L'ex assessore FdI della giunta Cirio pagò le 'ndrine
Condannato a 5 anni Rosso (ex FdI) per voto di scambio politico-mafioso

In cambio di un pacchetto di voti per le regionali del 2019, Roberto Rosso, ex assessore regionale del Piemonte per Fratelli d’Italia nella giunta Cirio, pagò 7.900 euro, a due boss della 'ndrangheta, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, affiliati alla cosca Bonavota di Vibo Valentia che da tempo ha allungato i suoi tentacoli nell’area di Carmagnola alle porte di Torino.
Lo ha stabilito il collegio del Tribunale di Asti presieduto dal giudice Alberto Giannone che il 10 giugno scorso, al termine del processo “Carminius-Fenice”, svolto con rito ordinario, ha condannato Rosso a 5 anni con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso.
Nel corso delle indagini, coordinate dai sostituti procuratore Monica Abbatecola e Paolo Toso della Direzione distrettuale antimafia di Torino, erano emersi i contatti tra i due ‘ndranghetisti e l'ex assessore regionale di FdI Rosso, potentissimo boss politico del centro-destra in Piemonte, ex deputato e ex sottosegretario nei governi Berlusconi.
Secondo le intercettazioni degli investigatori, Rosso, nel corso della campagna elettorale per le Regionali 2019, quelle che hanno portato all’elezione di Alberto Cirio alla presidenza del Piemonte, aveva promesso 15mila euro a Garcea e Viterbo (a fronte di una loro richiesta di 50mila euro) in cambio del loro appoggio elettorale.
Non solo. La procura ha dimostrato che Rosso sapeva molto bene che aveva a che fare con uomini della ‘ndrangheta perché, già nel 2012, insieme ad altri deputati, l'esponente di FdI aveva sottoscritto un’interrogazione parlamentare chiedendo di far luce su una vicenda di mafia in cui era coinvolto proprio Onofrio Garcea all'epoca considerato il capobastone della cosca Bonavota nella provincia di Genova.
Esilarante la difesa di Rosso che ai giudici è arrivato a dire di non ricordare quell’atto parlamentare perché: “Sono affetto della sindrome bipolare e alterno momenti ‘up’ a quelli ‘down’ e nei momenti di euforia le campagne elettorali erano la mia droga”.
La verità, ha replicato nella sua requisitoria il Pubblico ministero (Pm) Abbatecola è che: “Di fronte all’ingordigia di voti, una persona che probabilmente avrebbe vinto comunque, si affida in modo del tutto irragionevole a due sconosciuti, due personaggi della criminalità organizzata calabrese ed è conscio che siano tali, proprio per aumentare il suo vantaggio elettorale”.
Garcea e Viterbo avevano già ricevuto la loro condanna a 4 anni e 8 mesi e a 7 anni e 7 mesi per associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso nel rito abbreviato. Per questo la Pm Abbatecola aveva concluso la sua arringa accusatoria chiedendo una condanna a 11 anni per Rosso che comunque non era l'unico politico a ricevere voti in odore di 'Ndrangheta.
Le indagini hanno appurato che, anche Domenico Garcea, fratello della compagna di Onofrio Garcea, è diventato consigliere comunale di Forza Italia a Torino e per un breve periodo in predicato per presiedere la commissione legalità del Comune grazie proprio ai voti delle cosche.
Insieme a Rosso infatti, sono stati condannati altri quindici imputati, tra cui spiccano i fratelli Francesco e Salvatore Arone, ritenuti gli esponenti principali di questa organizzazione ‘ndranghetista in Piemonte: il primo ha ottenuto una pena di 18 anni e mezzo, il secondo di 17 anni e mezzo. Condannato a sette anni Mario Burlò, imprenditore accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, noto per aver sponsorizzato le squadre di basket di Sassari e Torino, ma anche il club calcistico della Torres.

22 febbraio 2023