Ripetuti raid sionisti-nazisti a Gaza
Strage di palestinesi, 34 morti tra cui 7 bambini. Un centinaio i feriti
Hamas: “Il nemico pagherà”

 
Un maggio di sangue nella palestinese Striscia di Gaza, ancora una volta nel mirino dei sionisti-nazisti di Israele. Con vere e proprie stragi il governo di Tel Aviv del boia Netanyahu ricorda al mondo che nessuno spazio sarà dato alla pluridecennale causa palestinese, né alla sua resistenza armata né ai civili, compresi i bambini. E lo fa con criminali attacchi dal cielo, impiegando e mostrando i più raffinati strumenti tecnologici di morte e distruzione: missili di ultima generazione, bombe computerizzate, droni killer e molto altro.
Il 9 maggio quindici persone, tra cui tre leader della Jihad islamica, oltre a civili, tra cui 4 bambini, sono stati uccisi prima dell’alba in attacchi aerei israeliani sulla Striscia di Gaza, 20 i feriti. L’esercito israeliano ha annunciato di aver effettuato “operazioni mirate” contro tre comandanti delle Brigate Al-Quds, il braccio armato del movimento islamista palestinese che Israele considera terrorista: Jihad Ghannam, segretario del consiglio militare delle Brigate Al-Quds, Khalil Al-Bahtini, membro dello stesso consiglio e comandante delle Brigate per il nord della Striscia di Gaza, e Tareq Ezzedine, uno dei leader dell’azione militare del movimento nella Cisgiordania occupata, che coordinava dalla Striscia di Gaza.
La risposta di Hamas, la componente maggioritaria della resistenza palestinese che governa a Gaza dal 2007, è prontamente giunta con un comunicato: “Ritenendo l'occupazione sionista e il suo governo estremista e fascista pienamente responsabili delle conseguenze di questo crimine efferato, ribadiamo che i crimini israeliani e l'escalation del terrorismo contro il popolo palestinese non resteranno impuniti. L'offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza assediata non porterà pace e sicurezza allo Stato di occupazione israeliano, ma incoraggerà una maggiore resistenza fino alla liberazione e al ritorno”. “Piangiamo i leader e le loro mogli e alcuni dei loro figli che sono stati uccisi in un vile crimine sionista”, ha scritto la Jihad islamica nella sua dichiarazione,
affermando che il sangue dei martiri aumenterà la determinazione del movimento. “Israele ha disprezzato tutte le iniziative dei mediatori, la resistenza vendicherà i leader uccisi nella notte”, ha aggiunto il movimento militare palestinese. Un comunicato diffuso sempre il 9 maggio dall’ufficio stampa del Partito Comunista Palestinese di condanna sull’aggressione sionista alla Striscia di Gaza, ha ribadito tanto la necessità dell’unità nazionale tra tutte le fazioni della resistenza che l’unità di risposta.
Gli attacchi dei sionisti e nazisti israeliani sono arrivati a meno di una settimana dall’annuncio di un cessate il fuoco mediato dall’Egitto, al termine di una nuova escalation di violenza tra l’esercito israeliano e la Jihad islamica, in seguito alla morte in una prigione israeliana di un suo esponente in sciopero della fame da tre mesi.
Altri raid israeliani contro i palestinesi a Gaza sono avvenuti l’11 maggio, provocando otto morti, tra cui altri due leader delle Brigate al-Quds, l’ultimo dei quali Ahmad Abu Daqqa, assassinato in un bombardamento contro il campo profughi di Khan Yunis. Il 13 maggio vittima dell’ennesimo attacco sionista il capo delle operazioni della Jihad Islamica, Iyad al-Hassani, secondo fonti della sicurezza israeliana il leader è stato colpito in un appartamento di Gaza City.
Dall’inizio dell’operazione “Scudo e Freccia” Israele ha ucciso 34 palestinesi, ferendone quasi 100. Le vittime includono 7 bambini e 4 donne. Il conflitto israelo-palestinese ha registrato un’impennata di violenza dall’inizio dell’anno, dopo che alla fine di dicembre si è insediato uno dei governi più a destra della storia israeliana, guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Dall’inizio dell’anno, almeno 120 palestinesi, 19 israeliani, un ucraino e un italiano sono stati uccisi in episodi di violenza legati al conflitto, secondo un bilancio basato su fonti ufficiali israeliane e palestinesi. Le cifre includono combattenti e civili, compresi i minori.
Il 10 maggio, nell’anniversario della battaglia del 2021 di Saif al-Quds (Spada di Gerusalemme), scatenata dall'aggressione delle forze di occupazione israeliane e dei coloni contro il popolo palestinese nella zona occupata di Sheikh Jarrah e nella Moschea di Al-Aqsa durata ben 11 giorni, il Movimento di resistenza islamica palestinese Hamas ha dichiarato: “Primo: Salutiamo gli eroici martiri palestinesi, auguriamo ai feriti una pronta guarigione e salutiamo i detenuti nelle carceri dell'occupazione israeliana. Secondo: il popolo palestinese rimarrà unito di fronte all'aggressione dell'occupazione israeliana e continuerà a difendere i propri diritti legittimi. Terzo: i crimini e i piani aggressivi dell'occupazione israeliana non spezzeranno la volontà del popolo palestinese, né lo dissuaderanno dal continuare la sua resistenza all'occupazione coloniale. Quarto: la città occupata di Gerusalemme e la sua Moschea di Al-Aqsa sono il cuore della decennale lotta palestinese per la libertà e la difenderemo ad ogni costo. Quinto: chiediamo alla Ummah araba e musulmana e ai popoli liberi del mondo di mostrare solidarietà e sostegno al popolo palestinese”.
Il boia Netanyahu dando il via libera all’operazione “Scudo e Freccia” sapeva che avrebbe scatenato una nuova guerra. Lo provano le sue dichiarazioni belliciste e criminali. “Siamo nel bel mezzo di una campagna e siamo pronti a qualsiasi possibilità”, pronti a una “guerra su più fronti”, anche con l’Iran. “Dal giorno in cui sono stati lanciati i razzi la scorsa settimana, ho incaricato, insieme al ministro della Difesa, di preparare un’operazione per sconfiggere i leader terroristi. Di fatto, i vertici dell’organizzazione terroristica sono stati decapitati”, ha commentato il premier sionista. Lo conferma anche la decisione del governo israeliano di procedere all’evacuazione di 4.500 civili dalla città di Sderot, a pochi chilometri da Gaza, in previsione della pioggia di razzi che quasi certamente si abbatterà sul sud di Israele. Nel resto di Israele, tra Tel Aviv e Bersheeva, la popolazione si prepara al conflitto aprendo i rifugi. Gli ospedali sono in stato di allerta. Potrebbe essere coinvolta anche quella che vive a nord, se Hezbollah scenderà in campo. In ogni caso l’ex premier israeliano Yair Lapid e l’ex ministro nella difesa Benny Gantz hanno dato la loro approvazione allo scontro. Lo scorso agosto Lapid diede l’ordine di attaccare Gaza e la Jihad islamica nel quadro di un’offensiva militare che ricorda quella cominciata il 9 maggio e che fece una cinquantina di morti.
A Gaza due milioni e 300 mila civili palestinesi non hanno alcun rifugio dove poter cercare riparo da bombe e missili e nemmeno ospedali attrezzati in grado di assistere nel migliore dei modi la massa di feriti che tutti si aspettano. Dalle guerre del 2008, 2012, 2014 e 2021, Gaza è uscita devastata oltre a subire migliaia di morti e feriti. Le conseguenze saranno altrettanto catastrofiche se avrà inizio un nuovo conflitto.
Le rappresaglie israeliane hanno infastidito persino l’imperialismo occidentale. Il coordinatore speciale dell’Onu per il Medio oriente, Tor Wennesland, ha condannato l’uccisione di civili a Gaza. “È inaccettabile”, ha detto “Esorto tutte le parti interessate a esercitare la massima moderazione e a evitare un’escalation. Rimango impegnato nel tentativo di evitare un conflitto più ampio con conseguenze devastanti per tutti”. La Francia ha ricordato “gli obblighi di protezione dei civili e del rispetto del diritto internazionale umanitario che incombono su Israele”. Pronta la replica del ministro israeliano della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, che ha attaccato l’Europa dopo la decisione di annullare il ricevimento in occasione della “Giornata dell’Europa” prevista il 9 maggio per impedire a Ben Gvir di partecipare come rappresentante del governo israeliano. Mentre tace o balbetta l’Autorità Nazionale palestinese di Abu Mazen.
Da Londra arriva intanto la denuncia della relatrice speciale Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, in dichiarazioni rilasciate al quotidiano inglese “The Guardian”. Israele tratta la Palestina come se fosse una sua colonia e l'Occidente è "incapace" di difendere il diritto internazionale senza doppi standard. "Per me l'"apartheid" è un sintomo e una conseguenza delle ambizioni territoriali che Israele ha per la terra di ciò che resta di una Palestina circondata. La causa sono le colonie. Israele è una potenza coloniale che mantiene l'occupazione per ottenere quanto più terra il più possibile per persone esclusivamente ebraiche. E questo è ciò che porta alle numerose violazioni del diritto internazionale", ha spiegato la funzionaria. Secondo Albanese, se la comunità internazionale, in particolare i paesi occidentali, fosse veramente impegnata in una soluzione a due stati sovrani per risolvere il conflitto israelo-palestinese, dovrebbe esigere che Tel Aviv rispetti il diritto internazionale. "La violenza nei Territori palestinesi occupati è ciclica, non qualcosa che scoppia accidentalmente" e deriva dall'occupazione e dall'" orrore che [Israele] impone ai palestinesi in nome dell'autodifesa", ha ricordato.
Per la relatrice speciale delle Nazioni Unite, "una caratteristica tragica" delle azioni dell'Occidente in Medio Oriente è la sua "incapacità di sostenere la legge senza doppi standard", in particolare il Regno Unito, che occupò la Palestina tra il 1917 e il 1947. "La responsabilità di Londra è maggiore, considerando la sua eredità storica nella regione", ma il governo britannico "non sembra essere interessato" al rispetto del diritto internazionale, ha lamentato.
Hamas e Jihad invece hanno risposto all’aggressore sionista e nazista israeliano con raffiche di razzi che hanno centrato in pieno un palazzo in un’area residenziale di Rehovot uccidendo un israeliano e ferendone altri cinque. Altre decine di razzi sono state indirizzate verso l’area a sud di Tel Aviv, Ashkelon, Sderot. “Saraya Al-Quds ha adempiuto al proprio dovere e alla propria promessa di vendicare i martiri palestinesi, sia civili che combattenti”, ha comunicato la Jihad. Ha risposto indirettamente il capo del comando meridionale delle forze armate israeliane, Eliezer Toledano affermando che devono essere eliminati più membri del Jihad “per realizzare il potenziale di questa operazione”. “Premo l’acceleratore, il comandante in alto mi dirà quando fermarmi…C’è un lavoro molto importante da fare” ha aggiunto. Qualche ora prima il ministro per Gerusalemme, Amichai Eliyahu (Potere ebraico), citato dalla televisione pubblica Kan, aveva avvertito che “per ogni missile lanciato verso Israele” pagheranno quelli del Jihad “e le loro famiglie”. A sera, a seguito di una valutazione della sicurezza a Tel Aviv, l’ufficio del premier Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione in cui si afferma che Israele “continuerà a far pagare un prezzo pesante alla Jihad islamica per la sua aggressione contro i cittadini israeliani”. Il primo ministro e ministro della difesa Yoav Gallant hanno elogiato l’Esercito e lo Shin Bet (intelligence), aggiungendo che l’operazione continuerà per tutto il tempo necessario. Una spirale di morte e distruzione scatenata dai criminali aggressori sionisti e nazisti di Tel Aviv.

17 maggio 2023