Crescono i pericoli di guerra mondiale
Xi e Qin minacciano il conflitto con gli Usa
Washington: “Noi cerchiamo la competizione strategica con la Cina, non il conflitto”

 
Le relazioni Cina-USA dovrebbero essere determinate dagli interessi comuni e dalle responsabilità condivise dei due Paesi e dall'amicizia tra i due popoli, piuttosto che dalla politica interna degli Stati Uniti o dal maccartismo neo-isterico, dichiarava il ministro degli Esteri cinese Qin Gang il 7 marzo alla conferenza stampa tenutasi a margine della prima sessione del 14° Congresso nazionale del popolo (Anp), una dichiarazione che l'agenzia di stampa governativa Xinhua metteva in evidenza assieme alle considerazioni del ministro sulla politica di Pechino che sarebbe basata sui principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione vantaggiosa per tutti, principi che dovrebbero essere a suo dire alla base di un rapporto sano e stabile con gli Stati Uniti. Qin auspicava infine che l'amministrazione statunitense possa dissipare la sua ansia strategica basata sull'"inflazione della minaccia" e respingere la logica della Guerra Fredda. Il ritratto del diplomatico dedicato a una politica che respingeva con moderazione le forzature attribuite alla controparte americana dipinto dalla Xinhua era vero solo un parte, intanto perché indicava come modello quello delle relazioni sempre più strette, fino al partenariato strategico fra Cina e Russia, definite "forza trainante per il multilateralismo" che al momento è solo l'avallo del socialimperialismo cinese all'aggressione dell'imperialismno russo all'Ucraina; sia perché in altra parte della coferenza stampa Qin aveva usato altri ben altri toni, toni bellicisti fino alla minaccia di un conflitto con gli Usa. Che in altri termini erano stati espressi anche dal nuovo imperatore Xi nei suoi interventi alle sessioni di lavoro delll'Anp prima di ricevere la scontata conferma al seggio imperiale. Di fronte a questo fuoco di fila bellicista dei vertici del socialimperialismo cinese, il concorrente imperialista americano rispondeva negando l'evidenza, sorvolava come fossero roba da poco sulle sue provocazioni su Taiwan e la riorganizzazione e il rilancio delle alleanze militari dei paesi imperialisti dell'Ovest, dalla Nato all'Anzus, in funzione anticinese; dalla Casa Bianca partiva il solito ritornello che Washington cerca la competizione strategica con la Cina, non il conflitto; come se la competizione fatta parallelamente dai due schieramenti con portaerei e bombardieri nei mari asiatici fosse alla pari di schermaglie diplomatiche e non un passo verso lo scontro militare diretto tra il fronte dei paesi imperialisti dell'Ovest, schierati a difesa del primato mondiale del capofila Usa, e il fronte dei paesi imperialisti dell'Est guidato da Cina e Russia, con Pechino che vuol scalzare e sostituire Washinton nella leadership imperialista del mondo.
Il nuovo imperatore cinese Xi in vari interventi a Pechino sottolineava che l'ambiente esterno "è cambiato rapidamente e i fattori incerti e imprevedibili sono aumentati in modo significativo: in particolare l’Occidente, guidato dagli Stati uniti, sta attuando contro di noi un contenimento, un accerchiamento e una soppressione a tutto campo, ponendo sfide di una gravità senza precedenti allo sviluppo del nostro paese". Lo scontro tra Usa e Cina sarebbe arrivato quindi a una gravità senza precedenti e noi, ripeteva Xi, "dobbiamo mantenere la calma e la concentrazione, cercare il progresso mantenendo la stabilità, intraprendere azioni attive, unirci come una cosa sola" ma anche "osare nel combattere". A seguire si presentava a una riunione plenaria della delegazione dell'Esercito popolare di liberazione (PLA) durante la prima sessione del 14° Congresso nazionale del popolo, e al vertice militare presente ricordava la necessità di elevare più rapidamente le forze armate a "standard di livello mondiale" per far fonte ai rischi strategici, salvaguardare gli interessi strategici e realizzare gli obiettivi strategici della Cina nella nuova era. Che detto ai militari vuol dire costruire un esercito forte "per vincere guerre".
Neanche sei mesi fa, a fine settembre, l'allora ministro degli Esteri cinese Wang Yi, negli Usa per l'Assemblea generale dell'Onu, aveva messo in evidenza che “se gli Usa non cambiano rotta verso la Cina, il confronto diventerà conflitto”. La minaccia seguiva la di poco precedente provocazione dell'imperialismo americano messa in atto con la visita del 2 agosto a Taiwan della speaker democratica della Camera Pelosi: il governo cinese aveva risposto alla mossa provocatoria con una minacciosa presenza militare intorno all’isola senza precedenti. Wang Yi parlava apertamente di rischi di conflitto e suggeriva quale doveva essere la linea diplomatica da seguire nei rapporti cino-americani; "le relazioni Cina-Usa non devono essere semplicemente definite dalla concorrenza, perché questa non è la totalità o la corrente principale di questa relazione. Allo stesso tempo, la concorrenza dovrebbe avere dei limiti e, soprattutto, essere fair play. Dovrebbe essere condotta in conformità con regole ampiamente riconosciute e non essere ossessionata dal compromettere la capacità di sviluppo degli altri e negare loro i diritti e gli interessi legittimi. Abbiamo bisogno di una sana competizione che tiri fuori il meglio l’uno dall’altro, non una competizione feroce che miri alla morte l’uno dell’altro”. Ma a distanza di sei mesi siamo praticamente allo stesso punto.
Il nuovo ministro degli Esteri cinese Qin Gang sosteneva che "gli Stati Uniti affermano di voler competere con la Cina e non cercano il conflitto. In realtà, la loro cosiddetta competizione mira a contenere e sopprimere la Cina sotto tutti i punti di vista. Stati Uniti e Cina si avviano verso un conflitto e un confronto inevitabile se Washington non cambia approccio. Chi ne sopporterà le conseguenze catastrofiche?”.
Non è colpa nostra, ribaltavano la frittata dall'altra sponda del Pacifico, con John Kirby, portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, che senza alcun senso del ridicolo ripeteva che "cerchiamo una competizione strategica con la Cina. Non cerchiamo il conflitto. Puntiamo a competere e a vincere questa competizione con la Cina ma vogliamo assolutamente mantenerla a questo livello". E ripeteva che gli Stati Uniti rispettano la "politica di una sola Cina", ma intanto danno armi a Taiwan mentre avvertono la Cina di non fornire assistenza militare alla Russia a sostegno della sua guerra con l'Ucraina, pena serie conseguenze.
Da Pechino, quasi in un botta e risposta diretto, Qin rispondeva che "sotto la forte guida del Comitato centrale del PCC, con il compagno Xi Jinping al centro, metteremo in pratica il Pensiero di Xi Jinping sulla diplomazia, porteremo avanti le decisioni del 20° Congresso del PCC e sosterremo i nostri obiettivi di politica estera di salvaguardia della pace nel mondo e di promozione dello sviluppo comune. Affronteremo le sfide, ci assumeremo coraggiosamente le nostre responsabilità", che fa salire di livello lo scontro al momento ancora verbale fra i due schieramenti imperialisti che si disputano la leadership mondiale. Quanto alla loro preparazione alla guerra registriamo che la Cina aumenterà per l'ottavo anno consecutivo il bilancio delle spese militari, che a fine 2023 arriverà a oltre 300 miliardi di dollari, con l'obiettivo di costruire quella che Xi il 13 marzo ha definito la "Grande muraglia di acciaio"; al riarmo dei socialimperialisti di Pechino rispondevano nello stesso giorno gli imperialisti Usa con la richiesta presentata dall'amministrazione Biden al Congresso di approvare un bilancio per il Pentagono di 886 miliardi di dollari per l'esercizio fiscale 2024, con un aumento di 28 miliardi sul precedente. Si tratta della più alta richiesta fatta dalla Casa Bianca dai tempi della guerra di aggressione all'Afghanistan e all'Iraq. La proposta era accompagnata da un esplicito commento bellicista della vicesegretaria della Difesa Kathleen Hicks: "misureremo il successo in base a tutte le volte in cui la leadership della Repubblica popolare cinese si sveglierà con l'idea di lanciare un attacco ma poi dirà, 'oggi non è il giorno giusto'".

15 marzo 2023