34 capi d'accusa contro l'ex presidente Usa per falsificazione di documenti
Trump sotto processo

 
Fra le diverse inchieste aperte dalla magistratura americana sull'ex presidente Donald Trump la prima a raggiungere il passaggio dell'incriminazione formale è quella seguita dal procuratore di Manhattan Alvin Bragg che il 4 aprile che lo ha accusato di aver falsificato documenti aziendali per recuperare 310 mila dollari versati in nero e attraverso mediatori per comprare il silenzio di due donne e di un portiere del suo palazzo al fine di nascondere degli scandali che avrebbero pesato negativamente sulla campagna elettorale della sua vittoriosa corsa alla Casa Bianca nel 2016.
L'inchiesta condotta dal procuratore distrettuale Bragg ha messo insieme ben 34 capi di accusa per il reato della falsificazione di documenti aziendali, in violazione dell'articolo 175.10 del Codice penale, con l'intenzione di frodare e commettere un altro reato. Fra i 34 episodi descritti che hanno portato Trump sotto processo ci sono quelli che riguardono i 130mila dollari dati dal suo ex avvocato Michael Cohen a una pornostar per nascondere il loro rapporto, i 150mila dollari pagati dall'editore del National Enquirer, David Pecker, a una coniglietta di Playboy per non rivelare la loro relazione e i 30mila dollari regalati a un portiere della Trump Tower affinché la smettesse di parlare di un suo presunto figlio illegittimo con la custode del palazzo. I presunti reati avvenuti durante la campagna delle presidenziali prefigurerebbero anche il reato di violazione delle leggi sui finanziamenti elettorali. La seconda udienza è stata convocata per il prossimo 4 dicembre, il processo dovrebbe partire a inizio 2024, l'anno delle nuove elezioni presidenziali americane previste per il 5 novembre.
Trump non ha respinto nel merito le accuse del procuratore e confutato le denunce di chi ha pagato ma si è ritagliato il ruolo di perseguitato da una magistratura schierata politicamente coi rivali democratici che strumentalmente gli metterebbe i bastoni tra le ruote per impedire la sua vittoria alle primarie dei repubblicani e delle successive presidenziali. Ma i colpi che deve parare non sono finiti, a cominciare dalla nuova accusa di frode finanziaria che pochi giorni dopo, il 14 aprile, lo ha visto comparire per la seconda volta davanti al procuratore generale di New York Letitia James nella causa civile da 250 milioni di dollari contro la sua holding, accusata di aver gonfiato il valore degli asset, ossia il valore dei beni di proprietà dell'azienda.
che possa essere monetizzato e quindi usato per il pagamento di debiti.
Il procuratore generale ha accusato Trump e tre dei suoi figli di frode per aver deliberatamente manipolato la valutazione del valore dei beni aziendali per ottenere prestiti più vantaggiosi dalle banche. Anche questa accusa è stata respinta dal miliardario americano non bilanci alla mano ma come un altro "caso di interferenza elettorale a cui sono stato sottoposto".
Ricordiamo che l'ex presidente resta nel mirino della giustizia anche per alti casi non riguardanti maneggi di bilancio ma politicamente importanti quali il suo presunto coinvolgimento nel tentativo di modificare a suo favore i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 in Georgia perse a favore del rivale Biden e sul suo ruolo nel lanciare i suoi sostenitori all'assalto del Campidoglio il 6 gennaio 2021 al momento della proclamazione della vittoria democratica. L'ultima appendice giudiziaria potrebbe venire dall'inchiesta sulle carte segrete portate via dalla Casa Bianca durante la sua presidenza e trovate dagli agenti federali nascoste nella villa privata a Mar-a-Lago, in Florida.

17 maggio 2023