A Milano sfilano in 100mila
Festeggiata la liberazione dal nazifascismo
Il PMLI a Milano, Genova, Biella, Firenze, Valdisieve, Mugello, Prato, Empoli, Cesena, Campobasso e Catania porta in piazza il cartello “Ieri contro Mussolini oggi contro il governo neofascista Meloni", oscurato dai media. Importante intervento di Andrea Cammilli

Giustamente i media antifascisti hanno criticato duramente la premier Giorgia Meloni per non essersi dichiarata antifascista. Ma allora perché non hanno pubblicato il manifesto del PMLI "Ieri contro Mussolini oggi contro il governo neofascista Meloni '', che riporta un fotomontaggio della Meloni in orbace con la fiamma tricolore? Forse l'oscuramento del PMLI e l'anticomunismo sono più importanti dell'antifascismo?
La parola d'ordine del manifesto del PMLI è stata citata nei servizi de "La Stampa" e de "il Giornale" ma senza dire da chi è firmato. Il manifesto è stato pubblicato in grande su "Il Giornale" e "Libero" tagliando la firma. A riprova che destra e "sinistra" del regime capitalista neofascista hanno lo stesso interesse a oscurare il PMLI e a combattere il comunismo.
 
Milano: 100mila in piazza. Militante e combattiva partecipazione del PMLI apprezzata dai manifestanti
Dal corrispondente della Cellula "Mao'' di Milano
 
Oltre 100mila antifascisti sono scesi in piazza a Milano - città Medaglia d’Oro alla Resistenza - il 25 Aprile. Al concentramento del tradizionale corteo in Porta Venezia sono giunti antifascisti di tutte le età, dagli ormai pochissimi giovani di allora che hanno vissuto e combattuto il fascismo fino ai giovani d’oggi che si battono contro lo scempio del diritto allo studio e al lavoro e la devastazione ambientale perpetrate dal capitalismo, dal regime neofascista e federalista governato dalla ducessa Meloni, e dalle sue istituzioni nazionali e locali tra le quali la giunta milanese del PD Giuseppe Sala.
Tantissime sigle di associazioni, in primis l'ANPI, che ha indetto la manifestazione nazionale, e l'ANED coi cartelli neri riportanti i nomi dei campi di concentramento e sterminio nazisti. Un appuntamento che assume un significato particolare col palesarsi del nuovo fascismo che, presentandosi sotto nuove forme e nuovi vessilli, oggi è salito al potere con il governo neofascista Meloni che ha dato prova della sua nera matrice con una sfilza di atti, provvedimenti e progetti di stampo antidemocratico, oscurantista, repressivo, razzista e xenofobo che ha realizzato o messo in cantiere in appena sei mesi.
Anche quest’anno ha visto il rosso come colore prevalente del corteo che ha raggiunto infine piazza Duomo. Sono scese in piazza intere famiglie con bambini, delegazioni dei sindacati confederali e non confederali, dei partiti, dei centri sociali e di associazioni cattoliche, di atei razionalisti e umanitarie come Emergency.
Combattivo lo spezzone dei palestinesi e delle associazioni solidali con il loro popolo, che con cartelli e striscioni hanno ribadito che “Nessuno è libero senza la Palestina libera”, “Resistenza non è terrorismo” e “Giù le mani da Gerusalemme” condannando gli efferati crimini del regime sionista al grido “Israele nazista, Stato terrorista”.
Altrettanto nutrito lo spezzone della comunità ucraina con una grande bandiera giallo-blu che ha scandito cori contro lo zar Putin “assassino” e “criminale di guerra”, "Slava Ukraini" (Gloria all'Ucraina), "Russia stato terrorista", "ieri il fascismo oggi il putinismo" e "libertà per tutta l'Ucraina". Al loro spezzone si è unita la protesta della comunità iraniana contro la brutale e sanguinaria repressione delle proteste perpetrata dal regime antipopolare e oscurantista di Raisi e Khamenei.
Contestata la provocatoria presenza di bandiere israeliane, portate dai sionisti accanto allo striscione della “Brigata ebraica”, e delle bandiere della NATO, una delle quali è stata strappata, portate da un gruppetto di associazioni atlantiste. Davanti a loro un sempre meno partecipato spezzone del PD (se confrontato agli anni passati) che è servito solamente da claque alla passerella di Elly Schlein e sindaco Giuseppe Sala.
I partiti che aderiscono alla campagna per i referendum contro l'invio di armi all'Ucraina hanno organizzato un loro spezzone “pacifista” con una grande bandiera arcobaleno e dietro lo slogan “Ripudia la guerra” che data l'assenza di qualsiasi palese condanna della criminale aggressione imperialista russa, e la palese volontà di far negare le armi a chi gli resiste, finisce per suonare come un ripudio alla guerra di Resistenza nazionale dell'Ucraina.
Anche stavolta l’avanguardia antifascista dell’intero corteo l’ha rappresentata indubbiamente il PMLI con la combattiva delegazione milanese sfilata sotto le rosse bandiere del Partito e di un cartello con affisso il manifesto del PMLI sul 25 Aprile, che rappresenta Meloni in divisa fascista affiancata a Mussolini tra i quali si legge “Ieri contro il fascismo di Mussolini, oggi contro il neofascismo di Meloni”, che ha suscitato particolare interesse e manifesta approvazione. In molti hanno voluto fotografarlo o farsi fotografare a pugno chiuso sotto al manifesto assieme ai nostri compagni; “Qui siete gli unici a denunciare la vera natura fascista di questo governo”, ha detto un manifestante riferendosi al cartello. I marxisti-leninisti hanno inoltre diffuso con facilità centinaia di copie del volantino riportante l’Editoriale de “Il Bolscevico” n.16 sul 25 Aprile dal titolo “Liberiamoci del governo neofascista Meloni, per il socialismo e il potere politico del proletariato”.
La delegazione del PMLI per la qualità politica delle parole d’ordine scandite e per le canzoni partigiane proposte (“Bella Ciao”, “Fischia il Vento”, “La Brigata Garibaldi”) ha attirato attorno a sé ed al suo seguito manifestanti di ogni età, in particolar modo tra i lavoratori e i pensionati che sfilavano nello spezzone della CGIL. Anche da chi sostava ai bordi del corteo numerosi sono stati gli applausi e i saluti a pugni alzati rivolti ai nostri compagni mentre scandivano “La Resistenza non si cancella brilla forte è la nostra stella”, “Ieri, oggi e anche domani, gloria eterna ai partigiani”, “No al revisionismo della storia, antifascista sempre la nostra Memoria”, “A saltare in aria, in via Rasella, non eran musicisti, ma occupanti nazisti”, “I repubblichini di Mussolini sian sempre ricordati come degli assassini”, “Gli squadristi fascisti e chi li protegge non vanno tollerati ma messi fuorilegge”, Apologia di fascismo, è reato, come tale, non va tollerato”, “Per conquistare il nostro domani dobbiamo fare come i partigiani”, “Le morti a Cutro e nel Mediterraneo, son colpa del governo, son stragi di Stato”, “Presidenzialismo, da rifiutare, forma di fascismo, che non deve passare”, “Del governo Meloni non ne possiamo più, dalla piazza buttiamolo giù!”, “Lo Stato sionista va cancellato, Palestina libera, due popoli, uno Stato!”, “Putin nazista, boia imperialista”, “Dall'Ucraina cacciare gli invasori, pace giusta senz'annessioni!”, “Fuori l'Italia dalla Nato, Fuori la Nato dall'Italia, Fuori l'Italia dalla guerra”.
All'arrivo in Piazza Duomo, dove si concludeva il corteo, i nostri compagni non hanno avuto problemi a piazzare il cartello fin sotto le transenne che cingevano l'area del palco dei comizi finali, data l'approvazione unanime dei manifestanti, affinché fosse il più visibile possibile a fotografi e telecamere.
"Ancora sentiamo dire che il fascismo ha fatto cose meritevoli: no, non ha fatto cose meritevoli. È stato persecuzione e supremazia razziale… diretta conseguenza dell'ideologia perversa del fascismo", ha dichiarato nel suo discorso dal palco Roberto Cenati, presidente dell'ANPI provinciale di Milano che ha denunciato la "inquietante rimozione dell'ignominia del fascismo. I nazisti non erano semplici pensionati che percorrevano le vie del nostro Paese, ma responsabili con l'indispensabile supporto di repubblichini di Salò di eccidi, di stragi della popolazione civile, di deportazioni nei lager e nei campi di sterminio di ebrei, oppositori politici, lavoratori, militari italiani", ha concluso, riferendosi alle parole di Ignazio Benito La Russa su via Rasella.
Nel suo comizio il sindaco Sala, dopo essersi arrufianato la piazza con frasi come “Milano è una città antifascista”, ha esaltato la figura del capo dello Stato Mattarella come “grande padre che per noi ha ristabilito la storia” riferendosi alla sua ultima visita ad Auschwitz e all'immane sterminio lì consumato, elogio però immeritato se si pensa alla sua campagna di vergognoso revisionismo storico sulla questione delle foibe e dell'“esodo giuliano-dalmata” contro i partigiani jugoslavi e italiani o alla sua istituzione della “giornata della memoria e del sacrificio degli alpini” che vergognosamente rivaluta l'aggressione dell'Italia fascista all'Unione Sovietica.
“Ci stiamo avventurando verso una democrazia anonima, senza padri e senza giudizio” si è limitato a dire Sala nascondendo la gravità di un governo Meloni che sta per completare, coronandolo col presidenzialismo, la seconda repubblica neofascista, federalista e imperialista attuando i piani piduisti e missini di Gelli, Berlusconi e Almirante.
In qualità di ex partigiano è intervenuto, in videocollegamento, l'ultimo presidente del PCI revisionista, Aldo Tortorella, che ha denunciato la mancata “Norimberga” per i criminali di guerra italiani - dovuta anche all'amnistia dell'allora ministro della giustizia Togliatti - e come invece furono invece nel dopoguerra vennero criminalizzati i partigiani con una vera persecuzione giudiziaria fatta da una magistratura rimasta fascista. Tortorella ha però ricordato che il PCI “voleva la democrazia progressiva e non la dittatura del proletariato dell'Unione Sovietica di Stalin”, sorvolando sul fatto che a quest'ultima invece aspiravano la maggioranza dei partigiani comunisti e sul fatto che la “via italiana al socialismo” si è dimostrata storicamente un fallimento ed un imbroglio ai danni di tutti gli sfruttati e oppressi del nostro Paese!
Nell'intervento conclusivo il presidente dell'ANPI Gianfranco Pagliarulo ha condannato il revisionismo storico affermando che senza la Resistenza antifascista la liberazione sarebbe stata solo dall'occupante nazista tedesco ma, sostanzialmente, non dal fascismo. Nel suo discorso ha ammesso che il preponderante astensionismo elettorale sancisce lo scollamento “tra cittadini e istituzioni”, per poi ridurne le cause alla “questione morale”, in definitiva sorvolando sulle vere cause sociali e politiche e auspicando il ritorno di “esempi positivi di buona politica” che riportino alle urne “specialmente i ceti popolari”.
Pagliarulo ha anche ricordato chi furono i fondatori e presidenti del MSI alle cui origini si rifanno Meloni e FdI: i fucilatori di partigiani e criminali di guerra fascisti, repubblichini e golpisti: Giorgio Almirante, Rodolfo Graziani e Valerio Borghese.
Infine il presidente ANPI - dopo aver giustamente condannato l'aumento delle spese militari al 2% del PIL e lo schieramento di navi militari italiani nel Pacifico in “deterrenza” al socialimperialismo cinese - ha fatto intendere che a un sostegno anche in armamenti alla resistenza Ucraina preferisce un negoziato di pace con l'aggressore che ad oggi implica la cessione di territorio e la resa del Paese aggredito.

26 aprile 2023