Il vicedirettore de "Il Fatto quotidiano" commenta il film "Il sol dell'avvenire”
Il trotzkista Cannavò esalta il film del trotzkista Moretti che riabilita Trotzky

Il 20 aprile è uscito in tutte le sale il nuovo film del regista trotzkista e antimarxista-leninista Nanni Moretti intitolato “Il sol dell'avvenire”.
Un film in cui il regista romano, osannato dalla borghesia e idolatrato dalla critica anticomunista, da inguaribile megalomane opportunista qual è sempre stato, attacca sprezzantemente l'Unione Sovietica di Lenin e Stalin e riafferma la sua affettuosa simpatia al controrivoluzionario Trotzky.
Una fede anticomunista e trotzkista sublimata in due “scene madri”, rilanciate dai trailer più pubblicizzati: la prima, in cui il protagonista, interpretato dallo stesso Nanni Moretti, alias Giovanni, strappa il ritratto di Stalin dai locali di una sezione del PCI della periferia di Roma sentenziando: “È un dittatore e nel mio film i dittatori non ce li voglio”; la seconda, nella chiusura del film, che vede il ritratto di Trotzki campeggiare sui manifestanti che marciano in corteo lungo i Fori Imperiali a Roma verso “il sol dell'avvenire”.
Attraverso il personaggio di Giovanni (un regista che decide di realizzare un film sul PCI revisionista ambientato al Quarticciolo nel 1956 dove il direttore dell’Unità nei giorni della controrivoluzione ungherese decide di invitare a Roma il circo di Budapest a esibirsi nel suo quartiere per provare a “fare la storia con i se”) Moretti torna sui fatti d'Ungheria del '56 e immagina di riscrivere la storia a proprio uso e consumo e si schiera apertamente a favore della controrivoluzione fomentata dall'imperialismo e dalla reazione del traditore Imre Nagy per sovvertire il regime socialista in Ungheria e portarla nella sfera occidentale e della Nato, contro il movimento comunista internazionale e la scelta del PCI revisionista di Togliatti che secondo Moretti sbagliò a sostenere l'Urss e il campo socialista. Quel Nagy che come Orban oggi nel nome di un viscerale anticomunismo si battono per un sistema sociale e di valori borghesi oscurantisti e retrogradi.
Una visione onirica della storia che è piaciuta tantissimo al vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano” Salvatore Cannavò (un altro trozkista doc ex Sinistra Critica iscritto al PRC bertinottiano proveniente dalla “Quarta internazionale” e del cui quotidiano “Liberazione” è stato anche vicedirettore) che addirittura in un articolo apparso sull'edizione del 26 aprile titola: “Moretti riabilita il compagno Trotsky” e poi sottolinea enfaticamente: “Ci voleva un film, ci voleva Nanni Moretti, con la sua autorità e la sua irriverenza, per riabilitare Leone Trotzky... Il dissidente russo, l’unico che si oppose frontalmente alla degenerazione staliniana del comunismo sovietico... non ha mai avuto un omaggio così forte come nella scena finale de Il sol dell’avvenire”. Nell'apologetico commento Cannavò tesse le lodi del “geniale” regista smascherandone l'antico e inossidabile trotzkismo: “Moretti ha sempre avuto un’attrazione per i trotzkisti, frequentando negli anni Settanta il collettivo 'Il Soviet' animato anche da Paolo Flores d’Arcais, e poi costruendo il sognante 'pasticciere trotzkista' di Aprile e di Caro Diario”.
Con simili credenziali “Il sol dell'avvenire”, in concorso al prossimo Festival di Cannes, ambisce a vincere qualche premio. Per quanto ci riguarda possiamo dire che Moretti ha già vinto l'Oscar quale impareggiabile regista trozkista assegnatogli dai comunisti autentici con la “dedica” apparsa nei giorni scorsi sul muretto esterno del cinema Nuovo Sacher, nel quartiere Trastevere a Roma, nella cui sala si stava proiettando il suo film, in cui si legge: “Ma vaffanculo Nanni Moretti viva Stalin”.

17 maggio 2023