In visita a Kiev
Meloni appoggia il piano di pace in dieci punti di Zelensky
Infondate le accuse a Stalin sull'Holodomor

 
La visita a Kiev del presidente del Consiglio italiano Meloni del 21 febbraio è stata contrassegnata dall’appoggio italiano al piano di pace ucraino in dieci punti, già presentato dal presidente Zelensky al vertice del G20 di Bali il 15 novembre scorso, e sinora il tentativo più avanzato per una pace giusta del conflitto scatenatosi un anno fa a seguito dell’aggressione neozarista russa. Nella dichiarazione congiunta al termine dell’incontro di Kiev si legge che l’Italia “esprime il proprio apprezzamento per la Formula di Pace dell’Ucraina” e “ribadisce il suo impegno a lavorare attivamente con l’Ucraina sul piano di pace in 10 punti”.
Nella conferenza stampa congiunta con Volodymyr Zelensky al termine dell’incontro Meloni ha affermato che "Una pace vera si consegue ribadendo che la comunità internazionale non accetta l'invasione di Stati sovrani, non accetta un mondo in cui è la forza a ridisegnare i confini fra gli Stati, in cui chi ritiene di essere militarmente più forte ritiene di avere il diritto di invadere suo vicino. Bisogna essere seri su questa materia... Una pace giusta e duratura non può esserci con una resa dell'Ucraina, una vittoria della Russia non sarebbe pace ma una invasione… Niente deve essere deciso senza l'Ucraina, su questo dobbiamo essere d'accordo, e per questo è fondamentale che l'iniziativa parta dal presidente Zelensky… Io penso che vada riconosciuto in ogni caso che, oltre a esserci un aggressore e un aggredito, oggi è l’aggredito, per paradosso, a presentare un piano di pace in dieci punti alla comunità internazionale. Lo dico perché ho sentito le dichiarazioni di questa mattina, di chi dall’altra parte sostiene di aver fatto del suo meglio per impedire il conflitto. Rimane agli atti che c’è un aggredito e c’è un aggressore. Rimane agli atti che per paradosso è l’aggredito che cerca soluzioni diplomatiche, che cerca di discutere di ipotesi di piani di pace. E io penso che questo sia uno sforzo notevole che va riconosciuto al Presidente Zelensky, che va riconosciuto all’Ucraina".
Per il presidente ucraino Zelensky: “Lo Stato terrorista non ha ancora riconosciuto la necessità di fermare l’aggressione. Come possiamo vedere, la Russia ha reagito alla formula di pace con attacchi missilistici e ulteriori tentativi di offesa. Ma questo non significa che la pace non abbia alcuna possibilità. Significa che la comunità internazionale deve lavorare con la massima energia per attuare la Formula di pace che porterà al pieno ripristino del diritto e dell’ordine internazionale, ripristinerà la piena forza della Carta delle Nazioni Unite, assicurerà la liberazione della nostra terra dal terrore russo e garantirà la sicurezza non solo per noi, ma anche per l’intera Europa”.
Positive le altre reazioni di Kiev che si è detta "grata alla presidente Meloni per la sua leadership e per il suo impegno nel continuare a sostenere l'Ucraina". Lo ha detto all'Ansa il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko, commentando la visita del premier italiano a Kiev. "Contiamo sull'ulteriore pieno sostegno da parte dell'Italia nel vincere la pace per l'Ucraina, ristabilire la sua sovranità e integrità territoriale e portare la Russia a rispondere dei suoi crimini", ha aggiunto. "Guardiamo inoltre al ruolo costante di Roma nel rafforzamento delle capacità di difesa dell'Ucraina per proteggere il nostro popolo dalla brutale guerra della Russia… L'Ucraina accoglierebbe con favore il sostegno attivo di Roma per l'attuazione della formula di pace del presidente Zelensky”.
Nel corso della conferenza stampa a Zelensky è stato chiesto se pensasse che le posizioni filo-putiniane di Berlusconi, ma anche della Lega di Matteo Salvini, potessero indebolire in qualche modo i rapporti dell’Ucraina con il governo italiano. Zelensky ha risposto in modo molto fermo e sarcastico: «Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino, nessuno ha ammazzato i suoi parenti, non ha mai dovuto fare la valigia alle 3 di notte per scappare».
Meloni ha altresì informato Kiev che la commissione Esteri della Camera ha votato all’unanimità la risoluzione unitaria (a prima firma del suo presidente di Fratelli d’Italia, Giulio Tremonti) sul riconoscimento dell’Holodomor come genocidio perpetrato dall’Unione Sovietica verso il popolo ucraino all’inizio degli anni Trenta. Il documento – firmato dai sempre più anticomunisti deputati di Partito democratico, Movimento 5 Stelle, Lega, Azione-Italia Viva e Forza Italia – impegna il governo “a riconoscere ufficialmente e con ogni atto di competenza l’Holodomor come genocidio, adottando ogni conseguente iniziativa, d’intesa con il Parlamento della Repubblica italiana e con le istituzioni multilaterali di cui l’Italia è parte, per la promozione in Italia e all’estero della consapevolezza e del ricordo di quella tragedia”.
A dicembre anche il parlamento europeo aveva riconosciuto l’Holodomor come genocidio. Accusa infamante alle autorità dell'Unione Sovietica, in modo particolare a Stalin in persona, di avere deliberatamente pianificato la carestia in Ucraina nel 1932 e 1933 per motivi puramente politici, e di avere quindi la responsabilità della morte per fame di milioni di ucraini. Falsità e menzogne fabbricate per primo dalla Germania hitleriana. Coloro che attribuiscono alle autorità sovietiche, e a Stalin in particolare, la lucida volontà e intenzione di colpire in modo devastante la nazione ucraina infangano, con tale menzogna, la stessa dignità di tale nazionalità e mancano addirittura di rispetto a tutte le persone la cui vita fu stroncata dalle epidemie e da eventi naturali, in quanto strumentalizzano la loro morte in funzione antisovietica e anticomunista. Facendo approvare questa risoluzione nell'immediata vigilia della sua visita a Kiev, la scaltra Meloni ha voluto per un verso ingraziarsi il suo interlecutore e per l'altro dimostrare il suo sfegatato anticomunismo.


1 marzo 2023