Sì alla “maternità surrogata”
 
Benché non fosse contemplato nel ddl, il forcaiolo ministro del governo Renzi Alfano ha sostenuto che “la stepchild rischia veramente di portare il Paese verso l'utero in affitto, verso il mercimonio più ripugnante che l'uomo abbia saputo inventare” (intervista all'“Avvenire”, 6-1-2016).
L'obiettivo di Alfano chiaramente era distogliere l'attenzione dai punti veramente in discussione, ma probabilmente non si aspettava che sarebbe riuscito ad unire, sotto la sua bandiera non solo i reazionari più beceri, i cattolici di destra e buona parte del PD, ma persino parte della cosiddetta “sinistra” (come Fassina), le femministe di “Se non ora quando” e il partito falso comunista di Marco Rizzo. Tutti uniti in una sorta di armata Brancaleone in lotta contro la “maternità surrogata” perché, secondo loro, sarebbe una mercificazione del corpo femminile. Rizzo, addirittura tramite la Radio Vaticana, e altri intellettuali piccolo-borghesi hanno addirittura rispolverato Marx e la lotta di classe per portare acqua, invano, al mulino dell'oscurantismo clericale. Se non altro, si è aperto un dibattito che, siamo convinti, alla fine sancirà la sconfitta di chi vuole tirare indietro le ruote della storia sulla base di concezioni retrive e religiose.
Per “maternità surrogata”, chiamata incorrettamente anche “utero in affitto” per darle un tono ancora più discriminatorio e disumano, si intende la possibilità per una donna di partorire un figlio per conto di altri. In Italia è vietata, ma è già largamente praticata di fatto e, in certi Paesi, anche legalmente, dalle coppie eterosessuali.
Per noi marxisti-leninisti italiani, è un diritto che va riconosciuto sia alle coppie eterosessuali sterili che a quelle omosessuali, cioè a chi è biologicamente impossibilitato a generare figli, purché basata sulla libera scelta da parte delle donne e mai a scopo di lucro. Come nel caso dell'aborto e della fecondazione assistita, le donne devono avere il diritto di decidere da sole, accettando o meno di prestarsi alla gestazione per altri. Si nega tale diritto non per difendere le donne e la loro dignità, ma perché si vuole continuare a tenere la nascita, come la morte, vincolate al “mistero” e alle leggi divine e impedire che vengano poste sotto il controllo degli esseri umani. Devono peraltro essere facilitate le procedure per l'adozione, che va legalizzata anche per le coppie gay. Ovviamente, sotto il capitalismo, dove vige la legge della giungla del libero mercato, solo i più ricchi possono permettersi questa pratica ed esiste il pericolo che le donne proletarie e oppresse siano barbaramente costrette a “vendere” il proprio corpo. A ben vedere ciò vale anche per molti altri diritti, a partire dalla stessa adozione, per via delle differenze di classe che esistono nella società. La cultura individualista ed edonista del capitalismo può portare anche ad aberrazioni come la scelta della donatrice in base a caratteristiche fisiche come il colore degli occhi e dei capelli, come avviene negli Usa. Tutto questo è inaccettabile e deve essere rifiutato, battendosi per strappare leggi a tutela delle “madri surrogate”, in particolare affinché la pratica sia realizzata esclusivamente dalla sanità pubblica, non da cliniche private a caccia di profitti.
Si tratta di lottare per eliminare sia le condizioni economiche e sociali che possono portare allo sfruttamento delle donne povere, sia quelle che impediscono alle coppie etero e gay appartenenti alle classi oppresse di poter ricorrere alla surrogata. Siamo di fronte ad un'ulteriore prova che senza diritti sociali non ci possono essere diritti civili autentici per tutti. Ecco perché la battaglia per il matrimonio, l'adozione e la “maternità surrogata” anche per le coppie omosessuali è parte integrante e non in contraddizione con la lotta più generale per l'emancipazione del proletariato e dell'intera umanità.
(Dal documento del Comitato centrale del PMLI dal titolo “I diritti e le battaglie LGBT, il matrimonio e la materntà surrogata", Firenze 21 marzo 2016”)
 

29 marzo 2023