Tragedia sfiorata in provincia di Cosenza
Crolla un viadotto costruito nel 2014 dalla giunta calabrese di “centro-destra” guidata da Scopelliti

Dal corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria
Il 3 maggio scorso in provincia di Cosenza, le piogge incessanti e lo straripamento del fiume Trionto, hanno provocato il crollo di una parte del viadotto “Ortiano 2” lungo la nuova strada statale 177, meglio conosciuta come “Sila-Mare” perché collega i comuni di Longobucco e Mirto Crosia.
In realtà, si sarebbe potuta verificare una vera e propria tragedia se l’accesso all’arteria, sempre molto trafficata, non fosse stato chiuso qualche ora prima dall’Anas che aveva rilevato uno smottamento a poche decine di metri dal crollo, causato poi dal cedimento di un pilone.
La procura di Castrovillari ha immediatamente sequestrato la strada aprendo un fascicolo di inchiesta (al momento contro ignoti) per risalire alle eventuali responsabilità.
Il governatore di “centro-destra” della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, dopo essersi recato sul luogo del disastro, esaltando l’operato dell’Anas ma ignorando completamente la mancata manutenzione e il rischio idrogeologico legato alla posizione dei piloni nell’alveo del fiume, ha avuto la faccia tosta di dichiarare: “Bisogna capire di chi sono le responsabilità del crollo, dopo nove anni dalla costruzione è inconcepibile che un ponte possa crollare perché il torrente si è ingrossato”.
Eppure alcune settimane prima il sindaco di Longobucco aveva inviato una nota a Regione e Anas dove descriveva lo stato di abbandono degli affluenti del Trionto invasi da sterpaglie e detriti di ogni sorta, senza ricevere risposta.
Occorre ricordare che i lavori della “Sila-Mare” iniziati nel 1990 e progettati vent’anni prima, non sono stati mai terminati e nonostante l’esorbitante spesa di 100 milioni di euro, solo 11 dei 25 chilometri totali sono “percorribili”. L’ennesima opera incompiuta in Calabria e l’ennesimo spreco di denaro pubblico regalato alle ditte private che nel 2014 hanno avuto in appalto i lavori per la costruzione del primo lotto del viadotto dall’allora giunta regionale di “centro-destra” capeggiata dal condannato Giuseppe Scopelliti e dall’assessore ai lavori pubblici Pino Gentile, un massone appartenente alla famiglia dei “Cinghiali” di Cosenza. Il tratto interessato dal crollo, era dunque stato aperto al traffico dalla Regione Calabria tra il 2014 e il 2015 e l’Anas ne aveva acquisito la gestione nel 2019. Ecco di chi è la responsabilità!
A pagare adesso le conseguenze di questo scempio sono proprio gli abitanti della Valle del Trionto per i quali è diventato problematico raggiungere le zone di mare perché le arterie alternative presentano gravi problemi di percorribilità.
Il crollo del viadotto lungo la “Sila-Mare” ricorda per certi versi quello del ponte Morandi a Genova. Una nuova amara dimostrazione che nell’Italia capitalista anche la sicurezza sulle strade continua a non essere garantita.


10 maggio 2023