Cresce il pericolo di una nuova guerra imperialista mondiale
Usa e Cina si contendono il controllo dell'Indo-Pacifico
Accordi economici e militari tra Washington e Papua Nuova Guinea
Blinken: “Il futuro del nostro pianeta si scriverà in questa regione”
 
Gli accordi economici e politici siglati il 22 maggio a Port Moresby, capitale della Nuova Guinea, dal segretario di Stato USA Antony Blinken e dal premier locale James Marape, rappresentano un deciso punto a favore dell’imperialismo americano nella contesa per il controllo dell’Indo-Pacifico, l’area che è destinata a segnare gli equilibri mondiali del futuro e foriera dei pericoli di una nuova guerra imperialista mondiale. Un’importanza che è dimostrata dalla stizzita reazione della Cina, che nonostante le rassicurazioni ricevute dalla Nuova Guinea sul futuro delle relazioni bilaterali, ha messo in guardia dal fare “giochi geopolitici nel nome della cooperazione per lo sviluppo”.
Seppur non ancora pubblico l’accordo include l’accesso per gli americani a porti e aeroporti del Paese della strategica zona, più esercitazioni congiunte. Altresì prevede un protocollo di collaborazione con la Guardia costiera di Port Moresby contro la pesca illegale e il narcotraffico. Washington infine elargirà 45 milioni di dollari per programmi di sviluppo e cooperazione, dalla lotta all’Aids alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.
Ai malumori di Pechino, che si era già mosso nell’area con l’accordo segreto con le Isole Salomone, comprendente le strategiche basi militari, la Nuova Guinea ha risposto che l’accordo con Washington non impedisce i rapporti con la Cina, che nel recente passato ha investito nel paese finanziando strade e scuole, mentre i militari statunitensi che dovessero venire “lo faranno sotto nostro invito”.
Blinken dal canto suo è stato categorico: “Siamo profondamente impegnati in questa regione perché il futuro del nostro pianeta si scriverà qui”. Tant’è che la Papua Nuova Guinea non è certo l’unico obiettivo dell’imperialismo americano nell’area, vista l’intenzione di stanziare ben 7,1 miliardi di dollari per accordi che garantiranno la difesa e lo sviluppo di paesi come Micronesia, Isola Marshall e Palau, oltre che la riapertura delle ambasciate di Washington alle Isole Salomone, Tonga e Vanuatu.
L'imperialismo americano, col viaggio di Biden in Corea del Sud e Giappone dal 20 al 24 maggio dell’anno scorso, aveva messo in evidenza che anche nel pieno della guerra all’Ucraina la sua priorità strategica restava il contenimento dell’ascesa del socialimperialismo cinese nell'Indo-Pacifico, accelerata dal nuovo imperatore Xi Jinping per spingersi alla conquista dell'egemonia mondiale lungo la nuova Via della Seta. Per gli USA il tentativo di abbattere l'influenza e la penetrazione del socialimperialismo cinese nella regione viaggia intanto sul consolidamento delle alleanze politiche e militari, dal QUAD, il cosiddetto “quadrilatero della democrazia” del 2007, con Giappone, India e Australia alla NATO asiatica, l'AUKUS, siglato lo scorso ottobre con Australia e Gran Bretagna e con la creazione di nuove alleanze economiche che non ricalchino lo schema ritenuto oramai superato dalla Casa Bianca dei consueti accordi di libero scambio multilaterali e centrati sullo sviluppo degli affari facilitato dalla riduzione dei dazi ma che seguano l'obiettivo di costruire un blocco commerciale e economico fra paesi che sono alleati a tutti i livelli. A questo obiettivo rispondeva proprio il nuovo accordo economico regionale, l’Indo-Pacific Economic Framework (IPEF), indicato da Biden a Tokyo sempre nello scorso maggio come "la nuova piattaforma economica che sarà introdotta per ostacolare l'espansionismo della Cina". E che non riguarda solo l'area Asia-Pacifico ma la regione Indo-Pacifico per tirare dentro l'altro gigante imperialista, l'India di Modi, raggiungendo il 40% del Pil mondiale. Al Segretario di Stato americano Antony Blinken il 26 maggio 2022 all'Università George Washington, il prestigioso ateneo privato a due passi dalla Casa Bianca, era spettato il compito di illustrare quella che era la risposta americana, la strategia dell'imperialismo americano contro il socialimperialismo cinese, quella che porterà verso lo scontro diretto a tutto campo per il dominio del mondo. “Dobbiamo rimanere concentrati sulla più seria sfida a lungo termine all'ordine internazionale rappresentata dalla Cina che possiede il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per rimodellare l'ordine internazionale”. Questa la sintesi della strategia USA: “Investire, allineare, competere”.

31 maggio 2023