Con l'aggiornamento del concetto di politica estera anche l'imperialismo russo si prepara alla terza guerra mondiale
Il nuovo zar Putin: “Il concetto di politica estera costituisce una solida base dottrinale per ulteriori attività nell'area internazionale”. Lavrov, suo braccio destro: “Le mosse anti-russe degli Stati ostili saranno coerentemente e, se necessario, decisamente fermate. I progressi rivoluzionari nella sfera internazionale hanno ricevuto un notevole impulso con l'inizio dell'operazione militare speciale”.

Il 31 marzo il presidente russo Putin ha annunciato di aver firmato un decreto esecutivo per approvare l'aggiornamento del concetto di politica estera della Federazione russa. L'annuncio è stato dato in videoconferenza con i membri permanenti del potente Consiglio di sicurezza russo presieduto dallo stesso Putin, tra cui il vicepresidente Medvedev e il segretario Patrushev, il primo ministro Mishustin, il ministro degli Esteri Lavrov, quello della Difesa Shoigu, il presidente della Duma e i vertici dei servizi segreti federale ed estero. Si tratta di un documento che, secondo il nuovo zar, tiene conto dei “radicali cambiamenti negli affari internazionali [che] ci hanno costretto a rivedere seriamente i nostri principali documenti di pianificazione strategica”, e che costituisce “una solida base dottrinale per ulteriori attività nell'arena internazionale”.
Quali siano queste attività dell'imperialismo neozarista russo le ha delineate in un breve intervento Lavrov, riassumendo i concetti principali di questo documento di pianificazione strategica, che aggiorna il precedente documento risalente al 2016 al nuovo scenario mondiale che sta emergendo dopo la criminale invasione russa dell'Ucraina e il rapido accumularsi dei fattori di scontro globale tra gli imperialismi dell'Ovest e dell'Est per l'egemonia mondiale. Fattori che però il ministro non vede come forieri di un possibile olocausto nucleare mondiale ma spaccia ipocritamente come “progressi rivoluzionari nella sfera internazionale che hanno ricevuto un notevole impulso con l'inizio dell'operazione militare speciale”.
 

Minacce e segnali di guerra imminente
Ma anche se egli ha cercato di enfatizzare questa visione truffaldina della “mutata realtà geopolitica” che la terribile guerra scatenata nell'Est Europa avrebbe positivamente favorito, vantando a tal proposito un'“importante revisione strutturale” dell'economia globale, con la “ridistribuzione del potenziale di crescita a favore di nuovi centri di crescita [che] sta portando alla creazione di un ordine mondiale multipolare”, e la prospettiva di un “ordine mondiale più equilibrato e più giusto”, pure tutto il suo discorso trasudava invece di sinistre minacce e di segnali eloquenti confermanti in realtà che l'imperialismo russo si sta preparando e armando per fiancheggiare il socialimperialismo cinese nel sempre più imminente confronto militare con l'imperialismo occidentale.
È in questo senso che vanno lette le sue sottolineature di certi passaggi appositamente scelti del documento, come quello che indica negli Stati Uniti “il principale artefice e veicolo della politica antirussa”, e nella politica dell'Occidente nel suo complesso, “un nuovo tipo di guerra ibrida”, avvertendo il mondo che “le mosse anti-russe degli Stati ostili saranno coerentemente e, se necessario, fermamente fermate”. Così come quei passaggi in cui si teorizza la legittimità dell'uso della forza e della guerra di aggressione “per autodifesa”, ovvero “per respingere o prevenire un attacco armato alla Russia e ai suoi alleati”. Che poi è un argomento usato per giustificare l'invasione di un Paese sovrano come l'Ucraina in flagrante violazione del diritto internazionale.
 

Esaltazione della Russia come superpotenza nucleare
Quello di pianificazione strategica è infatti un corposo documento di 76 punti, divisi in vari sottopunti e raggruppati in 6 capitoli, che delinea e sistematizza gli interessi nazionali dell'imperialismo russo, i suoi obiettivi strategici e le aree prioritarie di intervento della sua politica estera, ma anche economica e militare. E questo a cominciare dalle disposizioni generali esposte nel primo capitolo, che esaltano la Russia come una “nazione-civiltà unica e vasta potenza eurasiatica ed euro-pacifica che riunisce il popolo russo e altri popoli appartenenti alla comunità culturale e civilizzata del russo mondo”; nonché “una delle due maggiori potenze nucleari e il successore (personalità giuridica continua) dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS)”. Non disdegnando cioè di ammantarsi della gloria della vituperata Unione Sovietica, conquistata con la vittoria sul nazifascismo, la costruzione dell'Onu e il contributo all'eliminazione del colonialismo, pur di esaltare il posto nel mondo della Russia imperialista attuale come una superpotenza portatrice di una “speciale responsabilità per il mantenimento della pace e della sicurezza globale e regionale”, e che “svolge una missione storicamente unica mirata al mantenimento dell'equilibrio di potere globale e alla costruzione di un sistema internazionale multipolare”.
Nel secondo capitolo il documento traccia un quadro del mondo di oggi e delle sue grandi tendenze di sviluppo, partendo dalla tesi che “la formazione di un ordine mondiale multipolare più equo è in corso”, spinto anche dalla crisi della globalizzazione economica, con la trasformazione strutturale dell'economia mondiale e l'aumento di sovranità e competitività delle potenze mondiali non occidentali e di paesi leader regionali, che però è frenato dai paesi occidentali “abituati alla logica del dominio globale e del neocolonialismo”. Il che è alla base dei conflitti “in una serie di regioni strategicamente importanti”, e gli Usa e i loro satelliti ne sono i principali responsabili, utilizzando l'intervento russo in Ucraina “come pretesto per aggravare la politica anti-russa di lunga data e scatenare un nuovo tipo di guerra ibrida”: “In risposta alle azioni ostili dell'Occidente, la Russia intende difendere il suo diritto all'esistenza e alla libertà di sviluppo con tutti i mezzi disponibili”, minaccia a questo riguardo il documento ventilando anche il ricorso alle armi nucleari.
 

Gli interessi nazionali e le priorità della Russia
Il terzo capitolo contiene una lunghissima lista degli interessi nazionali in politica estera della Russia. Alcuni di questi potrebbero anche ingannare i popoli circa le reali intenzioni della Russia, se non ci fosse stata l'invasione dell'Ucraina, alla luce della quale assumono invece un senso ipocrita e grottesco, come “rafforzare la pace e la sicurezza internazionale”, “rafforzare le basi giuridiche delle relazioni internazionali”, “plasmare un ordine mondiale equo e sostenibile”, e perfino “stabilire rapporti di buon vicinato con gli Stati contigui e contribuire alla prevenzione e all'eliminazione delle tensioni e dei conflitti nei loro territori”.
Per cui risaltano ancor più torvi e minacciosi gli interessi smaccatamente nazionalisti, xenofobi e sciovinisti da superpotenza, quali ad esempio “proteggere le entità russe dall'invasione illegale straniera” e “dall'influenza informativa e psicologica distruttiva”, “promuovere i valori morali e spirituali russi tradizionali”, e soprattutto “garantire gli interessi della Russia negli oceani, nello spazio e nello spazio aereo del mondo” e “nello spazio dell'informazione internazionale”.
Nel quarto capitolo il documento elenca le priorità della politica estera della Federazione russa. Esso è suddiviso in diversi sottocapitoli che trattano in modo dettagliato ogni aspetto della politica estera, come il nuovo ordine mondiale, il diritto nelle relazioni internazionali, la pace, la sicurezza e la cooperazione internazionali, gli interessi strategici della Russia, la tutela dell'ambiente e della salute globali, la protezione dei cittadini e delle organizzazioni russe. Qui più che altrove si misura la discrepanza tra le affermazioni di principio, a parole antiegemoniche e progressiste, e le reali intenzioni di tutt'altro genere, cioè neozariste, espansioniste e imperialiste del Cremlino. Del resto, dopo aver chiamato “operazione militare speciale” la brutale aggressione e invasione dell'Ucraina, il nuovo zar si è dimostrato un maestro insuperabile dell'imbroglio e della menzogna.
Da una parte infatti si sostiengono principi come l'uguaglianza tra gli Stati, il rifiuto dell'egemonia, la non ingerenza, il diritto e la cooperazione internazionale, l'indivisibilità della sicurezza, la non imposizione di modelli politici, il rafforzamento del ruolo dell'Onu e così via (tutti principi violati tra l'altro con l'invasione dell'Ucraina!), e dall'altra ci si muove in realtà proprio in quella logica imperialista dei blocchi e della “nuova guerra fredda” che si condanna a parole. Come emerge dai proponimenti di “eliminare le vestigia del dominio degli Stati Uniti e di altri Stati ostili negli affari globali”, e di rafforzare tutti gli organismi internazionali alternativi e/o competitivi con il blocco egemonico occidentale, quali “l'associazione interstatale dei BRICS, l'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO), la Comunità degli Stati indipendenti (CSI), l'Unione economica eurasiatica (EAEU), l'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO), il RIC (Russia, India, Cina) e altre associazioni interstatali e organizzazioni internazionali, nonché meccanismi a forte partecipazione russa”.
 

Teorizzate la “guerra preventiva” e le “risposte asimmetriche”
Riguardo al proclamato rispetto del diritto internazionale si sostiene in realtà che gli standard giuridici “dovrebbero basarsi sul libero arbitrio degli Stati sovrani” e su una “maggiore sostenibilità” (una sorta di sovranismo giuridico, insomma), escludendo in ogni caso “misure coercitive unilaterali internazionali” (leggi sanzioni), sulle quali comunque la competenza esclusiva deve spettare al Consiglio di sicurezza dell'Onu (in cui la Russia ha il diritto di veto). Quanto alla pace e alla sicurezza internazionale, Putin e i suoi gerarchi pretenderebbero di imporre una loro reinterpretazione dell'articolo 51 della Carta dell'Onu (che consente agli Stati l'uso della forza per autodifesa da un'aggressione esterna), allargandolo anche alla “prevenzione” di un attacco armato alla Russia (così da includere anche interventi armati come quello contro l'Ucraina), e riservandosi di adottare in risposta “misure simmetriche e asimmetriche”, ovvero anche con armi nucleari a fronte di attacchi con armi convenzionali.
Anche riguardo alla tutela nazionale e globale dell'ambiente, a cui dice di voler contribuire (ma rifacendosi solo al sorpassato accordo sul clima di Parigi del 2015), l'imperialismo russo si contraddice in pieno rifiutando “interferenza negli affari interni degli Stati e limitazione della sovranità degli Stati in relazione alle loro risorse naturali”, e ribadisce “il diritto di ogni Stato di scegliere per sé i meccanismi e i metodi più adatti di protezione ambientale e di adattamento ai cambiamenti climatici”.
Il documento riserva al governo anche il diritto di “intraprendere azioni esecutive e misure economiche speciali” contro gli Stati stranieri che commettono “atti ostili contro cittadini e organizzazioni russe”, e di sostenere i suoi connazionali all'estero “nei loro stati di residenza, principalmente in stati ostili, nel preservare la loro identità culturale, linguistica e spirituale russa e i loro valori morali e legami con la loro Patria storica”. Un articolo che sembra scritto apposta per crearsi pretesti interventisti come quelli in Crimea e nel Donbass, o in altre regioni limitrofe in futuro secondo il disegno neozarista di Putin. Tant'è vero che, copiando ciò che fanno abitualmente gli imperialisti americani e occidentali, il documento sancisce anche il diritto della Russia di “intraprendere azioni contro Stati stranieri e le loro associazioni, funzionari stranieri, organizzazioni e cittadini coinvolti in violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.
 

La proiezione globale dell'imperialismo russo
Nel quinto capitolo il documento tratta in maniera altrettanto dettagliata della politica verso gli Stati vicini e verso tutte le sfere di influenza planetarie su cui l'imperialismo russo intende giocare un ruolo da protagonista, da solo o con altri partner, in competizione diretta con gli Usa e i suoi partner occidentali. Verso gli Stati vicini proclama di voler “prevenire e risolvere i conflitti armati”, compresa “la prevenzione dell'istigazione di "rivoluzioni colorate" e altri tentativi di interferire negli affari interni degli alleati e dei partner della Russia”, ai quali assicura la sua protezione “in qualsiasi scenario militare e politico del mondo”, intensificando anche “i processi di integrazione che servono gli interessi della Russia”, come la cooperazione strategica con la Bielorussia e le repubbliche di Abkhazia e Ossezia del Sud, e il rafforzamento di organismi come la CSI, la CSTO e la EAEU.
Nell'Artico si propone di difendere “i propri diritti sovrani” contro gli “atti di Stati ostili volti alla militarizzazione” della regione. Nel continente eurasiatico si propone in primo luogo di rafforzare il partenariato globale con la Cina e la costruzione di un partenariato strategico con l'India, oltre a rafforzare la SCO e partecipare alla Nuova Via della seta. Nella regione Asia-Pacifico intende aumentare la cooperazione con gli Stati dell'ASEAN e “contrastare le politiche volte a tracciare linee di divisione nella regione”, vale a dire le iniziative dell'imperialismo rivale, come l'AUKUS, il QUAD e le altre alleanze politico-militari a guida Usa per circondare la Cina.
Verso il mondo islamico intende sviluppare la “cooperazione” con l'Iran, assicurare un “sostegno completo” alla Siria e costruire partenariati con Turchia, Arabia saudita, Egitto e altri Stati della regione, promuovendo anche una “normalizzazione interaraba” dei rapporti, e anche di questi nei confronti di Israele. Mentre per la Palestina si limita ad auspicare una non meglio precisata “soluzione globale e duratura” del problema.
In Africa l'imperialismo putiniano conferma la sua strategia di penetrazione ammantandola dietro una falsa “solidarietà con gli Stati africani nel loro desiderio di un mondo policentrico più equo” e contro le “sofisticate politiche neocoloniali di alcuni Stati sviluppati”, sostenendone “la sovranità e l'indipendenza” anche attraverso “la cooperazione militare e tecnico-militare”, come infatti sta facendo in Libia e nell'Africa sub-sahariana con le truppe mercenarie della famigerata Wagner. La stessa “cooperazione militare e tecnico-militare” che propone agli “Stati latinoamericani interessati sotto la pressione degli Stati Uniti e dei suoi alleati nel garantire la sovranità e l'indipendenza”, e in particolare a Brasile, Cuba, Nicaragua e Venezuela, come moneta di scambio per aprirsi una breccia nel “cortile di casa” dell'imperialismo rivale. Perfino nell'Antartide l'orso russo si propone di espandere “la sua presenza nella regione”.
Quanto all'Europa, pur prendendo atto che attualmente “la maggior parte degli Stati europei persegue una politica aggressiva nei confronti della Russia”, il documento tende ad attribuire agli Stati Uniti (quale “principale ispiratore, organizzatore ed esecutore dell'aggressiva politica anti-russa dell'Occidente collettivo”), e ai “loro singoli alleati” (gli altri Stati anglosassoni, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda) la causa della rottura dei rapporti con la Federazione russa. Proponendo come alternativa di “creare le condizioni per la cessazione delle azioni ostili” e la “formazione di un nuovo modello di convivenza” in Europa; e cercando in questo modo di inserire un cuneo all'interno dello schieramento imperialista occidentale e dell'Alleanza atlantica per acuire le contraddizioni tra l'imperialismo europeo e quello angloamericano. Contraddizioni che del resto si sono manifestate ancora una volta con la visita di Macron in Cina.

Aumentano i fattori verso una nuova guerra mondiale
Il documento di pianificazione strategica rivela dunque che l'imperialismo putiniano punta non solo a ricreare l'impero zarista a livello eurasiatico, ma ambisce anche a proiettarsi a livello globale facendo valere quantomeno la sua forza di superpotenza nucleare. Questa ambizione è confermata ed enfatizzata anche nel sesto e ultimo capitolo, dove si specificano i ruoli di potere nella formazione e attuazione della politica estera, con il nuovo zar Putin in cima alla piramide e il Consiglio di sicurezza della Federazione russa e il ministro degli Affari esteri alla sua base e che rispondono direttamente a lui.
Anche se va detto che la sua forza sul piano della capacità di guerra convenzionale appare alquanto ridimensionata dai rovesci militari sul campo subìti in Ucraina e le sue ambizioni globali sono sempre più dipendenti, in maniera subordinata, da quelle del socialimperialismo cinese, in ogni caso la politica espansionista, guerrafondaia ed egemonica dell'imperialismo russo, confermata e sviluppata nell'aggiornamento del concetto di politica estera, si aggiunge ai fattori che si stanno rapidamente accumulando verso una terza guerra mondiale. Tra cui, solo per citare i due più recenti e pericolosi, l'ingresso della Finlandia nella NATO, che estende enormemente il confine di contatto tra l'Alleanza atlantica e la Russia, e le minacciose manovre aeronavali cinesi intorno a Taiwan in risposta alle provocazioni statunitensi, che fanno di quella regione il sempre più probabile scenario dello scontro militare globale tra gli imperialismi dell'Ovest e dell'Est.
Come indica il Segretario generale Giovanni Scuderi, nell'editoriale del 3 aprile 2023 per il 46° anniversario della fondazione del PMLI: “Il nostro auspicio è che il proletariato si affretti a imboccare la via del socialismo e del potere politico, anche perché la situazione internazionale, dopo la criminale aggressione dell'Ucraina da parte del nuovo zar Putin per ripristinare l'impero zarista, si fa sempre più incandescente a causa delle contraddizioni crescenti tra l'imperialismo americano e il socialimperialismo cinese. Da un qualsiasi incidente potrebbe scaturire la terza guerra mondiale, che il proletariato italiano potrebbe evitare solo se è al potere. Altrimenti non potrà che insorgere, alla testa delle masse popolari, per impedire che l'Italia venga coinvolta nella terza guerra mondiale”.

12 aprile 2023