Pareri di Margherita e Gioe sulla linea del PMLI per l'emancipazione delle donne

Il Centro del PMLI ha chiesto alla compagna Margherita e al compagno Gioe Valla, tramite le rispettive Istanze, il loro parere sulla linea del PMLI sull'emancipazione delle donne espressa negli interventi del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, (“Il Bolscevico” n. 8) e della compagna Monica Martenghi, Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI (“Il Bolscevico” n. 9).
La compagna Margherita ha 19 anni, è una studentessa universitaria, militante del PMLI da due anni e tre mesi, fa parte della Cellula “F. Engels” della Valdisieve.
Il compagno Gioe Valla ha 17 anni, è uno studente medio, militante del PMLI da 45 giorni, Responsabile dell'Organizzazione della provincia di Genova.
Ecco quello che hanno scritto.
 
Gli interventi di Scuderi e di Martenghi sull'emancipazione delle donne danno una gran forza alla voce delle masse femminili
di Margherita
 
L'importante editoriale, della compagna Monica Martenghi sull'8 Marzo il cui vero carattere anno per anno viene rilanciato a gran forza dal nostro Partito in occasione della Giornata internazionale delle donne, porta con sé il risveglio dei veri valori rivoluzionari dell’8 Marzo che hanno motivato la lotta per l'emancipazione femminile. Come ben descritto nell’articolo infatti l’8 Marzo nasce proprio come movimento rivoluzionario, celebrato dalle marxiste leniniste russe ed europee, che si batterono per l’ emancipazione femminile e per una società socialista. L’influenza dei movimenti riformisti e revisionisti hanno deformato questo carattere rivoluzionario, trasformando questa giornata in festa interclassista e decomunistizzata.
Per questo credo sia importante, come ci ricorda la compagna Martenghi, tenere presente il ruolo centrale che ha avuto il Movimento Non Una di Meno. Un ruolo senza dubbio di risveglio e di lotta che ha portato molte giovani a scendere in piazza, anche se con dei limiti tra cui proprio il non riconoscere l’indissolubilità del legame tra rivoluzione per cambiare la società ed emancipazione femminile. Questo documento serve anche come strumento di riflessione e di comprensione, per far rivivere i valori di questa significativa giornata, trasmettendoli alle generazioni più giovani.
È estremamente essenziale l’excursus storico che contestualizza la giornata e ricostruisce parzialmente, ma efficacemente, lo sviluppo del movimento femminista. Punto evidenziato giustamente molte volte nel documento come abbiamo già accennato è proprio “l’intera questione femminile espressa dalla concezione socialista”, e quindi anche il legame strettissimo e necessario tra rivoluzione per cambiare la società ed emancipazione femminile, proprio del periodo rivoluzionario del 1917.
A fianco a questo importante elemento bisogna porre la stessa attenzione al discorso del Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi: “Vogliamo liberare la donna non solo sul piano materiale, che è primario e fondamentale, ma anche sul piano culturale, morale e spirituale”, assolutamente influente e totalmente in linea ai discorsi di Lenin, Stalin e Mao, soprattutto accentuando la doppia schiavitù della donna, giuridica e domestica, da cui deve essere completamente liberata. Un altro aspetto sottolineato è che “per non perdere fette consistenti di profitti e per non allargare il fronte degli oppositori” è lecito per gli sfruttatori mantenere in uno stato di subalternità le donne. Ecco perché, chiarisce il Segretario generale Giovanni Scuderi, “il PMLI è lo strumento fondamentale dell'emancipazione femminile”. 
In Italia ad oggi la situazione è vergognosa; la crisi si è aggravata a causa delle conseguenze della pandemia, che pesano sulle spalle delle donne, e che ne hanno aumentato il già esistente divario sia con gli uomini sia tra i paesi europei e l’italia. Quest’ultima che si qualifica al sessantatreesimo posto su 146 paesi, prendendo in considerazione il divario di genere.
Molto attuale e interessante è l’evento che è stato celebrato in molte testate nazionali e internazionali come una “svolta” progressista nei diritti delle donne, cioè la vittoria della neofascista Meloni come presidente del consiglio, solo perché donna. Tesi demolita dalla riflessione nell’editoriale, poiché “la Meloni, per la sua cultura e pratica neofascista maschilista, non può rappresentare le masse femminili”, di fatto non può rappresentare nessuna svolta positiva per l’emancipazione delle donne oppresse e sfruttate dal giogo maschilista e capitalista. Anzi come si vede dall’operato del governo la situazione femminile peggiora riducendo ancora una volta, tramite manovre politiche, la donna ad angelo del focolare, con l’unico scopo di “fare figli per la patria", di chiaro stampo mussoliniano. Anche sul diritto all’aborto è necessario prendere una posizione chiara e concisa, come è nella nostra linea, che di fatto è già largamente minato dall’introduzione dei medici obiettori di coscienza. Non aiutano in questo caso le dichiarazioni del segretario generale della CGIL Landini che in un'intervista di preparazione all'incontro della CGIL col Papa, al quotidiano “Avvenire”, glissò sul tema affermando che “la CGIL non ha mai promosso il diritto all'aborto che rimane una scelta dolorosa per ogni donna”. Per fortuna su questa dichiarazione sono piovute molte critiche sia dall'opposizione interna alla CGIL, ma anche dalla sua stessa maggioranza.
La natura neofascista del governo Meloni si rivela anche nell’istruzione, con l'inserimento del termine “merito” del ministro Giuseppe Valditara e le aggressioni neofasciste, come a Firenze.
Concordando con l'editoriale, ad oggi “Dobbiamo batterci con tutte le nostre forze per un lavoro vero che deve essere a tempo pieno, a salario intero, in presenza e sindacalmente tutelato per tutte le donne.” e fare un largo fronte unito per una “grande unità d’azione per tutelare gli interessi delle masse femminili”. 
Questi due documenti danno una gran forza alla voce delle masse femminili, invitano a una presa di posizione che sia compresa e riflettuta, quindi a una presa di coscienza, elemento fondamentale da risvegliare oggi, e basilare per far rivivere come giornata rivoluzionaria e di lotta ogni 8 Marzo.
 
Viva l’emancipazione della donna e del proletariato
di Gioè Valla
 
La storia della Giornata internazionale dell’otto Marzo è la nostra storia, la storia di chi lotta contro l’oppressione del capitale, di chi lotta contro la società borghese, contro il patriarcato ecc..
Insomma, il carattere storico originario dell’otto Marzo non è il femminismo liberale, ma bensì quello socialista, internazionalista e proletario; direttamente coinvolto nella lotta al capitalismo, che ha da sempre oppresso la donna, sul piano sociale, culturale e direttamente in quello materiale. Ci aiutiamo a capirlo gli interventi sul tema del compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, e la compagna Monica Martenghi, Responsabile della Commissione donne del PMLI.
La lotta delle donne, di qualsiasi età, cultura e religione deve avere il suo spazio nell’otto Marzo, in maniera figurativa in quel giorno, e di lotta continua gli altri 364 giorni!
la lotta delle donne deve necessariamente essere congiunta alla lotta delle masse oppresse, sulla scia della Rivoluzione d’Ottobre, la rivoluzione bolscevica sovietica distrusse le radici dell’oppressione e dell’ineguaglianza delle donna assai più profondamente fino ad oggi di nessun partito e/o rivoluzione.
La conquista del socialismo è la fine dell’oppressione della donna, metterebbe la parola fine al profitto della borghesia nel mantenere la donna schiava, nella sua subalternità, imprigionata nella cucina e strumentalizzata.
Tutte le sincere donne che non vogliono subire l’oppressione salariata e quella domestica devono combattere il capitalismo, devono prenderne innanzitutto coscienza e poi parteciparvi nella lotta. Per combattere e studiare come sconfiggere e cambiare il mondo, tutte le donne che vogliono combattere lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e l’uomo sulla donna dovrebbero unirsi al PMLI!
La lotta di tutta la parte del cielo femminile, deve essere un tutt'uno alla lotta contro il capitalismo, per il socialismo ed il potere politico del proletariato.
La donna proletaria deve lottare come l’uomo per emancipare la sua classe, ma con il vigore e la riscossa di 100 uomini, perché essa lotta per l’emancipazione sua e al contempo di quella maschile.
In Italia è tornato tramite le elezioni un governo che segue il dettame mussoliniano della triade “dio, patria e famiglia”, il governo neofascista Meloni rappresenta questa realtà. Lo dobbiamo combattere e abbattere. La necessità storica, la necessita’ per la sinistra di fare fronte unito, cosa che il PMLI invoca in continuazione. In questo concetto di fronte unito le donne devono muoversi nella medesima maniera.
La forza femminile deve essere quella di un pugno rosso; compatto, decisivo ed inevitabilmente comunista.
Viva la lotta al capitalismo! Viva l’8 Marzo! Viva il PMLI!

8 marzo 2023