Appello del PMLI alle elettrici e agli elettori catanesi
Astenetevi per il lavoro e il socialismo.
Non votate i partiti del regime capitalista neofascista

Il 28 e 29 maggio prossimi si terranno le elezioni amministrative per il nuovo sindaco di Catania, il consiglio comunale e i consigli circoscrizionali.
7 i candidati a sindaco (e 19 liste) che si contendono, non senza contraddizioni al loro interno la poltrona.
Maurizio Caserta, docente universitario, ci riprova, ci aveva provato nel 2013, guidando la coalizione “Del fronte progressista” con il PD, M5S, “Verdi e sinistra italiana”, “Bianco per Catania”, “per Catania Maurizio Caserta”, “è l'ora del popolo”.
Il candidato del “centro-destra” Enrico Trantino, meloniano di Fratelli d'Italia (dopo lunghe trattative con la Lega che aveva come candidata Valeria Sudano deputata eletta nel 2022 nelle file della Lega da mesi propagandata con grandi manifesti 6x3), è avvocato, figlio dell'ex sottosegretario del governo Berlusconi Enzo Trantino, storico militante del MSI (Fiamma tricolore), catanese al pari di Nello Musumeci. Trantino, già assessore nella giunta Pogliese all'urbanistica e ai lavori pubblici e consigliere comunale, guida una coalizione composta da Fratelli d'Italia, Forza Italia e DC, appoggiata da liste civiche: “Sud chiama Nord per le autonomie”, “la scelta giusta per Catania”.
Candidato a sindaco pure Gabriele Savoca, 31 anni, avvocato lanciato da Cateno De Luca, ex sindaco di Messina, due le liste a suo sostegno.
Candidato mancato l'ex sindaco ed ex ministro degli Interni Enzo Bianco, che si era candidato a sindaco con il “centro-sinistra” (con tre mandati precedenti), quando arriva “la bomba” della sentenza della Corte dei conti “Enzo Bianco incandidabile per dieci anni”, colpevole per il reato del dissesto del comune di Catania negli anni 2013-2018. Enzo Bianco si rimette in gioco appoggiando la candidatura di Caserta con la lista civica “Con Bianco per Catania”.
Vincenzo Drago, avvocato in diritto bancario e tributario, è candidato a sindaco per il partito Socialismo PSDI democratico.
Giuseppe Giuffrida, avvocato, è candidato sindaco per “Catania risorge” con l'appoggio dell'ex magistrato Antonio Ingroia di “Azione civile”, asso nella manica dell'ennesimo imbroglione.
Giuseppe Lipera, avvocato, vuole “cambiare Catania” con il movimento popolare catanese.
Lanfranco Zappalà, candidato sindaco, consigliere comunale uscente con alle spalle diverse legislature.
Tante le promesse e i programmi dei partecipanti per la corsa a gestire il Palazzo degli Elefanti, promesse e programmi che si ripetono ogni tornata elettorale. Basta guardare i risultati delle precedenti amministrazioni di “centro-sinistra” e di “centro-destra”, con differenze solamente formali.
Nessuno dei partecipanti alle elezioni a sindaco mette in discussione il sistema economico capitalista fondato sul profitto, le disuguaglianze sociali e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, con una sovrastruttura culturale borghese al servizio del potere capitalista locale e nazionale, con una democrazia formale che di fatto è una dittatura della borghesia contro le masse popolari. Basta andare nelle periferie e toccare con mano il disagio sociale che a Catania è sotto gli occhi di tutti, in una città dove le divisioni di classe sono evidenti e tangibili, basta guardare come è stata edificata Catania a partire dagli anni '60 ai giorni nostri, una città costruita e deturpata in nome del profitto capitalista da potenti costruttori dell'edilizia e della rendita fondiaria, con piani regolatori clientelari e mafiosi, sintesi di un libro “Il ballo del mattone”: Piano Piccinato allo sventramento del quartiere del centro storico di San Berillo (dove migliaia di abitanti sono stati trasferiti a diversi chilometri di distanza) passando per i tentativi di “pianificazione partecipata” della fine degli anni Novanta, fino ad arrivare ai nostri giorni con il fiorire dei centri commerciali, terreno di scambio tra mafia e politica e della speculazione travestita da risanamento del centro storico.
La Catania affarista clientelare e mafiosa trova terreno fertile nel sistema capitalista, vedi il processo Ciancio che è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, nella ormai famosa intercettazione, contenuta negli atti, l'ex sindaco Enzo Bianco ricorda a Ciancio come “tutto sia andato bene”; vedi il PUA, piano urbanistico attuativo di Catania, fermato dalla magistratura, che avrebbe dovuto trasformare tutto il litorale etneo.
I quartieri popolari sono in decadenza e ghettizzati con servizi pubblici e ambientali precari, dal verde alla raccolta dei rifiuti differenziata, gestiti da aziende private che fanno profitto con rapporti clientelari e mafiosi con le istituzioni. I servizi di autotrasporti (AMT) pubblici di collegamento con le periferie con attesa di ore di fatto favorendo l'uso privato delle macchine, arricchendo i costruttori di automobili in una città carente di strade, e con una viabilità sofferente con pochi posteggi, deturpata, con caos della circolazione, con un inquinamento ambientale con polveri sottili a discapito della salute, quasi inesistenti le corsie ciclabili e pedonali, dove a volte i marciapiedi vengono usati come posteggi di macchine, o suolo pubblico dato in gestione a ristoranti e Pub soprattutto nel centro storico con promiscuità di macchine e pedoni. Bisogna chiudere il centro storico al traffico privato, tranne ai residenti e ai mezzi di trasporto pubblici.
Catania è divenuta una città turistica con una forza-lavoro sfruttata e sotto pagata con giovani e meno giovani e anche lavoratori migranti con contratti part-time mentre il full-time è tanto in nero, diffuso il lavoro precario in diversi settori, specialmente nei centri commerciali e nell'edilizia. Dati Istat, 25,9% i disoccupati nel 2022, povertà educativa, dispersione scolastica Neet, una delle più alte in Italia, il 25% nel gennaio 2023.
Tanti giovani e meno giovani emigrano: 28.875 di cui 13.494 under 40, questa è la realtà catanese secondo i dati Istat riferiti al 2021, under 40, studenti, lavoratori, ventenni in cerca della prima occupazione o trentenni in fuga dalla giungla dei contratti irregolari e del lavoro discontinuo, precario sottopagato, spesso con ore extra da svolgere gratis o straordinari che non transitano nella busta paga. Il lavoro è la prima cosa che manca. Bisogna battersi per ottenerlo.
Esiste anche un’emergenza abitativa, soprattutto per le fasce più povere, con sfratti per morosità e altro, nonostante a Catania si conti un patrimonio di 50 mila appartamenti vuoti, eppure si continua a cementificare con l'edilizia privata, mentre l'edilizia popolare è ferma.
Catania vive un disagio sociale storico accentuato dalla pandemia Covid 19, dalla crisi economica del capitalismo e della guerra imperialista con l'aggressione del nuovo zar Putin all'Ucraina, tutti eventi che hanno fatto lievitare i prezzi soprattutto quelli di viveri, di energia elettrica e gas, carburanti, aumentando la povertà.
La Caritas Catania attesta che “nel 2021 oltre 330mila interventi, dati in crescita del 25%, tra le principali richieste ci sono alimenti, prodotti per l'infanzia e pagamento di utenze domestiche”. Un disagio sociale (Catania, nella classifica nazionale per la qualità della vita del “Sole-24 ore” è al 91° posto) che colpisce disoccupati, precari, anziani con pensioni al minimo e lavoratori autonomi travolti dalla crisi economica e caduti in povertà.
“I diritti sociali non possono essere privatizzati ad associazioni di beneficenza, con dignità e diritti dei cittadini precari, se ne devono occupare le istituzioni e lo Stato con stessi diritti anche per gli immigrati”.
“Lo Stato deve garantire con regole universalistiche, attraverso la fiscalità generale e le strutture pubbliche, il soddisfacimento dei diritti essenziali delle masse popolari e dei lavoratori immigrati quali il lavoro, la casa, l'istruzione e la cultura, l'assistenza sanitaria e previdenziale, la pensione, il riposo, la tutela della maternità, dei minori, dei portatori di handicap e degli invalidi”. Lo dice il Nuovo programma d'azione del PMLI.
Tutti i mali che affliggono il proletariato, le masse popolari, femminili e giovanili, a cominciare dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dai bassi salari, dalla disoccupazione, dai tagli alla scuola e alla sanità pubblica, dipendono dal capitalismo, sostenuto e servito dai partiti di destra, di centro e di “sinistra” borghesi.
Nessuno di essi, infatti, mette in discussione il capitalismo italiano e la sua integrazione nell'Unione europea imperialista, tanto meno mette in discussione la cornice borghese costituzionale italiana, peraltro in frantumi da tempo attraverso le leggi costituzionali e le controriforme politiche, economiche e sociali. Vedi il presidenzialismo e il sistema elettorale maggioritario, l'autonomia regionale differenziata e altro, nonché le controriforme che si appresta a fare il governo neofascista Meloni.
Il punto politico e strategico di fondo per i marxisti-leninisti italiani è quello di non accettare l'esistenza del capitalismo, qualunque sia il suo tutore governativo, e combatterlo anche con l'astensionismo elettorale tattico, per abbatterlo. Ma questo non sarebbe mai possibile per via elettorale, parlamentare, governativa, legale, costituzionale e pacifica. Per il bene del popolo italiano esso va abbattuto con la rivoluzione proletaria e sostituito col socialismo, affinché il proletariato conquisti il potere politico e tutto, dall'economia alle istituzioni, all'istruzione alla cultura e così via, affinché l'Italia possa essere finalmente cambiata per il bene delle masse lavoratrici e popolari.
Il PMLI invita le elettrici e gli elettori catanesi ad astenersi e a non votare i partiti e i candidati sindaco al servizio del regime capitalista neofascista. Astenersi consiste nel disertare le urne, oppure annullare la scheda o lasciarla in bianco.
L'astensionismo è un voto, non un non voto, che esprime una protesta, un dissenso, una sfiducia, una dissociazione nei confronti di questa ingiusta e opprimente società. Questo sistema capitalistico non è riformabile dall'interno con un cambiamento di uomini, donne, partiti o governo, come si illudono molti intellettuali, democratici e antifascisti. La pratica dimostra che il cambiamento ci può essere solo con il socialismo e il potere politico del proletariato.
Solo con il socialismo Catania potrà essere governata dal popolo e al servizio del popolo. Affinché l'astensionismo generico e spontaneo faccia più male possibile ai nemici e ingannatori del popolo, occorre trasformarlo in astensionismo organizzato, in astensionismo politicamente qualificato anticapitalista, antiparlamentare, antistituzionale, antigovernativo, antifascista, antimafioso e antirazzista. Per realizzare ciò proponiamo di creare in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta. Chiediamo alle catanesi e ai catanesi di chiudere con la delega in bianco, il riformismo e il parlamentarismo e di imboccare la via del socialismo.
Facciamo volare l'astensionismo il 28 e il 29 maggio 2023.
 
Partito marxista-leninista italiano
Cellula “Stalin” della provincia di Catania

 

Catania, 8 maggio 2023