Spiccato dalla Corte penale internazionale dell'Aja
Mandato di cattura per Putin per crimini di guerra
Il nuovo zar è accusato di aver deportato dei bambini ucraini
Zelensky: “Una decisione storica”

 
Lo scorso 22 febbraio la Corte penale internazionale dell'Aja ha emesso un mandato di cattura contro il presidente della Federazione russa Vladimir Vladimirovič Putin e contro l'incaricata per i diritti dei minori della presidenza russa Marija Alekseevna L'vova-Belova, con l'accusa, rispettivamente, di avere ordinato e gestito il programma di adozione di migliaia di bambini ucraini, che la Corte ritiene siano stati sottratti alle famiglie di origine in territorio ucraino occupato dalle truppe del Cremlino e successivamente deportati in territorio russo.
Tali atti costituiscono - come ha spiegato il 17 marzo scorso in conferenza stampa il presidente della Corte, il giurista polacco Piotr Hofmański - crimini di guerra contro la popolazione ucraina, e la notizia del mandato di cattura – ha chiarito in quella sede lo stesso presidente – è rimasta coperta dal segreto “per tutelare vittime e testimoni” in quando l'indagine su tali illeciti – avrebbe chiarito il giorno successivo il procuratore presso la stessa Corte penale internazionale, l'avvocato britannico Karim Ahmad Kahn – è tuttora in corso e il mandato di cattura ha natura cautelare.
L'inchiesta giudiziaria è pienamente confermata da un recentissimo rapporto dell'Onu che ha documentato almeno 164 casi di minori ucraini trasferiti forzatamente nel territorio russo per venire adottati, ma si tratta di una stima in difetto, perché l'Ucraina stima il loro numero in circa 16 mila.
È dal 2014 – ossia da quando la Russia ha annesso la Crimea ed è scoppiata la crisi del Donbass - che centinaia di genitori ucraini denunciavano che gli invasori e i separatisti avevano strappato loro i figli, portandoli in Russia assieme ai bambini orfani dei territori occupati, e le denunce in tal senso si sono moltiplicate e sono diventate migliaia a partire dal 24 febbraio 2022, da quando cioè è iniziata l'invasione russa del territorio ucraino.
La Corte penale internazionale ha così potuto prendere atto dell'emanazione, da parte russa, di norme che concedono facilmente la cittadinanza russa ai minori e permettono arbitrariamente il loro inserimento in famiglie adottive in modo da creare una cornice giuridica attraverso la quale i bambini rimangono per sempre in Russia. I magistrati internazionali hanno accertato, altresì, che anche i trasferimenti che avrebbero dovuto essere temporanei sono diventati, di fatto, definitivi, perché le autorità russe hanno creato ad arte una serie di pretesti burocratici che hanno impedito ai genitori ucraini di mantenere i contatti con i figli, dei quali nel frattempo si sono perse le tracce.
Il presidente ucraino Volodymyr Oleksandrovyč Zelens'kyj ha salutato il mandato di cattura definendolo una “decisione storica”, mentre la portavoce del ministero degli Esteri russo, Marija Vladimirovna Zacharova, si è limitata a dire che la Russia non riconosce la Corte penale internazionale e la potentissima giornalista russa Margarita Simonovna Simon'jan ha messo in rilievo la difficoltà concreta che incontrerebbe qualsiasi Stato a disporre l'arresto del capo di Stato di una potenza nucleare come la Russia. Le affermazioni della Zacharova e della Simon'jan non sono semplice propaganda, e mettono in evidenza il fatto che la Corte penale internazionale può assicurarsi l'arresto di Putin solo ed esclusivamente con la collaborazione degli Stati e che quasi la metà degli Stati del mondo non riconoscono la Corte dell'Aja o perché non hanno firmato lo Statuto di Roma del 1998 – che è il trattato internazionale istitutivo dell'istituzione giudiziaria - o perché non lo hanno ratificato o perché si sono nel frattempo ritirati dalla firma o dalla ratifica: si pensi che Stati potenti come Cina, India, Pakistan, Indonesia, Turchia e Israele non hanno mai firmato lo Statuto, le Filippine si sono ritirate da firma e ratifica, gli Stati Uniti e la Russia hanno firmato ma successivamente ritirato la firma e l'Ucraina ha firmato ma mai ratificato lo Statuto. L'Ungheria, che pure ha firmato e ratificato lo Statuto di Roma, ha già fatto sapere attraverso il capo del governo Viktor Orbàn che non arresterà Putin in territorio ungherese.
Al di là, quindi, dell'effettiva e concreta cattura di Putin che appare allo stato attuale remota per non dire impossibile, rimane in piedi il fatto che il nuovo zar di Mosca deve essere considerato d'ora in poi un criminale di guerra, responsabile di atti gravissimi contro la popolazione civile, e particolarmente abominevoli in quanto si tratta di azioni perpetrati contro dei bambini che sono stati trasformati – secondo le autorevoli parole dell'avvocato Karim Ahmad Kahn – in “bottino di guerra”, un fatto inaccettabile per la coscienza civile del mondo intero.
Se, quindi, da un punto di vista giuridico la decisione è poco più che un atto formale privo di conseguenze, da un punto di vista politico essa, per usare le parole di Zelens'kyj, è “una decisione storica”, perché condanna l'imperialismo del nuovo zar Putin e le peggiori conseguenze di esso, che pregiudicano la popolazione ucraina più indifesa.

29 marzo 2023