Raid dei neonazisti israeliani su Nablus per catturare due membri della Fossa dei leoni
11 palestinesi assassinati e oltre 100 feriti
Indetto lo sciopero generale

 
Mercoledì 22 febbraio scorso 11 palestinesi sono stati uccisi nel corso di un’operazione militare dell’esercito israeliano nella città di Nablus, in Cisgiordania, che Israele occupa in parte dal 1967 e che i palestinesi rivendicano come propria.
Verso le 10 del mattino l’esercito israeliano ha circondato un palazzo in cui sospettava si nascondessero alcuni terroristi palestinesi: in quel momento sono iniziati scontri tra decine di palestinesi che abitano nella zona e i soldati israeliani, che hanno cominciato a sparare. Tra i morti anche un ragazzo di 16 anni e due uomini di 71 e 61 anni, altri 100 palestinesi sono stati feriti dai proiettili sparati dai soldati israeliani. Allo scontro a fuoco è seguito il lancio di un missile anticarro israeliano contro l’edificio.
Immediatamente nel resto della Città è divampata la protesta contro i criminali sionisti degli abitanti chiamati con gli altoparlanti delle moschee a difendere la città.
Guidati da droni ed elicotteri, i tiratori scelti dell’esercito israeliano hanno sparato tra la folla ucciso sette persone.
Tutti «terroristi» secondo le autorità israeliane, incluso il 71enne Baara colpito da un proiettile mentre era a breve distanza dalla panetteria dove si trovava, un video circolato sul web ha mostrato il suo corpo senza vita a terra, in mezzo alla strada.
In particolare l’esercito israeliano stava dando la caccia a Hossam Isleem e Mohammad Abdulghani, membri di un gruppo palestinese chiamato “Fossa dei leoni” in quanto accusati tra le altre cose di aver ucciso il soldato israeliano Ido Baruch lo scorso ottobre a Shavei Shomron, una colonia israeliana in Cisgiordania poco distante da Nablus. Entrambi, hanno riferito le autorità palestinesi, sono stati uccisi durante l'operazione.
In risposta alla strage di Nablus la resistenza palestinese la notte tra il 22 e il 23 febbraio, ha fatto partire da Gaza verso le città israeliane di Sderot e Ashkelon circa 8 razzi, 5 dei quali intercettati dal sistema antimissile israeliano "Iron dome", non producendo né morti e né feriti.
La rappresaglia dei nazisionisti israeliani non si è fatta attendere: appena due ore dopo, all'alba, l'esercito israeliano ha lanciato una serie di raid aerei di rappresaglia sull'enclave palestinese controllata da Hamas, lanciando alcuni missili verso la Striscia di Gaza, di cui non è stato specificato il numero, che avrebbero colpito, secondo l’esercito israeliano, un sito di fabbricazione di armi di Hamas e un non meglio specificato “complesso militare”.
Per il 24 febbraio si è svolto uno sciopero generale in Cisgiordania per reagire all'incursione israeliana a Nablus e al pugno di ferro del criminale Netanyahu, lo sciopero generale di tutte le attività commerciali in Cisgiordania, Gaza e a Gerusalemme est è perfettamente riuscito:raccogliendo l’appello dei vari leader locali scuole, università e negozi hanno chiuso i battenti e sospeso ogni attività in segno di protesta contro l'ennesimo crimine sionista, ricordiamo che solo da inizio anno il bilancio delle vittime palestinesi è salito a 60 in meno di due mesi, il numero più alto nei Territori occupati dal 2000. Nel 2022 furono in totale 150. Il gruppo militante palestinese Hamas ha avvertito che "la pazienza sta finendo".
"Condanniamo il raid dell'occupazione a Nablus e chiediamo la fine dei continui attacchi contro il nostro popolo", ha detto Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente dell'Anp, Abu Mazen.. La nuova escalation in Cisgiordania arriva due mesi dopo l'insediamento del nuovo governo del premier israeliano Benjamin Netanyahu, dominato da ultranazionalisti che hanno spinto per la linea dura contro i militanti palestinesi.
Persino il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha avvertito che la situazione nella regione "è la più incandescente da anni" e ha definito "profondamente preoccupante" l'operazione israeliana a Nablus. Guterres ha esortato a intensificare gli sforzi per prevenire un'ulteriore escalation di violenza, ridurre le tensioni e ripristinare la calma, senza ovviamente indicare chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti, coprendo quindi di fatto i nazisionisti, ennesima dimostrazione del fatto che l'Onu è un'organizzazione completamente asservita all'imperialismo e quindi agli alleati di ferro di Israele, Usa e Uk in testa.
Naturalmente anche la Ue imperialista e non da oggi sostiene Israele, ma anche su questa vicenda si notano delle contraddizioni interimperialiste di fondo con gli altri paesi del blocco dell'imperialismo dell'Ovest, infatti l'Ue fa sapere di essere "profondamente allarmata per la spirale di violenza in Cisgiordania" tramite l'alto rappresentante Josep Borrell, ha sottolineato anche che è di "somma importanza che tutte le parti lavorino per ristabilire la calma e ridurre le tensioni in modo da evitare la perdita di vite".
Non sono solo dichiarazioni ipocrite e di circostanza, il Medio Oriente, il Mediterraneo e l'Africa sono da tempo al centro degli insaziabili appetiti degli imperialismi tanto dell'Est (Russia, Cina), quanto dell'Ovest (Usa, Ue, Nato) con inevitabili e fisiologiche contraddizioni interne nei vari blocchi, specie quello dell'Ovest.
In particolare l'espansionismo nazisionista israeliano, appoggiato con forza dagli Usa, crea dei problemi alle mire espansioniste della Ue, Italia e Francia in testa, nell'area del Mediterraneo, per tutta una serie di contraccolpi politici che potrebbero determinarsi tra i governi di paesi musulmani anche quelli allineati all'imperialismo dell'Ovest che avversi all'espansionismo sionista, sempre più aggressivo e criminale.
Cosa dimostrata dal fatto che il premier israeliano tira dritto nella sua politica del pugno duro, della segregazione, dell'apartheid e dello sterminio di inermi civili del popolo palestinese, Netanyahu è infatti intenzionato a reprimere con la forza ogni forma di protesta palestinese, va avanti nella sua politica di costruzione di nove nuovi avamposti in Cisgiordania, con la costruzione di ben 10mila nuove unità abitative.
Avamposti che fino ad oggi erano considerati illegali dalla stessa legge israeliana(!) e che hanno provocato la reazione contraria delle diplomazie dei paesi imperialisti dell'Ovest, resa palese attraverso una dichiarazione congiunta da parte delle cancellerie dei paesi europei, Italia inclusa: “Ci opponiamo fermamente a queste azioni unilaterali che serviranno solo a esacerbare le tensioni tra israeliani e palestinesi e a minare gli sforzi per raggiungere una soluzione negoziata a due Stati”, condivisa dalla diplomazia Usa.
Dichiarazioni che non servono a nulla, visto che il governo israeliano tira dritto anche sull'accelerazione dell’iter per il porto d’armi ai civili, il dispiegamento di ulteriori soldati e poliziotti, la revoca dei benefici della previdenza sociale alle famiglie di chi ha compiuto "attentati contro obiettivi israeliani" con la proposta di revocare agli stessi le carte d’identità israeliane.
Ma soprattutto sono nella sostanza dichiarazioni ipocrite e filosioniste visto che insistono nella difesa ad oltranza dell'esistenza e del diritto all'espansione dello stato di Israele, camuffata dietro l'apparentemente benevolo (in realtà filosionista) appoggio all'esistenza di due stati, Israele e l'entità statale palestinese, posizione inaccettabile e non a caso fatta propria da sempre dai falsi amici del popolo palestinese e dalla "sinistra" borghese a livello continentale europeo.
Posizione che va nella direzione opposta da quella da sempre sostenuta da noi marxisti-leninisti e tutti i sinceri e coerenti antisionisti, antimperialisti e sostenitori della causa della liberazione della Palestina dal sionismo, che prevede la liquidazione di Israele e la nascita di un unico nuovo stato non confessionale in cui convivano in pace palestinesi e coloni israeliani, ben sintetizzata nella parola d'ordine attualissima: "Palestina Libera! Uno stato, due popoli!".
Non si possono mettere sullo stesso piano aggressori e aggrediti, chiamare "terroristi" i combattenti palestinesi e non è possibile in alcun modo accettare e difendere l'esistenza stessa e le politiche dello Stato nazisionista israeliano, che va distrutto.
Esattamente come per l'Ucraina, aggredita e martoriata dal nuovo Zar Putin e dall'imperialismo dell'Est, i sinceri antimperialisti non devono farsi fregare sulla vicenda palestinese dalle sirene dell'imperialismo dell'Ovest e del sionismo stesso, nemmeno quelle di "sinistra", occorre comprendere che in ogni fenomeno, anche storico e sociale, vi è sempre una contraddizione principale che rende chiaro chi ha torto e chi ragione, chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti , chi i guerrafondai, occupanti, macellai, terroristi e razzisti che portano avanti politiche assai simili a quelle naziste e una sporca pluridecennale guerra ingiusta perché imperialista, cioè i sionisti da un lato e chi sono gli aggrediti, le vittime che stanno combattendo la loro giusta guerra di liberazione nazionale, ossia il popolo palestinese dall'altro.
Urge che il governo nero Meloni rompa le relazioni diplomatiche con Israele criminale e assassino e occorre sostenere fino alla vittoria il martoriato popolo palestinese contro l'aggressore imperialista sionista e la sua entità statale, che va distrutta.
Palestina libera!
Uno stato, due popoli!

1 marzo 2023