Mentre sul piano diplomatico si susseguono le “proposte di pace” inaccettabili per l’Ucraina
Zelensky: "Pronti per la controffensiva, sarà un successo"
Attacchi dei partigiani russi alleati dell'Ucraina a Belgorod
 
Idee chiare, una linea antimperialista inoppugnabile e fiducia in sé stessi, queste le caratteristiche che continuano a contraddistinguere la Resistenza ucraina all’invasione neozarista russa. Idee chiare a partire dal campo diplomatico dove di riffa o di raffa con la scusa dell’”ora basta” e della “pace a tutti i costi” si susseguono i tentativi a livello internazionale di convincere il governo di Kiev a tirare una riga e ripartire da un punto che di fatto non danneggi più di tanto il nuovo zar del Cremlino Putin, passando sopra ai suoi crimini di guerra e quelli dei gerarchi della Federazione russa. Ultimo in ordine di tempo quello dell’Indonesia che il 3 giugno ha proposto un suo piano di pace per l'Ucraina, che prevede la creazione di una zona smilitarizzata e un referendum sotto l'egida delle Nazioni Unite nei territori “contesi”. Nel suo intervento al Shangri-La Dialogue, conferenza sulla sicurezza a Singapore, il ministro della Difesa di Giacarta Prabowo Subianto, ha parlato di un piano in più punti che prevede un cessate il fuoco "sulle posizioni attuali di entrambe le parti in conflitto" e la creazione di una zona demilitarizzata con un ritiro di 15 chilometri dalle posizioni avanzate di ciascuna parte. La zona demilitarizzata dovrebbe essere osservata e monitorata da una forza di pace dispiegata dalle Nazioni Unite, ha detto, aggiungendo che dovrebbe essere indetto un referendum dell'Onu "per accertare oggettivamente la volontà della maggioranza degli abitanti delle varie aree contese". "Propongo che il Shangri-La Dialogue trovi una modalità di dichiarazione volontaria che solleciti sia l'Ucraina che la Russia ad avviare immediatamente i negoziati per la pace", ha dichiarato Prabowo.
Una proposta subito respinta dal vice ministro della Difesa ucraino, Volodymyr Havrylov: "Non abbiamo intenzione di negoziare alcun accordo che comporti la perdita del nostro territorio, compresa la Crimea". Due giorni prima era stato lo stesso Zelensky a chiarire esemplarmente sul tema durante una conversazione con i rappresentanti dei media nell’ambito della seconda riunione della Comunità politica europea in Moldavia: “L’Ucraina è estremamente interessata alle iniziative di altri Stati per una soluzione pacifica, ma solo sulla base della Formula di pace ucraina. In guerra c’è un aggressore e una vittima. C’è chi inizia la guerra ed entra nel territorio di un altro Stato. Un piano di pace non può essere preparato dall’aggressore, è preparato da coloro che hanno sofferto. La guerra è sul nostro territorio, quindi la formula di pace non può che essere nostra”. Secondo il presidente ucraino “la formula di pace ucraina non è definitiva e lascia spazio alla diplomazia se non si parla con i missili come la Russia. I popoli di altri continenti non stanno in disparte, ma vogliono unirsi per porre fine alla guerra. Hanno tutto il diritto di proporre le loro iniziative e noi saremo grati se verranno da noi, non imponendoci, ma offrendoci. Questo è un dialogo”, ha aggiunto Zelensky.
Intanto dal campo di guerra si susseguono frenetiche le notizie e gli avvenimenti che indicano chiaramente l’enorme difficoltà in cui si trova l’invasore russo. L’Ucraina è pronta a lanciare l’attesa controffensiva: lo ha dichiarato il presidente Volodymyr Zelensky il 3 giugno in un’intervista al Wall Street Journal. “Crediamo fermamente che avremo successo” ha commentato il leader ucraino da Odessa. Zelensky ha riconosciuto la superiorità aerea russa e la mancanza di protezione da questa minaccia: “Questo – ha sottolineato - significa che un gran numero di nostri soldati morirà nell’operazione. Non so quanto tempo ci vorrà, ma siamo pronti”. Da qui la richiesta di maggiori armi all’Occidente: “Vorremmo avere certe cose, ma non possiamo aspettare mesi”. D’altra parte, ha osservato, “le nostre forze di terra sono più forti e più motivate di quelle russe”.
Forze di aggressione quelle russe che continuano senza remora alcuna a colpire obiettivi civili, provocando morte e distruzione; il 29 maggio durante il massiccio attacco di droni a Kiev e nella regione, 13 persone sono rimaste ferite e una donna è morta. L’1 giugno hanno effettuato un ennesimo attacco nella regione di Donetsk, a seguito del quale un civile è stato ucciso e altri sette civili sono rimasti feriti. Sono invece 19 i feriti nel raid russo su Kiev del 2 giugno, oltre alle tre vittime accertate fra cui un bambino. Sono state danneggiate tre scuole e abitazioni private. "Oggi, nel nostro Paese, come in molti altri Paesi, si celebra la Giornata della Protezione dei bambini. Ma anche in questo giorno uno stato terrorista ha tolto la vita a un bambino ucraino. Anche in questo giorno la Russia ha bombardato le nostre città, da Kharkiv a Kherson, da Kiev al Donbass. Ma abbiamo anche sfruttato al massimo questa giornata per avvicinare la sconfitta dei terroristi", lo ha detto il presidente ucraino Zelensky nel suo video messaggio serale riportato da Ukrainska Pravda. "E questo giorno è diventato un momento in cui avviciniamo la Russia alla responsabilità di ogni assassino, di ogni terrorista", ha aggiunto. Il 3 giugno il corpo di una bambina di due anni è stato estratto dalle macerie di un edificio alla periferia della città ucraina di Dnipro colpita da un attacco russo: lo ha reso noto governatore della regione, Sergiy Lysak, come riportano i media nazionali. Intanto, il numero dei feriti nell'attacco è di 22. A seguito dei bombardamenti russi nell'oblast di Kharkiv del 4 giugno, due civili sono stati uccisi e altri tre sono rimasti feriti. Altri quattro civili sono morti e otto sono rimasti feriti nei bombardamenti russi sulla regione di Donetsk, nell'Ucraina orientale.
Impressionanti anche i numeri generali del conflitto. Dall'inizio della guerra le forze ucraine hanno ucciso circa 208mila e 370 soldati russi. Lo comunica su Facebook l'esercito ucraino in un aggiornamento sull'andamento della guerra. "Solo nell'ultimo giorno sono stati uccisi 460 invasori", si legge nel post. "Alla data del primo giugno i difensori ucraini hanno anche distrutto 3mila e 804 carri armati nemici, 7mila e 478 veicoli corazzati da combattimento, 3mila e 474 sistemi di artiglieria, 575 sistemi di razzi a lancio multiplo, 333 sistemi di difesa aerea, 313 aerei, 298 elicotteri, 3mila e 131 droni, 1.107 missili da crociera, 18 navi da guerra, 6mila e 239 autoveicoli e 458 mezzi speciali", aggiungono le forze armate di Kiev.
L'esercito ucraino ha invece perso 16.000 soldati solo nell'ultimo mese, secondo quanto ha affermato il ministro della Difesa russo. Shoigu, citato dall'agenzia Tass, ha aggiunto che le forze russe hanno distrutto in questo mese anche 16 aerei ucraini, 400 carri armati e veicoli blindati e abbattuto 29 missili da crociera a lungo raggio.
Numeri impressionanti mentre Mosca si sente sempre più vulnerabile. Bombe e droni ucraini colpiscono il territorio russo, vicino al confine a Belgorod, dal 22 maggio scorso lo hanno fatto i partigiani russi anti-Putin della Legione “Libertà per la Russia”, e nelle regioni di confine di Bryansk e Kursk. Due droni sono caduti anche nella provincia di Smolensk, molto più a nord, e uno in quella di Kaluga, a sud-ovest di Mosca, a ben 300 chilometri dal confine ucraino. Ma anche in profondità, fino a Mosca, come avvenuto il 29 maggio, dove 8 droni hanno raggiunto la capitale provocando lievi danni a due edifici residenziali ma nessun ferito. Il ministero della Difesa russo ha accusato l'Ucraina di avere lanciato "un attacco terrorista", ma come ha prontamente risposto da Kiev il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak "Ovviamente siamo lieti di guardare e prevedere un aumento del numero di attacchi. Ma ovviamente non abbiamo nulla a che fare direttamente con questo". Lo stesso Putin ha sottolineato il 3 giugno durante il Consiglio di sicurezza russo che “Dobbiamo prestare attenzione al fatto che si stanno intensificando gli sforzi di coloro che ci vogliono male per destabilizzare la situazione all’interno della Federazione Russa”. Che a questo punto non è solo la Resistenza ucraina ma anche i suoi alleati russi che dal 31 maggio sono entrati nel distretto di Shebekino, nella regione russa di Belgorod, al confine con l'Ucraina. "In arrivo! Il gruppo d'assalto avanzato della Legione e della Rdk (il Corpo dei Volontari russi, ndr) sta entrano nella periferia di Shebekino. Per la Russia! Per la libertà!', si legge nel messaggio. Combattimenti sono in corso vicino alla località di Novaya Tavolzhanka, aggiunge il gruppo, sottolineando che l'esercito di Putin “continua il suo caotico bombardamento della regione (russa, ndr) di Belgorod. Cercando di colpire le nostre forze in ogni modo, il nemico sta inondando di fuoco gli insediamenti, incurante delle vittime civili. Già oggi ci sono stati colpi di artiglieria sugli insediamenti di Shebekino, Novaya Tavolzhanka, Murom e altri… Vista la minaccia per i civili, abbiamo concordato con il comando ucraino l'apertura di corridoi umanitari per i residenti di Belgorod che stanno soffrendo a causa dei bombardamenti dell'esercito del regime - prosegue il messaggio dei partigiani russi -. Così chiunque abbia bisogno di aiuto per consenso volontario può essere evacuato in profondità in Ucraina".
Sempre il 31 maggio le forze russe hanno fatto esplodere una strada al confine fra Ucraina, Russia e Bielorussia, con l'apparente obiettivo di contrastare incursioni sul proprio territorio. A renderlo noto è stato Andrij Demchenko, portavoce delle guardie di confine ucraine. "Da 'cattureremo Kiev in tre giorni' a 'facciamo esplodere le strade, così non ci catturano'", ha commentato su Telegram, ripreso da Ukrainska Pravda. La strada, fatta esplodere al confine, collega la città ucraina di Cernihiv a quella russa di Bryansk. "Hanno iniziato a far esplodere le strade, come se temessero un attacco ucraino al loro centro amministrativo - ha detto il portavoce - ma l'Ucraina non è un aggressore. Il nostro Stato, voglio sottolinearlo, si sta esclusivamente difendendo e non gli importa di Bryansk. Tuttavia, vogliamo la caduta del centro decisionale che ha stabilito la guerra in Ucraina, dovrebbero far esplodere quello".
Da Mosca le reazioni sono sempre più scomposte e nervose. Il 29 maggio il ministro degli Esteri, Sergheij Lavrov, ha denunciato che l'Occidente "sostiene il genocidio" in Ucraina, approvando il piano di pace di Kiev, che a suo dire "distruggerebbe tutto ciò che è russo" in Donbass e Crimea. Mentre il 3 giugno il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov non poteva essere più chiaro nell’illustrare al programma tv “Mosca.Cremlino” come intendono trattare gli invasori neozaristi: “Il presidente Putin è stato e continuerà a essere aperto a qualsiasi contatto per raggiungere i nostri obiettivi con mezzi diversi dall’operazione militare speciale. Se possibile, sarebbe preferibile”. Peccato che “i Paesi occidentali non ci lascino altra scelta al momento”, è stata la “conclusione” di Peskov. Ecco cosa intende per trattative l'invasore neozarista.

7 giugno 2023