Inchiesta sulla strage di Cutro
Tre finanzieri indagati per naufragio colposo dei migranti
Perquisite le sedi di Guardia costiera e Guardia di finanza

Dal corrispondente della provincia di Reggio Calabria e della Calabria
Prosegue l’inchiesta della procura della Repubblica di Crotone per cercare di fare chiarezza sul tragico naufragio del 26 febbraio scorso, in cui 94 migranti (tra questi 35 minori) a bordo di un barcone proveniente dalla Turchia, hanno perso la vita a pochi metri dalla costa di Steccato di Cutro.
I carabinieri di Crotone hanno eseguito una serie di perquisizioni e interrogatori nelle sedi della Guardia costiera e della Guardia di finanza. Tre finanzieri sono finiti nel registro degli indagati con l’accusa di naufragio colposo e omissione di atti d’ufficio. Si tratta di Alberto Lippolis comandante del Roan della Guardia di finanza di Vibo Valentia; Antonino Lopresti, luogotenente della Guardia di finanza di Vibo Valentia e Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale della Guardia di finanza di Taranto.
Poiché sul server in uso agli uomini delle fiamme gialle non è stato possibile trovare alcuna traccia audio delle comunicazioni con la Guardia costiera, per ricostruire con esattezza quanto avvenuto nelle ore antecedenti al naufragio, la procura di Crotone ha predisposto il sequestro di telefoni cellulari, smartphone personali o di servizio.
Per far luce sui mancati soccorsi, gli inquirenti hanno spostato le lancette dell’orologio alle 22.26 del 25 febbraio, quando il velivolo Eagle 1 impegnato nel servizio di controllo della frontiera europea per conto di Frontex individua l’imbarcazione “sospetto” diretto verso le coste calabresi e invia una segnalazione all’ufficio competente di Varsavia. Comunicazione reinoltrata alle 23.03 al centro di coordinamento dei soccorsi di Pratica di Mare e per conoscenza al Viminale e all'Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Centre) per segnalare l'avvistamento.
Con mare forza 4, in una comunicazione trasmessa dal comando generale della Guardia di finanza di Roma ai Roan di Vibo Valentia, di Palermo e di Bari e giunta anche alla sala di controllo del Gan di Taranto, si faceva chiaro riferimento ad una persona sul ponte superiore delll’imbarcazione, ad altre possibili sottocoperta, a giubbotti di salvataggio non visibili e a boccaporti aperti.
Insomma, era abbastanza evidente che si trattava di un mezzo con a bordo un numero imprecisato di migranti che considerando le condizioni meteo avverse andava soccorso immediatamente e non lasciato andare alla deriva.
Invece il governo neofascista Meloni con il suo ministro dell’Interno Piantedosi ha deciso di interpretare volutamente la segnalazione inoltrata da Frontex come operazione di polizia e non di soccorso, allertando così le motovedette della Guardia di finanza.
Secondo quanto si legge nelle carte dell'inchiesta, “nonostante quanto riferito alla sala operativa della CP e attestato da Lopresti dall'annotazione redatta dal comandante della vedetta, emergeva che l'imbarcazione in quei momenti lungi dall'essere in navigazione alla ricerca del target (obiettivo, ndr) si trovava in realtà all'interno del porto di Crotone”. Nello specifico, nella relazione di servizio si specificava: "Valutati i dati cinematici al momento in possesso e nelle more di ricevere un possibile ed eventuale aggiornamento della posizione del target così da indirizzare e restringere l'area di ricerca la vedetta rientrava nel porto vecchio per eseguire una puggiata operativa finalizzata al rifornimento carburante e vi rimaneva fino alle ore 02.20 del 26 febbraio”.
Tempo perso deliberatamente quando in realtà si sarebbe dovuto mandare in mare le Sar Cp300 (inaffondabili) della Guardia costiera per andare immediatamente alla ricerca dei migranti invece di abbandonarli al loro destino.
Gli ultimi sviluppi dell’inchiesta confermano dunque che il naufragio di Cutro è stato una vera e propria strage di Stato e smentiscono una volta per tutte le “giustificazioni” del trio Piantedosi-Salvini-Meloni che hanno sempre negato la possibilità di errori istituzionali, arrampicandosi sugli specchi e giocando a un vergognoso scaricabarile. Per non parlare poi delle accuse rivolte agli scafisti “trafficanti di esseri umani” e addirittura agli stessi migranti “da bloccare alla partenza”, che intraprendono rischiosi e costosi viaggi della speranza proprio a causa delle guerre e della miseria provocate dai Paesi imperialisti, Italia compresa.
Per noi marxisti-leninisti il fenomeno migratorio potrà essere risolto solo quando l’umanità avrà liquidato l’imperialismo e realizzato Paese per Paese il socialismo ma nell’immediato urge costituire un ampio fronte unito antifascista per affossare dalla piazza il governo Meloni e le sue nefandezze come il decreto Cutro che in realtà rende più complicate e più ostacolabili le operazioni di soccorso in mare.
Come ha indicato il magistrale Documento dell’UP del PMLI msull’esecutivo in carica, “Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell’Ottobre verso l’Italia unita, rossa e socialista”.

7 giugno 2023