Mattarella firma il decreto sul Ponte di Messina
E il ministro Salvini la magnifica come “opera green”
Lottiamo uniti contro la realizzazione di quest’opera inutile e disastrosa

Dal corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria del PMLI
Il 31 marzo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto sul ponte dello Stretto confermando in sostanza il testo approvato il 16 marzo scorso dal Consiglio dei ministri con la formula “salvo intese”.
Il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, riabilita per la realizzazione della faraonica opera pubblica, la fallimentare società Stretto di Messina trasformandola in una e vera e propria azienda “in house” poiché il nuovo assetto societario prevede la partecipazione di Anas, Rfi, delle Regioni Sicilia e Calabria e in una misura non inferiore al 51% di Mef e Mit. Prevista anche la costituzione di un Comitato scientifico di consulenza tecnica supervisione e indirizzo delle attività tecniche e progettuali.
“È una scelta storica, che apre a un’infrastruttura da record mondiale e dalla forte connotazione green: il ponte permetterà una drastica riduzione dell’inquinamento da CO2 e degli scarichi in mare”, ha commentato subito il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che non vedeva l’ora di attribuirsi la paternità dell’opera dopo oltre cinquant’anni di progetti e miliardi affondati nello Stretto a carico dei contribuenti. Un bel cambio di rotta visto che appena sei anni fa quando al governo c’era il “centro-sinistra”, il capo della Lega Salvini considerava il ponte sullo Stretto un’infrastruttura inutile e ricordava che “in Sicilia il 90% delle ferrovie è a binario unico e la metà dei treni viaggia a gasolio” e che mai avrebbe speso “qualche miliardo di euro per un ponte in mezzo al mare quando in Calabria e in Sicilia mancano queste cose”.
Secondo il Mit il progetto tecnico del “ponte sospeso” consiste in circa 8.000 mila elaborati e prevede una lunghezza della campata centrale tra i 3.200 e i 3.300 metri, a fronte di 3.666 metri di lunghezza complessiva comprensiva delle campate laterali. L’opera comprenderà 6 corsie stradali, 3 per ciascun senso di marcia (2 + 1 d'emergenza) e 2 binari ferroviari, per una capacità dell’infrastruttura pari a 6.000 veicoli/ora e 200 treni/giorno. Il progetto prevede inoltre l’utilizzo della rete ferroviaria per dare vita a un servizio di trasporto pubblico tra Reggio e Messina. Il ponte dovrebbe essere in grado di resistere a scosse sismiche pari a 7,1 magnitudo della scala Richter con un impalcato aerodinamico di “terza generazione” stabile fino a velocità del vento di 270 km/h.
Il costo complessivo stimato dal ministero dei Trasporti si aggirerebbe intorno ai 10 miliardi di euro e i lavori dovrebbero iniziare a giugno del 2024 per venire completati agli inizi del 2030. Insomma, altro che “opera green”, la costruzione del ponte ammazza l’ambiente e i conti pubblici oltre a favorire inevitabilmente la corruzione e l’infiltrazione mafiosa connaturate al marcio sistema economico capitalista.
Diversi studi hanno già ampiamente dimostrato che la realizzazione dell’inutile e pericolosa infrastruttura, in una zona ad elevato rischio sismico, oltre a deturpare il paesaggio non porta reali benefici alla popolazione riguardo i tempi di transito tra le due sponde come lo farebbe invece un radicale potenziamento del servizio pubblico su traghetti. La riduzione poi delle emissioni Co2 non è affatto scontata come sostiene arrogantemente e presuntuosamente il ministro Salvini, in un’area particolarmente fragile dal punto di vista ecosistemico in cui ci sono parecchie interferenze naturalistiche, geologiche, ambientali e paesaggistiche. A confermarlo è Aurelio Angelini, professore di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio all’università Kore di Enna.
Sarebbe senz’altro più utile e opportuno spendere quei miliardi per bonificare il fondale dello Stretto divenuto negli anni una vera e propria discarica sottomarina. Così come sarebbe utile ammodernare le reti stradali e ferroviarie in Sicilia e in Calabria ancora da Terzo mondo migliorando al contempo il sistema portuale. Per non parlare del carente e disastroso sistema idrico, della disoccupazione, della sanità e della questione migranti.
Nelle ultime ore i Verdi guidati dal deputato Angelo Bonelli hanno chiamato a raccolta il PD e il M5S per “fare insieme una dura lotta a quest’opera” che alla fine conviene solo alla borghesia italiana per incrementare la speculazione edilizia e finanziaria e per fare profitti.
Noi del PMLI invece estendiamo l’invito a tutti quei partiti sopratutto con falce e martello, agli anticapitalisti, nonché a tutti i comitati e alle associazioni ambientaliste “No ponte”, per creare un vasto Fronte unito in grado di mobilitare le masse popolari calabresi e siciliane nelle piazze e affossare definitivamente il decreto del governo neofascista Meloni impedendo così la costruzione di quest’opera inutile e disastrosa. Noi ci stiamo, poi ognuno proseguirà per la sua strada.
Lottiamo uniti contro il Ponte di Messina!
Buttiamo giù da sinistra il governo neofascista Meloni!

5 aprile 2023