Manifestazione nazionale ad Ancona organizzata dal movimento transfemminista Non Una di Meno
A migliaia le donne scendono in piazza per il diritto all'aborto libero sicuro e gratuito

In tantissime, donne, giovani e giovanissime hanno dato vita a un combattivo corteo per le vie di Ancona aderendo alla manifestazione nazionale organizzata dal movimento transfemminista Non una di meno per il diritto di aborto libero sicuro e gratuito. Dietro il grande striscione delle organizzatrici che riportava lo slogan della manifestazione “Interruzione volontaria di patriarcato” provenienti dal Nord al Sud del nostro Paese hanno sfilato associazioni, movimenti di lotta, politici e studenteschi, centri sociali, come Aied, Molto+ di 194, Gulliver, Amnesty International, una rappresentanza con lo striscione “Insorgiamo” degli operai ex-Gkn di Campi Bisenzio (Firenze).
Sotto accusa il governo Meloni: “La visione del governo supporta un’idea di patria fondata sul mito della famiglia borghese, patriarcale, bianca, con rigidi ruoli di genere, che non rappresenta in nulla le vite di tantissime persone in questo Paese”; così si legge nel comunicato stampa di NUDM di preparazione alla manifestazione, e ancora: “la maggioranza, in linea con i suoi alleati internazionali, da una parte promuove politiche restrittive sull’aborto e presenta in Parlamento proposte di legge per il riconoscimento della personalità giuridica dell’embrione come quelle Gasparri e Menia, dall’altra attacca la genitorialità LGBTQIA+ e razzializzata, promuove la guerra alle persone più povere, è mandante politico delle stragi in mare, consente il condono fiscale ai più ricchi, è complice del disastro ambientale, e ostacola il salario minimo”.
Il lungo serpentone combattivo e colorato ha rivendicato all'unisono il diritto all'aborto libero, sicuro e gratuito per tutte le donne. Tanti i cartelli che rivendicavano il potenziamento di consultori e la loro costruzione dove assenti e contro il loro smantellamento. In gran parte del corteo cartelli che rivendicavano l'applicazione in tutto il territorio nazionale dell'utilizzo della pillola abortiva RU486, denunciando che nonostante le linee guida ministeriali di luglio 2022 hanno esteso la finestra di somministrazione della RU486 a nove settimane, alcune regioni le hanno disattese adottando ancora il limite delle sette settimane dal concepimento. E insieme al diritto all'aborto è stato rivendicato il diritto alla salute per la Sanità pubblica gratuita e non differenziata.
“Vogliamo che la genitorialità sia una scelta e l’aborto un diritto – grida dal microfono del corteo la rappresentante di NUDM – e tutte le politiche conservatrici che obbligano la maternità le respingiamo. Esprimiamo sostegno alle persone razzializzate, alla comunità lgbtqia+ e alle persone che hanno un permesso di soggiorno e che sono più a rischio di essere escluse dall’accesso alla salute e all’Ivg”.
La scelta di indire la manifestazione nazionale ad Ancona non è stata casuale. Se in Italia, in media il 60% dei medici è obiettore di coscienza nelle Marche l'obiezione è più dell'80%, raggiungendo il 100% a Fermo e Jesi, in provincia di Macerata si attesta all’81% tra i ginecologi, in provincia di Ancona al 70,6%, in provincia di Pesaro Urbino al 65,6%, mentre nell’ascolano al 57,9%.
Le Marche come Umbria, Abruzzo, Piemonte, Veneto costituiscono una sorta di “laboratorio” per l'attuale compagine governativa neofascista, in maggioranza guidate dal partito della Meloni Fratelli d'Italia, queste Regioni da anni portano avanti una vera e propria crociata oscurantista contro l'aborto e la legge 194. Hanno aperto l'obiezione di coscienza nelle strutture ospedaliere e l'ingresso e il finanziamento delle associazioni anti-abortiste nei consultori pubblici e lo smantellamento dei consultori stessi. Basti pensare che in Molise c’è una sola dottoressa non obiettrice di coscienza in tutta la regione, in Abruzzo la percentuale di obiezione supera il 90%, in Campania si pratica IVG in meno di ¼ dei reparti di ginecologia, in Calabria si può abortire in meno del 50% degli ospedali. In alcune regioni del Nord si finanziano apertamente associazioni anti-abortiste con fondi pubblici, come ad esempio in Piemonte, dove è stato appena rifinanziato il fondo “Vita Nascente” con 1 milione di euro. Fino ad arrivare al cimitero dei feti a Pesaro.
La manifestazione di Ancona è stata una bella dimostrazione di forza da parte delle masse femminili e non solo, in una piazza difficile esse hanno sfidato le ostilità con coraggio e determinazione per difendere insieme al diritto di aborto i diritti sociali e civili delle donne e della comunità LGBTQIA+. Isolando e respingendo fra l'altro la provocazione di un gruppo di adepti del Centro di Aiuto alla Vita di Loreto, presentatosi con manifesti e striscioni per una contromanifestazione.
La crociata antiabortista del governo neofascista Meloni va fermata, unendo tutte le masse antifasciste, anticapitaliste, e progressiste, e anche le forze riformiste e dei partiti parlamentari in un fronte unito di lotta più ampio possibile, senza settarismo, pregiudizi ed esclusioni, per abbatterlo prima che cancelli diritti inalienabili come l'aborto per le masse femminili.

10 maggio 2023