Da Milano a Cagliari
Studentesse e studenti dormono in tenda contro il caro affitti
600 euro a camera. Governo sordo. Contestati Schlein e Landini: “Non accettiamo passerelle dei responsabili della miseria in cui siamo costretti a vivere”
Il grido: “Non abbiamo futuro”

Da Milano a Cagliari, da Roma a Bologna,Torino, Firenze, Padova, Bari e in diversi altri centri dilaga la protesta degli studenti universitari accampati in tenda davanti ai rettorati, alle facoltà e nei giardini degli atenei per denunciare la gravissima emergenza abitativa dovuta al caro affitti e alla mancanza di posti letto negli studentati.
Tra i primi a scendere in piazza gli attivisti dei collettivi universitari Cambiare Rotta, Collettivo Universitario Autonomo (Cua), Unione degli universitari (Udu) che fra l'altro denunciano come ad esempio “Torino, che conta 100 mila studenti universitari, bandisce ogni hanno poco più di 2 mila posti letto”.
La mobilitazione è partita il 2 maggio da Milano al grido di: “Non abbiamo futuro. Siamo stanchi di attendere. Vogliamo diritto allo studio, casa e reddito!”.
Una mobilitazione che punta il dito contro una situazione abitativa drammatica che colpisce in modo particolare gli studenti fuorisede e di estrazione proletaria che non hanno i mezzi economici per permettersi affitti da 600 euro al mese più le spese per un posto letto. Che non riescono più a far fronte all'aumento vertiginoso delle bollette, delle tasse, dei libri di testo, del materiale didattico, delle mense e dei trasporti e sempre più numerosi sono costretti a rinunciare agli studi o a sobbarcarsi ore di viaggio, tante rinuncie e sacrifici per poter seguire le lezioni e stare in pari con gli esami.
Una condizione di assoluto disagio economico, sociale, fisico e psicologico che il governo neofascista Meloni e la ministra berlusconiana Anna Maria Bernini fanno finta di non vedere. Un disagio assoluto aggravato dall'ansia da prestazione per gli esami, dal rischio di finire fuori corso e non riuscire più ad acquisire i crediti e i requisiti necessari per ottenere una misera borsa di studio o l'assegnazione di un posto letto alla casa dello studente per proseguire gli studi.
Studenti vittime di un sistema d'istruzione borghese, neofascista, classista, meritocratico e assassino basato sull'individualismo e sulla competitività capitalistica che in diversi casi ha già condotto alla depressione e perfino al suicidio decine di studenti nelle università di Pescara, Napoli, Catania, Palermo, Chieti, Pisa, Bologna, Pavia, Milano e Padova tanto per citare i casi più eclatanti.
Non a caso, al primo punto della piattaforma rivendicativa pubblicata sulle pagine social dei vari collettivi, gli studenti chiedono tra l'altro: la regolamentazione del mercato degli affitti e l'abolizione della legge 431/1998. Si tratta della legge che ha accelerato la liberalizzazione del mercato degli affitti, lasciandolo completamente in balia della speculazione, e che deve essere cancellata immediatamente.
Al secondo punto gli studenti chiedono “il ripristino dell'equo canone per gli affitti e un massiccio piano di investimenti pubblici per l’ampliamento e la costruzione di nuovi studentati capaci di soddisfare tutta la richiesta. In continuità con questo, vogliamo l’interruzione di tutti i progetti co-finanziati e delle convenzioni con i privati, affinché l’intervento sulle politiche abitative ritorni ad essere in mano pubblica, di MUR e MIMS, e non alla mercè dei grandi privati. Alle decine di migliaia di studenti in cerca di un alloggio non servono Student Hotel di lusso né convenzioni delle università con i privati, ma strutture pubbliche con servizi garantiti e costi accessibili”.
In terzo luogo gli studenti chiedono la “riconversione dello sfitto” ossia le “centinaia di immobili del demanio pubblico sui quali si possono avviare senza difficoltà interventi di riconversione per adibirli a strutture residenziali per studenti. Altrettanti stabili e appartamenti, in mano a proprietari privati che li lasciano sfitti e in disuso, possono e devono essere requisiti e andare incontro alla stessa riconversione in alloggi per chi ne ha bisogno”.
Infine gli studenti chiedono l'istituzione di un “reddito studentesco per gli studenti delle classi popolari, per combattere l'esclusione di classe nell'università, garantire a tutti il diritto di accedere agli studi, e la possibilità di completarli senza essere schiacciati dal ricatto del merito, dal carovita e dalla morsa del lavoro povero e precario. Vogliamo che questo reddito sia pagato agli studenti attraverso la tassazione di tutte quelle aziende private ormai completamente inserite nei nostri atenei, che dai nostri percorsi di studio e dalla ricerca traggono profitto e forza lavoro qualificata secondo le esigenze di mercato”.
Su queste rivendicazioni gli studenti insieme al Movimento per il diritto all'abitare, ad attivisti e sindacati di base hanno lanciato un appello alla mobilitazione nazionale con manifestazioni e presidi sotto le sedi delle Regioni di tutta Italia per il16 maggio.
Intanto la protesta degli studenti è arrivata ad accamparsi fin sotto le finestre del Ministero dell'Università e della Ricerca “per far sentire la voce degli studenti che stanno protestando in tutto il paese contro il caro affitti!”.
Una mobilitazione clamorosa che, come confermano gli studenti in un post pubblicato sui loro canali social: “ha già ottenuto la prima vittoria: 660 milioni di euro verranno immediatamente investiti per la costruzione di alloggi universitari... Ci aspetta ancora tanto da conquistare e tocca a noi dare una spinta per il cambiamento sulle politiche abitative: continua la mobilitazione, non ci fermeremo!”.
E fanno bene! Perché il 16 maggio il governo neofascista della Meloni ritirava, durante la seduta congiunta delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, lo sbandierato emendamento per sbloccare i 660 milioni di euro per evitare il rischio che fosse dichiarato “inammissibile per estraneità di materia” dato che lo aveva inserito nel decreto sulla Pubblica Amministrazione. Peraltro non erano soldi stanziati in più ma si trattava di risorse già previste per alloggi universitari gestiti da privati.
Prima dell'imbarazzante dietro-front del governo la neo segretaria del PD Elly Schlein e il segretario generale della CGIL Landini avevano cercato di strumentalizzare a proprio vantaggio l'ottenimento dei fondi. La prima si è presentata alla Sapienza mentre il secondo alla Statale di Milano, ma entrambi sono stati duramente contestati dagli studenti in lotta che gli hanno urlato: “non accettiamo passerelle dei responsabili della miseria in cui siamo costretti a vivere. I diritti ce li conquistiamo da soli, organizzandoci assieme alle organizzazioni di classe e conflittuali di questo paese: verso la mobilitazione nazionale sotto le Regioni del 16 maggio e lo sciopero generale del 26 maggio”.
In particolare alla Schlein gli studenti hanno rinfacciato: “Il Pd dov’era quando studenti come noi sono stati manganellati a Bologna? Sono stati manganellati e sgomberati universitari per il diritto alla casa. Lei cosa ha da dire alla sua città?”. A commento del video pubblicato sui social gli studenti hanno poi spiegato che: “Non abbiamo potuto accettare silenziosamente la passerella di Elly Schlein per riverniciare la faccia del Pd, gli stessi colpevoli della liberalizzazione del mercato degli affitti con la 431/98 e della deregolamentazione del lavoro con il Jobs Act, il tutto con il beneplacito dei sindacati concertativi... Non ci dimentichiamo i veri colpevoli di questa situazione continuiamo la lotta in Sapienza e in giro per l’Italia”.

17 maggio 2023