La Schlein come le dive di Hollywood
Una borghese che dirige un partito borghese

 
“Le mie scelte di abbigliamento dipendono sicuramente dalla situazione in cui mi trovo. A volte sono anticonvenzionale, altre volte più formale. In generale dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista, Enrica Chicchio”.
Questo è un passaggio dell'intervista accompagnata da un corposo servizio fotografico, che la nuova leader del PD, Elly Schlein, ha rilasciato alla bibbia della moda italiana e mondiale “Vogue” il 25 aprile scorso, poche ore dopo aver sfilato a Milano alla grande manifestazione che celebrava la Liberazione nella città Medaglia d'Oro alla Resistenza.
Sui social il comico Luca Bizzarri ha scritto “Finalmente un segnale per tranquillizzare i riformisti”; un riso amaro per chi ancora da sinistra ripone qualche timida speranza nel PD, considerando anche che non si tratta della prima confessione borghese della Schlein. Di segnali ce n'erano già stati, come ad esempio la cena in suo onore organizzata a casa di Claudio Baglioni ai Parioli, quartiere borghese per eccellenza della capitale.
Ma il punto non è semplicemente il gusto nel vestire, ma l'ottica esclusivamente borghese di una leader abituata al lusso tanto da potersi permettere di pagare qualcuno per suggerirle cosa comprare e quali colori abbinare. A Repubblica infatti la stessa Chicchio, armocromista e “personal shopper”, ha dichiarato che le sue prestazioni vengono retribuite dai 140 ai 300 euro all'ora (ma per l'intero guardaroba dipende...), anche se per amicizia ad Elly Schlein “che – aggiunge- non ha un look da centro sociale”, applica un forfettario. Del resto Schlein è solo l'ultima esponente di quella schiera di falsi comunisti alla testa di partiti operai che vantavano i costosi maglioni di cachemire alla Bertinotti o la faraonica barca a vela Ikarus alla D'Alema.
Con quale faccia e con quale credito a questo punto parlerà alle famiglie in difficoltà e affamate dall'inflazione, agli operai e alle operaie che si sognano la paga oraria che lei getta al vento per capire se oggi sta meglio in verde o in quale sfumatura di blu, ai pensionati che sopravvivono con qualche centinaio di euro al mese, ai disoccupati o alle giovani e ai giovani senza futuro, non è dato sapere.
Decenni fa erano proprio gli intellettuali che si vestivano in tuta per entrare in empatia con i lavoratori; i simboli dicono sempre qualcosa, e adesso il messaggio è chiaro, e conferma a tutto tondo che Schlein ha voluto prendere le distanze dai radicalismi che le erano stati appioppati, meritandosi a tutto tondo il titolo di “radical-schic” che comunque, buon per lei, va di moda.
Repubblica ha chiuso un suo articolo così: “Rosso Elly, nuova gradazione del Sol dell'Avvenire”. Ma di rosso nel PD fin dalla sua fondazione non c'è altro che quel mezzo sfondo sul simbolo, semplicemente per replicare il tricolore patriottardo, e rimane quel che è, cioè un partito borghese, diretto da una borghese per gli interessi della borghesia.
Che le masse popolari, progressiste, aprano gli occhi il più presto possibile e non si facciano ingannare dal vuoto radicalismo della Schlein, ex braccio destro dello sconfitto Bonaccini, che non ha nulla a che spartire con la storia e le lotte del movimento operaio per l'emancipazione dalla schiavitù salariata e d'altra parte non ha difficoltà alcuna a confessare con orgoglio le proprie radici, collocazione di classe e valori che più borghesi di così non si può.


17 maggio 2023