Per assicurare l'impunità ai torturatori nelle carceri e nelle caserme
Fdi punta a cancellare il reato di tortura

 
Fratelli d'Italia ha deciso di reggere bordone a chi, all'interno di vari corpi di polizia, si batte per l'eliminazione del reato di tortura, introdotto nel 2017 nell'ordinamento giuridico italiano dopo un faticosissimo percorso parlamentare che ha visto l'opposizione di Fratelli d'Italia e della Lega di Salvini, oltre che l'ostracismo di tutti i sindacati di polizia.
La deputata Maria Immacolata Vietri di FdI ha recentemente presentato alla Camera una proposta di legge, già assegnato in Commissione Giustizia della Camera con il n. 613, con il quale si intendono di fatto abrogare gli articoli 613 bis e 613 ter del codice penale che hanno introdotto il reato di tortura: l'atto parlamentare, di 6 pagine, è stata redatta con l'esclusivo scopo di “tutelare adeguatamente l’onorabilità e l’immagine delle Forze di polizia, che ogni giorno si adoperano per garantire la sicurezza pubblica rischiando la loro stessa vita”, come si legge a pagina 5 della proposta, la quale ha ricevuto l'avallo dei deputati - tutti dello stesso gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia - Enzo Amich, Gerolamo Cangiano, Marco Cerreto, Paola Maria Chiesa, Monica Ciaburro, Dario Iaia, Chiara La Porta, Eliana Longi, Luigi Giovanni Mariorano, Francesco Michelotti e Andrea Tremaglia.
“Potrebbero finire nelle maglie del reato in esame – si legge a p. 4 della proposta di legge - comportamenti chiaramente estranei al suo ambito d’applicazione classico, tra cui un rigoroso uso della forza da parte della polizia durante un arresto o in operazioni di ordine pubblico particolarmente delicate o la collocazione di un detenuto in una cella sovraffollata. Ad esempio, gli appartenenti alla polizia penitenziaria rischierebbero quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi, con conseguenze penali molto gravi e totalmente sproporzionate”: è evidente il carattere pretestuoso delle argomentazioni, perché il reato di tortura disciplinato dagli articoli 613 bis e 613 ter del codice penale si riferisce non all'uso legittimo della forza al fine di vincere una resistenza bensì a sevizie gratuite perpetrate su una persona già resa inerme, ed è altrettanto evidente che il disagio causato ai detenuti dal sovraffollamento delle carceri non c'entrano nulla con le sevizie, le bastonature e le lesioni arbitrariamente inferte all'interno delle carceri, che invece costituiscono atti che integrano il reato di tortura.
“Il rischio – si legge ancora a pagina 4 della proposta di legge - di subire denunce e processi strumentali potrebbe, inoltre, disincentivare e demotivare l’azione delle Forze dell’ordine, privando i soggetti preposti all’applicazione della legge dello slancio necessario per portare avanti al meglio il loro lavoro, con conseguente arretramento dell’attività di prevenzione e repressione dei reati e uno scoraggiamento generalizzato dell’iniziativa delle Forze dell’ordine”: con queste parole i firmatari della proposta di legge si smascherano per ciò che sono, ovvero squallidi portabandiera di quella parte più reazionaria dell'apparato poliziesco italiano, che evidentemente non esita a prospettare un depotenziamento delle proprie funzioni pubbliche pur di avere mano libera per compiere atti criminali ai danni della collettività. E non è un caso che a minacciare di inceppare la macchina amministrativa siano da molti anni i sindacati di quegli stessi, identici corpi di polizia che, pur con diverso nome, si resero esecutori materiali, sotto il regime fascista, delle norme corporative che riportarono i lavoratori al medioevo, delle normative razziali che tante sofferenze provocarono ai popoli coloniali, agli oppositori antifascisti e agli ebrei concittadini, e di tante e tali nefandezze giuridiche contro le quali non risulta che ci furono, da parte di quei corpi di polizia, tanti malumori quanti ce ne sono oggi per il reato di tortura, forse perché allora a pagare le conseguenze peggiori furono soltanto i lavoratori, gli africani e gli ebrei.
I deputati neofascisti di Fratelli d'Italia, firmatari della proposta di legge, evidentemente sono allarmati dai tanti processi riguardanti episodi di sevizie e torture ai danni dei detenuti balzati alla cronaca giudiziaria e cercano in ogni modo di sottrarre i torturatori alle loro pene cancellando semplicemente il reato.
A gennaio del 2021 Pietro Licari, appartenente al corpo di polizia penitenziaria, fu condannato dal Tribunale di Ferrara a 3 anni di reclusione per avere torturato un detenuto dentro il carcere di quella città.
A dicembre del 2022 il carabiniere Angelo Esposito fu condannato dal Tribunale di Piacenza a 5 anni e 10 mesi per avere torturato - in concorso con i carabinieri Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Giacomo Falanga, Daniele Spagnolo e Marco Orlando, anche essi condannati per lo stesso reato – dei malcapitati che erano stati da essi stessi precedentemente arrestati e condotti presso la caserma Levante di Piacenza, dove prestavano servizio.
Nel marzo di quest'anno il Tribunale di Siena ha condannato cinque appartenenti al corpo di polizia penitenziaria per avere torturato un detenuto tunisino nel carcere di San Gimignano.
È chiaro che il reato di tortura non colpisce chi rispetta la legge ma chi la viola platealmente, compiendo azioni criminali contro esseri umani inermi e impossibilitati a difendersi.
Eliminare il reato e lo stesso concetto di tortura dal nostro codice penale sarebbe un atto barbaro che in primo luogo riporterebbe indietro l'Italia ai tempi del fascismo e del nazismo con la totale assenza di tutela dei diritti dei detenuti ed in secondo luogo violerebbe la Convenzione delle Nazioni Unite del 1984 contro la tortura, ratificata dall'Italia con la legge n. 498/1988, la quale prevede l'obbligo per gli Stati di legiferare affinché qualsiasi atto di tortura sia espressamente e immediatamente contemplato come reato nel diritto penale interno.
Infine, eliminare il reato e lo stesso concetto di tortura dal nostro codice penale significherebbe assicurare l'impunità ai torturatori nelle carceri e nelle caserme, e una tale accondiscendenza verso gli aguzzini che si macchiano del reato di tortura porterebbe diritto l'Italia a una situazione non dissimile da quella delle peggiori dittature fasciste. Evidentemente è proprio questo che si propongono i parlamentari di FdI che hanno presentato questa proposta di legge.

19 aprile 2023