Il senato approva il decreto-legge Cutro antimigranti che cancella la protezione speciale

A pochi giorni dallo stato di emergenza nazionale dichiarato l'11 aprile dal governo neofascista Meloni contro l’incremento dei flussi di migranti attraverso le rotte del Mediterraneo, il 20 aprile anche il cosiddetto decreto-legge Cutro antimigranti è stato approvato dal Senato con 92 voti favorevoli, 64 contrari e nessun astenuto.
Il provvedimento, varato nel Consiglio dei ministri straordinario tenutosi il 9 marzo nella cittadina calabrese in provincia di Crotone in seguito alla strage di migranti del 25 febbraio scorso che costò la vita 94 persone in gran parte donne e bambini, passa adesso all'esame della Camera che ha tempo fino al 10 maggio per approvarlo in via definitiva pena la sua decadenza. Un'eventualità che il governo neofascista Meloni ha già detto di voler evitare a qualsiasi costo blindando il provvedimento e annunciando il ricorso al voto di fiducia per convertirlo in legge.
Si tratta di un provvedimento di chiaro stampo neofascista, mussoliniano, razzista, schiavista, disumano, immorale e per tanti aspetti anche incostituzionale che fomenta l’odio e la paura contro il "pericolo degli sbarchi dei migranti nel nostro Paese".
Un provvedimento che teorizza e rilancia il concetto di “razza” e mira a instillare nell'opinione pubblica un sentimento di rivalsa contro i popoli e le etnie di diversa origine. La stessa concezione che durante il fascismo portò alle leggi razziali contro gli ebrei, alle guerre coloniali contro i popoli "inferiori", alle politiche di sterminio praticate dai nazi-fascisti durante la seconda guerra mondiale.
Non a caso il più soddisfatto è senza dubbio il caporione fascioleghista Matteo Salvini il quale subito dopo la votazione ha controfirmato il decreto con queste parole: “si tratta di un provvedimento che recupera lo spirito e l’efficacia di quanto avevo fatto da ministro dell’Interno, rimediando a gravi storture introdotte dalla sinistra”.
Insomma una riedizione dei decreti sicurezza varati dai governi del trasformista liberale Conte e in parte già bocciati dalla Corte Costituzionale.
Tant'è vero che in sede di votazione su “invito” del presidente Mattarella la maggioranza ha dovuto cancellare un emendamento proposto dalla Lega che azzerava il rispetto delle norme internazionali che regolano la concessione della protezione e le espulsioni per evitare il rischio di uno scontro con il Quirinale e l'intervento della Corte costituzionale.
Le nuove norme prevedono prima di tutto una ulteriore stretta sulla protezione speciale che non potrà più essere convertita in permesso di soggiorno per lavoro e che rischia di far precipitare nella clandestinità decine di migliaia di migranti.
Ricordiamo che la “protezione speciale” è uno dei tre tipi di permesso di soggiorno che possono essere rilasciati agli immigrati in Italia. Attualmente è regolata in base alle modifiche del governo Conte 2 al Testo unico sull’immigrazione e riconosce il diritto alla protezione per radicamento sociale, familiare, vita lavorativa. Tale norma, secondo il governo neofascista Meloni, consente un'eccessiva discrezionalità sul rilascio dei permessi di soggiorno e perciò nel decreto appena approvato lo status di protezione speciale sarà limitato solo a casi “eccezionali”, ossia “cure mediche, calamità naturali e vittime del reato di costrizione e induzione al matrimonio”.
In base a quanto stabilisce il decreto, i permessi speciali non potranno più essere rilasciati per “gravi condizioni psicofisiche”, ma solo per “patologie di particolare gravità, non adeguatamente curabili nel Paese di origine”. Mentre le calamità naturali nei luoghi di provenienza non dovranno più essere soltanto “gravi” ma anche “contingenti ed eccezionali”. Non solo. Il decreto prevede anche che, in questi casi, il permesso di soggiorno potrà essere concesso e rinnovato per soli sei mesi.
Mentre i permessi per motivi di lavoro devono tutti necessariamente rientrare nelle quote di flussi programmati anno per anno dal governo. Ciò significa che l’aver lavorato, anche per periodi brevi, non è più un requisito sufficiente ad ottenere il permesso speciale. In generale, chi ha un permesso speciale per circoscritti motivi, non potrà poi chiedere il rinnovo qualora trovasse un lavoro.
La nuova legge prevede anche un aumento del numero dei Centri per i rimpatri (Cpr) e un allungamento dei tempi di detenzione, che passano dagli attuali 90 giorni prorogabili di altri 30 a 90 giorni prorogabili di altri 45. Mentre nei centri di accoglienza gestiti dagli enti locali saranno abolite l’assistenza psicologica, i corsi di lingua italiana e tutti i servizi di assistenza legale e orientamento al territorio per i migranti.
Altra novità riguarda una norma definita dalla maggioranza anti-scafisti contro i quali viene introdotto un nuovo reato penale con pene che possono raggiungere i 30 anni di carcere qualora, “come conseguenza non voluta”, le persone trasportate muoiano o incorrano in lesioni gravi a prescindere dal mezzo di trasporto utilizzato dal trafficante.
Gli altri articoli del provvedimento riguardano infine il decreto flussi per il prossimo triennio con un tetto agli ingressi legali per motivi di lavoro fissato per il 2023 a 82 mila posizioni contro le 250 mila richieste arrivate da parte degli imprenditori. Con gli emendamenti presentati dal governo è previsto infine il potenziamento degli hotspot, l’affidamento della gestione del centro di Lampedusa alla Croce Rossa con la previsione di un nuovo punto del 118 sull’isola e lo stanziamento di 8,8 milioni per il potenziamento del servizio di trasporto marittimo dei migranti.
Sono anche previste misure che peggioreranno sensibilmente la qualità dell’accoglienza dei migranti e le loro possibilità di integrazione nel nuovo contesto sociale. I richiedenti asilo, come già previsto dai decreti Salvini, saranno esclusi dal Sai e verranno ospitati solo nei Cas governativi (Centri di accoglienza straordinari). Fanno eccezione i vulnerabili, gli afghani arrivati con programmi istituzionali e chi giunge attraverso i corridoi umanitari. Anche gli ucraini continueranno a essere accolti nel Sai, che generalmente offre condizioni di vita e servizi migliori.
In base al decreto sarà possibile creare anche strutture provvisorie di emergenza dove "verranno erogate prestazioni inferiori" a quelle ordinarie.
Una sorta di doppio binario del sistema di accoglienza che richiama alla memoria la selezione degli ebrei deportati nei campi di sterminio nazisti.
Contro le politiche sull'immigrazione del governo e l'approvazione del decreto-legge Cutro antimigranti il 28 aprile la comunità "Migranti e rifugiati" ha indetto una manifestazione nazionale a Roma con la parola d’ordine "Non sulla nostra pelle" (si legga l'articolo a parte).
"Il risultato di tutto questo – affermano gli attivisti – è un esercito di ricattabili e sfruttabili che vivranno nell’invisibilità, dovranno sottostare a condizioni come lavoro in nero, niente contratto di affitto, difficoltà a ottenere le cure sanitarie. I bambini avranno problemi a scuola, problemi ad accedere alle misure di welfare. Se le famiglie finiscono nell’indigenza, se non riescono ad avere la residenza, potrebbero perdere i figli, allontanati dai servizi sociali. Gli irregolari si infortunano di più, muoiono di più, non hanno rappresentanza e sono criminalizzati, additati come la minaccia al mondo lavoro quando, invece, la nostra irregolarità è un attacco al costo del lavoro: il sistema nega i documenti e produce clandestinità per rendere i migranti disposti ad accettare qualsiasi condizione pur di avere un pezzo di carta, come avviene in agricoltura e nelle fabbriche. Insieme alla campagna contro il Reddito di cittadinanza, è un’offensiva feroce contro il salario. Da questa emergenza – conclude Migranti e rifugiati – vogliamo partire per rivendicare quello che spetta alle classi popolari. Anche se ci vogliono dividere abbiamo tutti gli stessi problemi: casa, salario, lavoro, servizi sociali, trasporti, scuola e sanità".

3 maggio 2023