Incontro trilaterale tra Xi, Macron e von der Leyen a Pechino
Un buco nell'acqua sull'Ucraina. Macron rilancia il ruolo di superpotenza militare dell'imperialismo europeo

 
La questione della guerra in Europa accesa dall'aggressione del nuovo zar Putin all'Ucraina era il tema principale che concentrava l'attenzione dei paesi imperialisti occidentali sul tavolo dell'incontro trilaterale che si è svolto il 6 aprile a Pechino tra il presidente cinese Xi Jinping, il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Layen. Un tema però liquidato con le consuete e rituali formulette diplomatiche a favore di una generica pace che se non è realizzata col ritiro dell'aggressore russo diventa una copertura dell'occupazione delle regioni ucraine, come contempla il cosiddetto piano di pace presentato da Pechino; l'argomento era chiuso con l'assicurazione cinese che il presidente Xi avrebbe chiamato il suo omologo ucraino Zelensky. Che a dire il vero attende la chiamata annunciata dopo la visita del 20 marzo di Xi a Mosca. Al presidente cinese non interessava andare oltre sull'argomento, alla von der Leyen interessava sostanzialmente ripetere il monito di Washington a Pechino di non aiutare militarmente la Russia; Macron cercava spazio accreditando qualche possibilità alla "mediazione" cinese ma le sue aspettative erano bocciate in partenza dal commento negativo di Putin che come lo aveva freddato nel suo viaggio inutile al Cremlino alla vigilia dell'aggressione lo liquidava adesso dichiarando che attualmente non vede prospettive di pace in Ucraina. La missione europea a Pechino sull'Ucraina produceva un buco nell'acqua e finiva emarginata nei comunicati ufficiali.
Ben altra enfasi hanno avuto gli incontri e gli accordi fra Pechino e Parigi durante la visita di stato di tre giorni del presidente francese in prossimità del 60 esimo anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Francia. Una visita che rilanciava la collaborazione tra i due paesi, una collaborazione non solo bilaterale ma parte importante delle più ampie e consolidate relazioni UE-Cina. E di fronte a Macron e alla Von der Layen Xi ha tenuto a ribadire che la politica europea della Cina rimarrà stabile a lungo termine, che la Cina continuerà a considerare l'Europa come un polo indipendente in un mondo multipolare e che le relazioni Cina-UE non sono rivolte a terzi, subordinate a terzi, né dipendono da qualsiasi terza parte. Detto con altre parole il socialimperialismo cinese dice che l'Ue non sarebbe una appendice di una terza parte, leggi l'imperialismo americano, e traduce questa considerazione in un esplicito invito a non seguire pedissequamente le orme di Usa e Nato, a partire dalla guerra in Ucraina fino all'indopacifico. Pechino cerca di infilarsi nelle contraddizioni interimperialiste occidentali per separare la Ue dagli Usa. E ha tra le altre una determinante arma nelle relazioni economiche sempre più ampie costruite con la politica della Nuova via della Seta.
Poiché nel 2023 ricorre il 20° anniversario dell'istituzione del partenariato strategico globale Cina-Ue, si affermava a Pechino che la Cina è pronta a collaborare con l'Ue per rivitalizzare gli scambi a tutto tondo e ad alto livello, promuovere la cooperazione presentata come reciprocamente vantaggiosa in vari settori.
Un argomento sul quale Macron è molto sensibile tanto che nella sua missione a Pechino era accompagnato da oltre 50 dirigenti d'azienda, tra cui quelli di Airbus, che hanno firmato un accordo per la consegna di 160 aerei, Alstom e il gigante dell'elettricità EDF. E ha siglato una serie di nuovi accordi commerciali mentre ripeteva che era necessario approfondire continuamente il partenariato strategico globale UE-Cina. Una posizione ripresa anche dalla von der Layen che nei rapporti con la Cina segue una linea più filoatlantica tanto che prima di partire per Pechino aveva in varie occasioni sottolineato la necessità di rivedere vari accordi con la Cina per cominciare a prendere misure a favore della cosiddetta “riduzione del rischio”, una versione moderata della decisa riduzione delle relazioni economiche e commerciali promossa da Washington che incita gli alleati imperialisti occidentali a diversificare le catene commerciali e proteggere la sua tecnologia, a non costruire pericolosi legami di dipendenza con i paesi dello schieramento imperialista dell'Est, vedi quello del gas con la Russia.
L'imperialismo europeo si barcamena tra fedeltà atlantica e affari con la Cina. A fine marzo era stato in visita a Pechino il premier spagnolo Pedro Sanchez per "scoprire di persona" il progetto di Xi per la pace in Ucraina, affermando che il documento ha degli spunti interessanti, che a quanto pare lui vede ma non i diretti interessati, il governo di Kyiv. In fondo a Sanchez interessava più sostenere che "la Cina è un attore globale e la sua voce deve essere ascoltata” e mentre ascoltava, firmava una nuova serie di accordi commerciali.
Xi a Pechino aveva completato una lunga serie di incontri diplomatici iniziata a fine marzo con la visita del nuovo presidente brasiliano e amico di vecchia data Lula, segnata dal consueto binomio tra sintonia politica e affari. La von der Leyen tornava a Bruxelles probabilmente con qualche medaglia in più sul petto a favore della sua ipotizzata candidatura ai vertici Nato per il dopo Stoltenberg. Macron utilizzava lo scenario della visita a Pechino per rilanciare la sua posizione a favore di una linea imperialista per conto proprio dell'Ue.
In una intervista volante durante il viaggio di ritorno a Parigi sosteneva che "gli ucraini resistono e noi li aiutiamo. Questo non è il tempo dei negoziati, anche se li si prepara e bisogna piantarne le fondamenta". Ma la sua preoccupazione maggiore era il pericolo nel quale rischierebbero di restare stritolati i paesi europei "preda del disordine mondiale e di crisi non nostre", ridotti a ruolo di "vassalli" di altre potenze mondiali nella "logica dei blocchi contrapposti". "Noi europei dobbiamo svegliarci. La nostra priorità non è quella di adattarci all’agenda degli altri in qualsiasi regione del mondo, serve una terza via", dichiarava Macron, "se c’è un’accelerazione della deflagrazione del duopolio (Usa-Cina,ndr), non avremo né il tempo né i mezzi per finanziare la nostra autonomia strategica e diventeremo dei vassalli. Se abbiamo qualche anno per costruirlo, possiamo invece essere il Terzo polo" dell’ordine mondiale. E a sostegno di questa posizione contro la riduzione a vassalli degli Usa dei paesi europei, Macron dichiarava apertamente che "noi europei non abbiamo interesse a un’accelerazione su Taiwan", a seguire l'imperialismo americano nel braccio di ferro con la Cina nell'indo-pacifico.
Ricordando che fin dall'inizio del suo primo mandato aveva lanciato col discorso della Sorbona l'idea di costruire una “sovranità europea” in campo industriale, tecnologico e militare, rilanciava indicando quale necessaria "battaglia dell’Europa" quella dell’autonomia strategica. Una autonomia nella quale diventa sempre più importante il riarmo dell'imperialismo europeo perché "se la storia accelera, serve in parallelo che acceleri l’economia di guerra europea", spronava il bellicista Macron.

12 aprile 2023