Tre detenuti legati e picchiati in cella
Torture al carcere di Biella
Arresti e trasferimenti per gli agenti

 
Ventotto appartenenti al corpo di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Biella - tra i quali il commissario Antonio Pisa, che è finito agli arresti domiciliari, mentre alcuni sono stati sospesi dal servizio e altri trasferiti in altri istituti di pena - sono finiti sotto indagine da parte della Procura della Repubblica, che contesta a sei di loro il reato di tortura ai danni di detenuti e agli altri 22 il reato di omessa denuncia in quanto, pur avendo assistito alla commissione di tali fatti costituenti reato, non hanno informato l'autorità giudiziaria.
Gli episodi contestati riguardano tre detenuti del carcere piemontese che la scorsa estate, in base alla ricostruzione dei magistrati, sono stati legati, gettati in cella e poi picchiati dagli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria.
Uno di essi, un georgiano arrestato per furto, dopo essere arrivato in carcere piuttosto agitato fu sdraiato a forza nel corridoio e successivamente gli furono bloccate gambe e braccia con delle corde, e il fatto è stato documentato dalle telecamere. Alcuni assistenti della polizia penitenziaria protestarono per il trattamento inflitto al detenuto ma il commissario Pisa, che dirigeva l'operazione, li fece allontanare da altri suoi sottoposti. Altri due detenuti, entrambi marocchini, hanno riferito alla Procura che dopo averli riempiti di botte alcuni assistenti della polizia penitenziaria gli proposero di comprare della droga da essi stessi fornita, dando in cambio la fede nuziale. Sul coinvolgimento di appartenenti alla polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Biella nel traffico di stupefacenti, cellulari e schede telefoniche è in corso, peraltro, un'altra indagine da parte della Procura, e c'è già un arrestato, con probabili ulteriori sviluppi.
Nel frattempo, interrogati dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Biella, alcuni dei sei operatori della polizia penitenziaria direttamente coinvolti nelle torture hanno fatto parziali ammissioni cercando improbabili giustificazioni mentre molti degli altri 22 non direttamente coinvolti hanno riferito quanto hanno effettivamente visto.
La scoperta delle torture nel carcere di Biella segue di poche settimane l'inchiesta, per fatti analoghi, relativa alla casa circondariale di Ivrea, e nel corso degli anni indagini della magistratura hanno scoperto che anche negli istituti di pena di Ferrara, San Gimignano, Torino, Palermo, Milano, Melfi, Santa Maria Capua Vetere, Pavia e Monza la polizia penitenziaria non si faceva scrupoli di infierire sui detenuti.
Tutte le inchieste menzionate – e sono solo ed esclusivamente quelle relative alle carceri - sono, ovviamente, successive all'introduzione, nel 2017, dell'articolo 617 bis del codice penale ossia del reato di tortura nell'ordinamento giuridico italiano, mentre molti altri procedimenti penali sono stati aperti da allora a carico di appartenenti ad altri corpi di polizia, statali e locali, per fatti di tortura.

5 aprile 2023