Visita del presidente dell’Ucraina in Italia e Vaticano
Zelensky: “Grazie, abbraccio tutti gli italiani. La nostra vittoria è la pace”
“Con tutto il rispetto per Sua Santità, non abbiamo bisogno di mediazioni tra l’Ucraina e l’aggressore”
“La soluzione per l’Ucraina è la controffensiva”. Dichiarazione congiunta Italia-Ucraina: “La Russia si ritiri immediatamente”

 
Prima l’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha assicurato il “pieno sostegno” dell’Italia all’Ucraina. Poi il faccia a faccia a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, che ha detto di “scommettere sulla vittoria dell’Ucraina”. Infine la visita di 40 minuti in Vaticano, ricevuto dal pontefice. È stata fitta di appuntamenti la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Roma il 13 maggio, una visita di Stato per la prima volta dall’invasione russa dell’Ucraina, iniziata nel febbraio dell’anno scorso.
Una visita importante, aperta dall’incontro con Mattarella: "Sono qui per ringraziare l'Italia. Vorrei abbracciare gli italiani uno a uno per il sostegno che ci è stato continuamente offerto a tutti i livelli e che non è mutato. Abbiamo con l'Italia valori comuni. Noi siamo per la pace, la nostra vittoria è la pace. Siamo aperti a tutti i contributi internazionali ma la guerra la stiamo subendo sul nostro territorio e la pace deve prevedere la giustizia su tutto il nostro territorio". Un concetto ribadito da Zelensky su Telegram in ucraino e italiano al termine dell’incontro col presidente della Repubblica italiana: “A Roma ho incontrato il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Sono grato per la posizione coerente sul sostegno all'Ucraina. Apprezziamo l'assistenza importante militare che dà al nostro Paese la capacità di resistere all'aggressione russa. La chiave del nostro successo sul campo di battaglia è la ricezione tempestiva dell'assistenza necessaria. L'Italia era e è dalla parte giusta, dalla parte della verità in questa guerra. Ci stiamo muovendo nella direzione della vittoria. La vittoria significa la pace per il nostro Stato".
Dopo l’incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella si è tenuto quello con la premier Giorgia Meloni, l’occasione per ribadire il fermo sostegno dell'Italia all'Ucraina, alla sua integrità territoriale, alla sovranità e all'indipendenza di Kiev e la vicinanza del popolo italiano al popolo ucraino impegnato a difendere i valori condivisi di libertà e di democrazia messi a repentaglio dalla guerra di invasione russa. “L’Italia, in raccordo con i principali Alleati, continuerà a fornire il supporto necessario, anche militare, affinché si arrivi a una pace giusta per l’Ucraina, che potrà esserci solo se la Russia cesserà le ostilità. Scommettiamo sulla vittoria dell’Ucraina. Questo è importante perché alla pace non si può arrivare con nessuna posizione di resa. Nessuna pace è compatibile con un’invasione”. Sono alcuni dei concetti, espressi dalla Meloni in conferenza stampa dopo il colloquio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rinnovando l’appello a Mosca “a fermare l’aggressione e a ritirare le truppe”. “Siamo favorevoli - ha aggiunto - ad una soluzione diplomatica del conflitto. Sosteniamo la formula di pace in 10 punti del presidente Zelensky... La verità è che l’Ucraina è vittima di aggressione e che difendendo la propria integrità e identità, allontana la guerra dal resto dell’Europa. Quello che gli ucraini lo stanno facendo, lo stanno facendo anche per noi”. Al termine dell’incontro con Meloni, Zelensky ha tenuto una breve conferenza stampa in cui ha ringraziato l’Italia “per aver dato rifugio ai nostri cittadini”, cioè ai circa 175 mila rifugiati ucraini arrivati dall’inizio dell’invasione russa, e per il sostegno militare all’esercito ucraino, e “tutti gli italiani che con il cuore sincero ci aiutano a difendere il nostro Paese”.
Concetti quelli di Meloni e Zelensky che hanno trovato casa in una importante dichiarazione congiunta Italia e Ucraina, dove i due paesi: “hanno ribadito la loro inequivocabile condanna della guerra di aggressione in corso da parte della Russia contro l'Ucraina. L'Ucraina ha dimostrato una notevole determinazione nell'esercitare il suo diritto all'autodifesa contro questo attacco immotivato e ingiustificato. La Russia deve ritirare immediatamente, completamente e incondizionatamente tutte le sue Forze militari dal territorio dell'Ucraina all'interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti. (…) La Repubblica Italiana elogia la determinazione e il coraggio del popolo e delle Forze armate ucraine e (...) continuerà a sostenere politicamente, finanziariamente, umanitariamente e militarmente l'Ucraina per tutto il tempo necessario (…) La Repubblica Italiana sostiene l'iniziativa dell'Ucraina per una pace giusta e sostenibile basata sulla sovranità e sull'integrità territoriale dell’Ucraina. (…) L'Ucraina e la Repubblica Italiana sottolineano il loro fermo impegno ad assicurare alla giustizia i responsabili di crimini di guerra e di altri crimini atroci commessi in relazione alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina (…) L'Ucraina e la Repubblica Italiana concordano sulla necessità di aumentare la nostra pressione collettiva sulla Russia attraverso ulteriori sanzioni per indebolire la capacità della Russia di continuare la sua guerra illegale di aggressione. Devono essere rafforzati gli sforzi per garantire l'effettiva applicazione delle sanzioni e per prevenire e per contrastare l'elusione delle stesse all’interno e da parte di Paesi terzi”.
I temi poi del colloquio tra il Papa e Zelensky, durato circa quaranta minuti, sono stati “riferibili alla situazione umanitaria e politica dell’Ucraina provocata dalla guerra in corso. Il Papa – ha riferito il portavoce vaticano Matteo Bruni - ha assicurato la sua preghiera costante, testimoniata dai suoi tanti appelli pubblici e dall’invocazione continua al Signore per la pace, fin dal febbraio dello scorso anno. Entrambi hanno convenuto sulla necessità di continuare gli sforzi umanitari a sostegno della popolazione. Il Papa ha sottolineato in particolare la necessità urgente di ’gesti di umanità’ nei confronti delle persone più fragili, vittime innocenti del conflitto”. Un resoconto di facciata che ha costretto Zelensky a precisare su Telegram: “Sono grato per la sua personale attenzione alla tragedia di milioni di ucraini. Ho anche sottolineato decine di migliaia di bambini deportati. Dobbiamo fare ogni sforzo per riportarli a casa. Inoltre, ho chiesto di condannare i crimini russi in Ucraina. Perché non può esserci uguaglianza tra la vittima e l’aggressore. Ho anche parlato della nostra formula di pace come dell’unica formula efficace per raggiungere una pace giusta. Gli ho offerto di unirsi alla sua attuazione”. Ed in particolare ancora, rispondendo in serata a “Porta a Porta” a una domanda di Bruno Vespa sul dialogo tra lui e il Papa, il presidente ucraino ha risposto: “Per me è stato un onore incontrare Sua Santità, però lui conosce la mia posizione, la guerra è in Ucraina e il piano deve essere ucraino. Siamo molto interessati a coinvolgere il Vaticano nella nostra formula per la pace” ma “Con tutto il rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori, noi abbiamo bisogno di una pace giusta. E invitiamo il Papa, come altri leader, per lavorare ad una pace giusta ma prima dobbiamo fare tutto il resto”, ha aggiunto, sottolineando che non ha senso tentare di coinvolgere ora la Russia in un dialogo. “Non si può fare una mediazione con Putin, nessun Paese al mondo lo può fare”, ha spiegato.
Proprio dallo speciale di “Porta a Porta” su Rai1, dove Zelensky ha parlato per un’ora e mezzo rispondendo alle domande del direttore Bruno Vespa e della direttrice del Tg1 Monica Maggioni e dai direttori di “Repubblica” Maurizio Molinari e del “Sole 24 Ore” Fabio Tamburrini, dall’editorialista del “Corriere della Sera” Ferruccio De Bortoli, dal direttore del Tg La7 Enrico Mentana e di SkyTg24 Giuseppe De Bellis e dal giornalista Mediaset Nicola Porro, è uscito un quadro esatto e puntuale della linea, strategia e tattica dell’attuale Resistenza ucraina. Zelensky senza troppi giri di parole ha ribadito che non intende incontrare il presidente russo Putin e lo ha definito come "un piccolo leader che uccide la sua gente". Secondo il presidente ucraino, Putin "ormai è isolato dal mondo civile, la sua gente non è più motivata e noi siamo più vicini alla pace perché ogni giorno lo respingiamo dal nostro territorio. Il presidente di Mosca è lontano da quella Russia che aveva i contatti con il mondo civile. È isolata e isola la propria gente, ha cancellato tutto quello che aveva accumulato nei secoli". In questo quadro, per la soluzione del conflitto l'unica arma "è la controffensiva: quando saremo al confine con la Crimea - sostiene Zelensky - il sostegno a Putin all'interno della Russia diminuirà e lui dovrà trovare una via d'uscita. Manca poco. Passi importanti saranno fatti a breve". Il leader ucraino non si è sbilanciato ulteriormente. «Ci stiamo preparando con grande impegno e faremo passi importanti. Siamo molto motivati. Non posso rispondere” sui tempi e i modi, “ma vedrete i risultati. Noi crediamo nella vittoria”. "Se l'Ucraina cade il passo successivo è la Moldova, poi i Paesi del Baltico, che sono Paesi Nato, e quando Putin arriva nei Paesi della Nato, voi dovrete mandare i vostri cittadini, i vostri figli, i vostri padri a fare questa guerra. Quindi è meglio aiutare noi – ha chiosato il presidente ucraino - che mandare in guerra i propri figli".
Rispondendo alla domanda se sarebbe disponibile a indire un referendum sull'autonomia della Crimea nel caso in cui venisse riconquistata Zelensky ha affermato che "Sarebbe separatismo, una violazione". "Noi non abbiamo paura del referendum, ma sarebbe contro la Costituzione, perché la repubblica autonoma della Crimea fa parte dell'Ucraina". Putin "non userà il nucleare, se dovesse farlo non sarebbe più vivo il giorno dopo e mi sembra una persona che ha voglia di vivere”. "Non tutti capiscono fino in fondo che cosa succeda al mondo dell'informazione all'interno della Russia: Putin è riuscito a raccontare che in Ucraina ci sono i nazisti, i russi sono i nostri vicini ma hanno iniziato a crederci. Lui controlla tutto lo spazio mediatico per ottenere il sostegno della società, userà gli stessi strumenti per uscire dalla crisi, dirà alla sua gente che ha vinto", ha continuato Zelensky.
Mentana, direttore del Tg La 7 gli domanda: “L'uomo che ha scatenato la guerra contro di voi parlando sulla Piazza rossa a Mosca ha parlato testualmente della catastrofe che sta vivendo il popolo ucraino, ostaggio di un colpo di stato che ha portato al potere un regime di delinquenti. Che cosa risponde a quella propaganda ispirata da Mosca che dice che nel 2014 c'è stato un colpo di Stato e che nel Donbass sono stati trucidati tutti coloro che erano a favore della Russia?”. Zelensky ha risposto: “A dire la verità non credo che grandi società continuino a fidarsi di questa persona. Costui si è confuso. Io non c’ero nel 2014 come presidente e lui condannava già il governo ucraino come fascista. Poi sono diventato presidente e sono proseguite bugie e menzogne. Non ha mantenuto neanche gli accordi che avevamo raggiunto dando il via ad una guerra su vasta scala con tanti morti e la deportazione dei bambini. Che differenza c’è – si è chiesto Zelensky - rispetto al Donbass o la Crimea di prima? Che prima tutti credevano che Putin non aveva occupato, che in queste nostre terre non c’era l’esercito russo. Ora lui è arrivato con ‘l’operazione speciale’ per ‘ripulire il nostro Stato’. Da chi? Dagli uomini, donne e bambini ucraini e noi abbiamo lottato contro questo crimine, la nostra gente lo fermava a mani nude. Ha occupato la centrale nucleare di Zaphorizhia, minacciando di farla saltare in aria con i cannoni. Il regime di Putin non è diverso dal regime nazista. È propaganda che voi giornalisti avete capito e smascherato”.
Una risposta che non è andata giù a Daniela Ranieri, vicedirettrice del “Fatto quotidiano” di Travaglio, Putin e Conte, che commentandola sull'edizione del 15 maggio ha voluto riconfermare che il suo quotidiano è il megafono di Putin in Italia rilanciandone le falsità e usando le stesse parole del nuovo zar del Cremlino: “In realtà i crimini di guerra commessi in Donbass da truppe regolari ucraine e milizie neonaziste contro le popolazioni russofone sotto i governi Poroshenko e Zelensky, in violazione dei due accordi di Minsk su cessate il fuoco e autonomia di Lugansk e Donetsk, sono stati documentati per 9 anni.”
Zelensky ha poi aggiunto: "Non abbiamo lanciato nessun drone sul Cremlino, lui (Putin, ndr) lo vuole far vedere. Lui ha sempre meno motivazioni per la sua società, lui aveva bisogno di colpire noi in qualche modo e così lo ha fatto. Lui inventa delle cose, magari le inventano le persone accanto a lui", ha aggiunto Zelensky, "noi non stiamo bombardando la popolazione civile, noi possiamo usare armi solo su territori occupati, non oltre". Alla domanda se fosse disposto a parlare con il presidente russo Vladimir Putin, il presidente ucraino ha risposto: “No. Di cosa parliamo? Non si può fare mediazione con Putin, lo conosciamo, lui uccide", ricordando il tentativo di mediazione costruito nel trattato di Minsk: "8 anni e zero risultati". Senza "la difesa dei nostri cieli grazie ai sistemi antiaerei come Samp-T ci sarebbero state più vittime". Così il presidente ucraino ha anche ringraziato "l'Italia e la Francia per la decisione" di inviare il sistema antimissile.
Zelensky ha invitato infine “tutti i leader politici italiani e i rappresentanti della società civile” a visitare il Paese “perché quando vedrete quello che ha fatto una sola persona, quello che ha fatto Putin, capirete perché noi ci opponiamo a questo male”.

17 maggio 2023