Il meno peggio è una strada piena di fossi

di Ugo - Genova
Nei confronti della storia abbiamo il dovere di recuperare quei compagni che per delusione, o per sfiducia, si sono allontanati dalla politica attiva e hanno rinunciato a essere protagonisti della loro vita e del loro futuro. Attraverso la martellante azione persuasiva e coercitiva, imposta dai mezzi d’informazione collusi con la borghesia, molti di loro hanno smesso di pensare accettando di fatto di essere messi da parte. Senza più riferimenti di classe si soffermano, e fanno persino proprie, le parole altisonanti, ma vuote, della retorica del potere borghese. Danno credito ai falsi propositi sostenuti da chi si presenta come paladino delle classi lavoratrici, ne diventano addirittura sostenitori.
Occorre fare in modo di raggiungerli e presentare a loro le nostre idee. Offrire a tutti loro l’occasione di aprire la mente, di risvegliarsi dal torpore che li ha condotti decenni di politica revisionista al servizio della borghesia. La strategia che dobbiamo assumere, e che potrebbe dare una svolta al nostro ruolo nella società, non può che essere, prima di tutto, quella di usare ogni sforzo possibile per fare emergere il tradimento di chi li ha illusi, di chi ha raccontato loro, che per raggiungere la giustizia sociale, l’emancipazione e la pace, occorre un governo con basi socialdemocratiche guidato da un partito moderno perché è moderno essere collegati al loro reale, che è il superamento della lotta di classe, e in conclusione l’abbandono delle rivoluzioni come mezzo per entrare dentro la stanza dei bottoni.
Molte compagne/i fanno parte proprio di quei partiti a cui facevo riferimento. Militano, gli concedono il sostegno dentro l’urna elettorale, tuttavia, in loro c’è la consapevolezza che il loro partito gli sta vendendo soltanto aria fritta. Sanno pure che i loro dirigenti di partito usano la classe operaia come fiore da tenere all’occhiello, ma appunto, perché situato all’occhiello, reciso, poiché privato della linfa vitale che si nutre dell’obiettivo che deve assumere la classe operaia, cioè la presa del potere per giungere e ottenere il socialismo. L’argomento che li tiene legati a questi partiti è spesso l’assurda ragione politica che vede la logica del meno peggio, ma pure questo, loro, lo sanno.
Molte compagne/i ricorderanno che tempo fa, in ogni modo il messaggio sibillino ancora oggi viene proposto, in molti programmi di informazione televisiva, si poneva la domanda o il dilemma: “Dovendo buttare giù dalla torre Berlusconi o D'Alema, chi butteresti giù?”. La domanda conteneva, in pratica, due tranelli. Buttando giù il primo personaggio, o il secondo, dovevi farti venire bene chi avevi salvato; come se il colera fosse preferibile alla peste. La risposta corretta, seppur non concessa, avrebbe dovuto essere: “Butto giù tutte e due”. Quella domanda non serviva solo per tendere il primo tranello, ma pure per porre sul piatto il secondo, e cioè, togliere il fiato, demotivare, dare il senso dell’immutabilità della situazione politica. Accettare il meno peggio e fartene una ragione.
Il meno peggio però alla lunga non regge. Questo ragionamento molti tra i lavoratori l’hanno capito e fatto proprio. Infatti, sono davvero molti coloro che non si recano più alle urne, che non partecipano alla vita sociale, che perdendo la fiducia nella politica si sono però rassegnati a essere individui destinati al sacrificio.
Quella fiducia dobbiamo fargliela ritornare. Abbiamo le nostre armi. Che sono lo smascheramento dei falsi amici del proletariato. Ma soprattutto sono le nostre idee, le nostre parole, la nostra strategia, e la nostra stampa che le riproduce.
Un ruolo importante, per esempio, potrebbe rivestirlo l’Editoriale del compagno Giovanni Scuderi, da diffondere, da fare conoscere, da fare arrivare nei luoghi di lavoro, nelle aziende in lotta per il posto di lavoro, da distribuire nei quartieri operai, fra i giovani che frequentano la scuola, l’Università. Abbiamo Il Bolscevico, il nostro organo di Partito. Abbiamo il sito del PMLI da fare conoscere, per essere visitato, di una limpidezza assoluta; per i revisionisti, immagino, persino imbarazzante.
Questi passaggi, queste azioni, non sono prive di difficoltà. Dobbiamo affrontare l’isolamento mediatico imposto da chi teme che gli scompaginiamo i piani, da chi ha raccontato per decenni, e ancora non ha perso il vizio e non vuole essere smentito, che la via rivoluzionaria e la presa del potere da parte del proletariato è una sciocchezza fuori dalla realtà, fuori dalla storia e dal futuro. Su questi argomenti la borghesia e i revisionisti hanno eretto un bastione che vorrebbe essere insormontabile. Tuttavia, ogni cosa è transitoria, e pure il capitalismo non potrà sfuggire da questa legge.
“In certi momenti della lotta rivoluzionaria, le difficoltà prevalgono sulle condizioni favorevoli e perciò l’aspetto principale della contraddizione e le condizioni favorevoli ne costituiscono l’aspetto secondario. Tuttavia, attraverso i loro sforzi, i rivoluzionari possono superare a poco a poco le difficoltà e creare una situazione nuova e favorevole; allora la situazione sfavorevole cede il posto a quella favorevole” (Mao, “Sulla contraddizione”).

17 maggio 2023