L'editoriale di Scuderi: La questione del potere politico

Risoluzione dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLI
Con profonda conoscenza del marxismo-leninismo-pensiero di Mao affronta con grande chiarezza e maestria la madre di tutte le questioni

Per celebrare il 46° Anniversario della fondazione del PMLI, il Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, ha scritto un potente e rosso Editoriale pubblicato sul n. 14 de “Il Bolscevico” dal titolo “La questione del potere politico”.
Dimostrando ancora una volta una profonda conoscenza del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, Scuderi affronta con grande chiarezza e maestria quella che da sempre il nostro Partito considera la madre di tutte le questioni, la conquista del potere politico da parte del proletariato.
Egli spiega che “Il nostro Paese è diviso in classi, i diversi e distinti gruppi sociali in cui è suddivisa la popolazione. Le classi sociali sono due: la borghesia e il proletariato o classe operaia. La borghesia, il gruppo sociale più ricco ha in mano tutto il potere: da quello politico ed economico e finanziario a quello istituzionale, giuridico, culturale e mediatico. Il proletariato non ha niente tranne le braccia per lavorare. E nel lavoro viene sfruttato per arricchire la borghesia tramite il plusvalore, ossia la parte della giornata di lavoro in cui l’operaio, o l’operaia, lavora gratuitamente per il capitalista. Il plusvalore è la fonte del profitto e della ricchezza della classe dei capitalisti e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo” .
Quella tracciata da Scuderi è una netta linea di demarcazione che separa il PMLI dai falsi partiti comunisti e revisionisti che continuano ad ingannare le masse popolari e il proletariato italiano impantanandoli nel costituzionalismo, nel parlamentarismo, nel riformismo e nell’elettoralismo borghesi. Infatti, la conquista del potere politico da parte del proletariato non è mai al centro del loro programma politico, a differenza del PMLI, fondato a Firenze il 9 Aprile del 1977 per fare la rivoluzione socialista e per liberare dalle catene della schiavitù salariata la classe operaia che ha il dovere di porsi tale questione, condizione necessaria per emancipare se stessa e l’intera umanità.
Tuttavia, Scuderi è ben consapevole che la conquista del potere politico da parte del proletariato, precipitato in una condizione pre-marxista, “del tutto assente dal dibattito politico perché ai partiti del vigente regime capitalista e neofascista sta bene che al potere ci sia la borghesia ”, non è dietro l’angolo. Eppure continua a spiegarci che “nell’Ottocento sotto l’influenza di Marx ed Engels, il proletariato ne aveva coscienza. E con maggior profondità e concretezza nel Novecento sotto l’influenza di Lenin separandosi dai riformisti e fondando il Partito comunista d’Italia. Senonché la borghesia prima attraverso la direzione dogmatica, settaria e astensionista di principio di Bordiga e poi con la direzione revisionista di destra di Gramsci, Togliatti e dei loro successori fino a Occhetto, gradualmente è riuscita a cancellare nella testa e nei piani del proletariato l’obiettivo della conquista del potere politico”.
La liquidazione del PCI revisionista avvenuta al XX Congresso di Rimini nel 1991, ha sancito di fatto la fine del grande inganno politico. Costituitosi nel 1921 per abbattere il capitalismo e realizzare il socialismo attraverso la lotta di classe, in realtà nei suoi 70 anni di storia il PCI si è mosso in una direzione diametralmente opposta, abbandonando gradualmente la via dell’Ottobre, deideologizzando, socialdemocratizzando e decomunistizzando i suoi militanti, i lavoratori e le masse popolari.
Mao Zedong è stato il primo ad accorgersi del tradimento in atto e a mettere in guardia il proletariato italiano ispirando a riguardo due importanti documenti intitolati: “Le divergenze tra il compagno Togliatti e noi” e “Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi”. In questi Mao smaschera le tesi revisioniste anti-marxiste e anti-leniniste che si annidavano allora all’interno del PCI.
“Togliatti sostiene che l’analisi di Lenin in Stato e Rivoluzione non è più sufficiente. Secondo la loro teoria delle riforme di struttura, non c’è bisogno in Italia di una rivoluzione proletaria, non c’è bisogno di infrangere la macchina dello Stato borghese e non c’è bisogno di instaurare la dittatura del proletariato (…). Essi assumono che lo Stato sia uno strumento al di sopra delle classi e credono che lo Stato borghese possa condurre una politica socialista, essi assumono che la democrazia borghese sia una democrazia al di sopra delle classi e credono che il proletariato possa elevarsi ad essere la classe dirigente dello Stato facendo affidamento su tale democrazia.
Questa teoria delle riforme di struttura è un completo tradimento delle teorie marxiste-leniniste della rivoluzione proletaria e sulla dittatura del proletariato”.
La storia dimostra che la cosiddetta “via italiana al socialismo” non è possibile. Il potere politico può essere conquistato solo seguendo la gloriosa via dell’Ottobre e mettendo in pratica gli insegnamenti immortali dei cinque Maestri del proletariato internazionale: Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao.
O si sta dalla parte del capitalismo e quindi della borghesia o si sta dalla parte del socialismo e del proletariato che allo stato attuale si batte solo per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro senza però mettere in discussione l’intero sistema economico capitalista, la causa di tutti i mali sociali.
Con l’avvento del governo neofascista Meloni, con lo scoppio della criminale guerra in Ucraina scatenata dal nuovo zar di Russia Putin e con il rischio di un nuovo conflitto mondiale su larga scala, non c’è più tempo da perdere. Per questo il Segretario generale del PMLI invita il proletariato a riflettere sul suo futuro e a riappropriarsi della sua cultura che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e prendere coscienza di essere una classe per sé, non solo in sé, il cui compito storico è rovesciare violentemente la borghesia capitalista e imperialista, instaurando il socialismo prima e il comunismo poi. In tal senso Scuderi lancia l’ennesimo appello: “Le operaie e gli operai anticapitalisti coscienti e informati prendano in carico senza indugio questa questione e la pongano all’interno dei luoghi di lavoro, dei loro sindacati, partiti e movimenti. E i partiti con la bandiera rossa aprano una grande discussione pubblica e privata per elaborare un progetto comune sul socialismo con il proletariato al potere”.
Nell’immediato, è quello che noi militanti del PMLI auspichiamo vivamente, continuando a riporre le nostre speranze soprattutto nei giovani, nelle ragazze e nei ragazzi rivoluzionari che aspirano a un mondo migliore, a un mondo nuovo.
Si uniscano a noi perché oggi non è possibile restare comunisti senza diventare marxisti-leninisti e militanti del PMLI.
È questo il solo modo per aprire sul piano soggettivo la terza fase della storia del proletariato italiano che è quella della lotta per il socialismo e per la conquista del potere politico.
Evviva, evviva il PMLI!
Lunga vita al Segretario generale Giovanni Scuderi!
Avanti sulla via dell’Ottobre!
Per l’Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

19 aprile 2023