Risoluzione della Direzione del Partito Comunista (Svizzera)
Quello del Credit Suisse è il fallimento di un’élite che mina la stabilità economica della Confederazione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo in ampi estratti la risoluzione della direzione del Partito Comunista (Svizzera) del 24 marzo 2023.
 
Il Partito Comunista ha appreso con sgomento, ma non con sorpresa, della situazione venutasi a creare con il crollo dell’istituto finanziario Credit Suisse e la conseguente acquisizione da parte di UBS.
Il processo di concentrazione dei capitali nel settore finanziario (e non solo) è una dinamica in continuo sviluppo ed è intrinseca al sistema economico in cui viviamo; una dinamica che vede i grandi colossi assorbire progressivamente le altre realtà, costituendo posizioni sempre più di monopolio.
Il governo svizzero, come già in passato con il salvataggio di UBS del 2008, si è dimostrato complice degli avidi e incapaci manager dell’istituto finanziario, attivandosi immediatamente per cercare di salvare la situazione con l’utilizzo di soldi pubblici, senza alcuna contropartita, né di tipo finanziario (da poi reinvestire a favore della collettività) né di tipo occupazionale (a garanzia dei posti di lavoro). Il tutto si traduce quindi in un vero e proprio affare solo per UBS.
Occorre quindi fare immediata chiarezza sull’utilizzo effettivo dei 9 miliardi di franchi garantiti dalla Confederazione: è scandaloso, infatti, che fra le due parti - Confederazione e vertici UBS - vi siano ancora oggi interpretazioni diverse di tale accordo.
Il Partito Comunista pretende che il Consiglio federale ponga al primo posto gli interessi dei contribuenti svizzeri e dei lavoratori di Credit Suisse.
Il nuovo “mostro” finanziario UBS, scaturito da questa acquisizione, non può essere visto come la soluzione ad un problema, ma bensì come un problema che si è aggravato. La sua posizione dominante lo porterà a dettare liberamente la linea al mercato finanziario svizzero; alla faccia di quella tanto decantata “libera concorrenza”, principio su cui i nostri governanti vorrebbero basare il nostro ordinamento economico!
Il Partito Comunista deplora inoltre l’ennesimo abuso del diritto d’urgenza per superare il processo democratico di consultazione del Parlamento svizzero, già avvenuto con la pandemia e le sanzioni.
A seguito di questa situazione il Partito Comunista esprime le seguenti rivendicazioni:
 La rassicurazione, da parte di UBS, non solo del salvataggio dei posti di lavoro e di un adeguato piano sociale, ma anche il risarcimento dei soldi pubblici nei prossimi anni sotto forma di tassa sui dividendi oppure - nel caso in cui UBS decidesse nel prossimo futuro di vendere quello che rimane di Credit Suisse - sotto forma di tassa sul ricavo della vendita.
 Un celere intervento giudiziario contro i manager responsabili di Credit Suisse, la riscossione retroattiva dei bonus elargiti e per i colpevoli il divieto di esercitare in futuro altre attività in ambito finanziario in Svizzera.
 La scorporazione, sotto controllo e vigilanza pubblica, delle attività sane di Credit Suisse con sede in Svizzera e che coinvolgono attività di residenti e aziende svizzere, e il loro passaggio di gestione e proprietà alle banche cantonali svizzere.
 Il passaggio dei dipendenti di Credit Suisse attivi nel settore delle attività svizzere alle strutture delle banche cantonali e la garanzia di un piano sociale per il ricollocamento del personale per i prossimi anni.
 Il rafforzamento delle banche pubbliche cantonali per contrastare il nuovo strapotere di UBS sul mercato finanziario, garantendo loro condizioni privilegiate.
 L’obbligo della diversificazione delle attività estere per gli istituti finanziari. Non stupisce infatti che sia stata proprio l’estrema dipendenza da attività estere malgestite, principalmente negli Usa, che hanno provocato diversi scandali, una delle cause principali della crisi di Credit Suisse.
 L’abolizione dello statuto di “indipendenza” della Banca Nazionale Svizzera. Ancora una volta si è avuta la dimostrazione di come la tanto invocata “indipendenza” della BNS serva unicamente a perseguire interessi antipopolari: nel giro di pochi mesi la BNS ha deciso di non distribuire a Confederazione e Cantoni qualche miliardo di franchi (con gravi conseguenze sociali che pagherà la popolazione!) per poi invece, dopo poche settimane, essere disposta ad aprire una linea di credito di 50 miliardi per UBS!

12 aprile 2023