nel respingere ogni accusa e responsabilità a loro carico, gli operai e il Collettivo di fabbrica ricordano: “Il 20 gennaio Qf ha aperto la procedura di cassa. La procedura scadeva il 13 febbraio. Abbiamo dato disponibilità a incontri serrati, giorno e notte se necessario. Qf è sparita e ha dato disponibilità a discutere dal 21 febbraio. Così va avanti da mesi, sprecando mesi come fossero noccioline. Un cinico uso del tempo, con l'effetto di provare a indebolire e logorare la vertenza e il Collettivo di fabbrica".
In un comunicato gli operai spiegano inoltre che "dalle visure risulta che Pvar è diventata la controllante di Qf/Gkn Firenze al posto di Plar. Anche se il 23% del capitale sociale della Pvar è della Plar. Pvar è la seconda società creata da Borgomeo e si occupa di 'acquisizione di complessi, aziendali qualunque sia il loro oggetto sociale, l'acquisto, la permuta, la vendita, la costruzione, la ristrutturazione di beni immobilì. L'eventuale liquidazione e questo cambio societario alludono forse ad una pura operazione immobiliare?".
Mentre la Rsu ex Gkn denuncia: “Qf non paga, non consegna i cedolini busta paga, non si mette in regola con i contributi, sfugge dai tavoli dove si discute di cassa (…) Più di 280 lavoratori hanno messo in mora QF e oltre 180 stanno procedendo con avvocati per il recupero degli stipendi. (…) Quando ventiliamo l'ipotesi di liquidazione, QF di fatto la conferma, buttando la palla in tribuna. L'ultimo comunicato è un puro delirio da maccartismo anni '50. Ognuno può confrontare la precisione e la puntualità di quanto scriviamo e questo tentativo di confusione. Tutto quanto da noi scritto è scritto e condiviso da Rsu e con il mandato dei lavoratori. Questo è un disco rotto, inquietante, una vera e propria guerra psicologica sui lavoratori a cui abbiamo risposto più e più volte punto punto. Ora sta alle istituzioni fermare questa deriva”.
In particolare al sindaco Pd di Firenze Dario Nardella, che nei giorni scorsi ha invitato i lavoratori “a ritrovare un clima costruttivo di serenità” il Collettivo di fabbrica gli rinfaccia “l'immobilismo istituzionale” di cui è stato protagonista in tutti questi mesi e di aver sostanzialmente retto il sacco a Borgomeo invitandolo a privarsi “dello stipendio finché questa sarà la nostra condizione e finché l'immobilismo aziendale e istituzionale impedisce un reale piano industriale. Che impari insieme a noi la serenità di non pagare mutui, bollette e spese per i figlioli... che ci sia una dichiarazione e una presa di posizione da parte della città metropolitana, di Nardella stesso e di ogni candidato a sindaco del comune di Campi Bisenzio che non ci sarà alcun cambio di destinazione d'uso del terreno su cui sorge la fabbrica. E che naturalmente alle dichiarazioni, seguano gli atti formali preposti.
Il sospetto, totalmente legittimo ormai, è che i corpi degli operai Gkn non si siano frapposti solo tra la fabbrica e la delocalizzazione ma anche tra la fabbrica e la speculazione immobiliare. Altrimenti non si capirebbe cosa c'è di tanto scomodo in un collettivo operaio che progetta e difende un patrimonio industriale. Togliamoci ogni dubbio: blindiamo la destinazione d'uso”.
La verità è che il fantomatico progetto di rilancio della ex GKN di Campi Bisenzio annunciato in pompa magna poco più di un anno fa dal nuovo padrone Francesco Borgomeo con la complicità delle istituzioni parlamentari borghesi sia a livello nazionale che locale, si è rivelato essere nient'altro che un espediente studiato a tavolino per affamare i lavoratori (senza stipendio da ormai 4 mesi) far cessare la protesta, svuotare lo stabilimento, portare via i macchinari e lasciare i lavoratori con un pugno di mosche in mano.
La “Quattro F” (QF), il nuovo nome che Borgomeo ha affibbiato all’ex Gkn all'indomani della sua acquisizione nel dicembre del 2021, e che, come lui stesso disse all'incontro di presentazione del nuovo consorzio: “vuol dire Fiducia nel Futuro della Fabbrica di Firenze” è miseramente fallito perché in otto mesi, dal 19 gennaio 2022 (giorno in cui è stato firmato l'accordo quadro per la reindustrializzazione dello stabilimento e la continuità occupazionale di tutte le lavoratrici e i lavoratori compreso quelli degli appalti) fino al 30 agosto 2022 (termine ultimo concordato fra le parti per la presentazione del progetto di riconversione industriale) Borgomeo non è stato in grado di produrre un bel niente. La sua tattica, puntualmente smascherata dai lavoratori in lotta, è stata quella di prendere tempo menando il can per l'aia, nella speranza che prima o poi la grande mobilitazione del territorio che si è creata intorno all'assemblea permanete dei lavoratori cessasse.
Così non è stato e il 5 settembre durante l'ennesimo incontro al Mise, Borgomeo è stato costretto a gettare definitivamente la maschera e ad ammettere che “io non ho un euro da investire in QF”.
La grande truffa tentata da Borgomeo, condita di tanto in tanto anche da minacce più o meno velate di sgombero forzato del presidio permanente e accompagnata da una martellante campagna stampa diffamatoria nei confronti dei lavoratori in lotta, è stata denunciata pubblicamente il 26 marzo e poi ancora il 18 settembre 2022 con due grandi, storiche e combattive manifestazioni nazionali che hanno visto sfilare a Firenze da Piazza Vittorio Veneto a Piazza Santa Croce e poi dalla Fortezza Da Basso fino a Piazzale Michelangelo quasi 100 mila manifestanti in lotta contro i licenziamenti e le delocalizzazioni.
Del resto non si poteva sperare niente di buono da un padrone come Borgomeo che è stato a capo della segreteria di Clemente Mastella al Ministero della Giustizia, già coinvolto nel 2008 nello scandalo delle nomine ai vertici delle Asl campane che portò all'arresto per truffa, appropriazione indebita e abuso d’ufficio di diversi esponenti dell’Uduer, della moglie di Mastella Sandra Lonardo, alle dimissioni di Mastella e alla caduta del governo Prodi.
Le responsabilità di quanto accaduto fino ad oggi alla ex Gkn ricadono tutte sulle sulle spalle di Borgomeo e dei suoi sponsor politici e istituzionali che con le “Quattro F” hanno tradito la “Fiducia” dei lavoratori, gli hanno rubato il “Futuro”, hanno ridotto la “Fabbrica” in un ammasso di ferraglia e hanno ingannato e sbeffeggiato “Firenze” e la solidarietà di un intero territorio che dal 9 luglio 2021 è schierato al fianco dei lavoratori in lotta, rifiutandosi da ormai 4 mesi di pagare salari, tredicesime e tutte le somme spettanti ai lavoratori e mettendo in liquidazione volontaria lo stabilimento così che sarà lo stesso Borgomeo a indicare il liquidatore, incaricato di vendere beni e forse lo stesso immobile di Viale Fratelli Cervi a Campi Bisenzio.

22 febbraio 2023