Più 16% rispetto a un anno fa
580 omicidi sul lavoro nei primi 5 mesi del 2023
160 morti nel solo mese di maggio
Un'ecatombe di lavoratori causata dal capitalismo assassino

Il primo giugno l'Osservatorio nazionale di Bologna ha pubblicato il report dei morti sul lavoro riferito ai primi 5 mesi del 2023.
I dati, raffontati con lo stesso periodo del 2022, rivelano una situazione drammatica e in costante peggioramento.
“Dall’inizio dell’anno – secondo il conteggio dell'Osservatorio ​- sono morti complessivamente 580 lavoratori, di questi 347 morti sui luoghi di lavoro, gli altri sulle strade e in itinere e in altri ambiti lavorativi”.
Dal 1 gennaio al 31 maggio si contano: 65 agricoltori schiacciati dal trattore, 14 boscaioli travolti dall’albero che stavano tagliando, 23 morti durante lavori domestici, 52 morti tra gli autotrasportatori, 28 fra operai e impiegati e ben 34 stranieri tutti giovani che hanno perso la vita mentre cercavano di portare a casa un misero salario.
Nel mese di maggio appena concluso si è registrato l'ennesimo spaventoso record di omicidi sul lavoro con oltre 160 morti complessivi (97 sui luoghi di lavoro e 63 in itinere sulle strade).
“Un numero di morti sul lavoro mai visto in 16 anni di monitoraggio” sottolinea il curatore dell'Osservatorio Carlo Soricelli che aggiunge: “dall’inizio dell’anno sono morti 65 agricoltori, spesso anziani, ma anche di ogni età, 24 di questi hanno perso la vita schiacciati dal trattore, ne sono morti 15 negli ultimi giorni, ero stato facile profeta scrivendo (a tutti) che dopo le forti piogge ci sarebbe stata una strage, che continuerà anche il mese di giugno; il terreno apparentemente asciutto in superfice è cedevole”.
Dal report emerge inoltre che: “Il 42% dei morti sui luoghi di lavoro (escluso quelli in itinere) hanno dai 62 anni in su (147 su 345). Gli stranieri, se si escludono i morti dai 60 anni in su, sono tutti giovani, rappresentano ormai il 20% dei morti sui luoghi di lavoro. Predominante il sesso maschile nei morti sui luoghi di lavoro, ma in itinere, le donne sono quasi quanto gli uomini a morire mentre vanno o tornano dal lavoro”.
Insomma, denuncia l'Osservatorio: “Assistiamo a un’autentica strage” dagli autotrasportatori (52 morti in 5 mesi) ai muratori, operai, ma anche tanti boscaioli e agricoltori: un settore, quest'ultimo, dove ben il 20% dei morti è provocato dal trattore che travolge chi lo guida.
I dati forniti periodicamente dall'Inail, secondo l'Osservatorio, sono parziali e sicuramente sottostimati. Basti pensare che secondo l'Istituto sono solo 264 le denunce di infortuni mortali nei primi 4 mesi del 2023 e comprendono anche i morti sulle strade e in itinere. Secondo l'Osservatorio invece nei soli luoghi di lavoro dal 1 gennaio al 31 maggio 2023 ci sono stati ben 345 omicidi sul lavoro e questi occorre aggiungere i morti sulle strade e in altri ambiti lavorativi che l'Inail non copre e non diffonde.
Basti pensare che ben il 30% dei morti su lavoro non ha nessuna assicurazione, quindi si tratta di lavoratori a nero, o hanno un’assicurazione diversa da quella Inail e quindi non rientrano nelle “statistiche ufficiali”.
“Con questi numeri, ben più alti, - denuncia ancora l'Osservatorio - l’aumento dei morti sui luoghi di lavoro rispetto al 31 maggio del 2022 è del 16%. Non possono esserci morti sul lavoro di serie A e di serie B, vanno contati tutti come facciamo noi... Nel 2022 i lavoratori morti per infortuni sono stati 1499, 757 di questi sui luoghi di lavoro gli altri sulle strade e in itinere, nel 2022 le donne morte per infortunio sono state 15 sui luoghi di lavoro ma ben 123 in itinere e in altri ambiti lavorativi, gli stranieri già oltre il 15%, gli anziani ultra sessantenni sono stati uno su quattro, soprattutto in agricoltura e in edilizia... Dal 1° gennaio 2008, anno di apertura dell’Osservatorio al 31 dicembre 2022, sono morti complessivamente 19519 lavoratori, di questi 9.489 per infortuni sui luoghi di lavoro”.
Un'ecatombe di lavoratori che non è certo causata dalla “fatalità”, “dall'inesperienza” o da chissà quale altra “maledetta serie sfortunata di eventi” come spesso si legge nelle cronache dei giornali.
Uno stillicidio di morti che ogni giorno inonda di sangue i luoghi di lavoro e che certamente non si giustifica soltanto col “mancato rispetto delle regole, delle procedure e dei sistemi di protezione” o con la “mancanza di controlli, di ispettori, corsi di formazione e norme adeguate”.
Perché non si tratta di “semplici incidenti sul lavoro” ma di veri e propri omicidi sul lavoro che hanno un mandante per preciso: il bestiale sistema di sfruttamento capitalistico che costringe le lavoratrici e i lavoratori a ritmi di lavoro insopportabili e si nutre del loro sangue per realizzare profitti sempre più alti.
Le norme e i dispositivi di sicurezza per impedire che le macchine divorino gli operai esistono almeno formalmente; nel tempo sono state giustamente adeguate e migliorate ed è certamente necessario continuare a lottare per ottenere maggiori tutele e leggi sempre più stingenti in futuro.
Ma le statistiche, sempre in costante aumento, purtroppo ci dicono che nei luoghi di lavoro si continua a morire esattamente come cento anni fa.
Le macchine continuano a mangiare gli operai perché la ricerca del massimo profitto mangia ogni diritto di chi lavora, anche quello alla vita.
Non è sufficiente avere delle buone leggi per fermare la stage operaia nei luoghi di lavoro se poi si permette al libero mercato capitalista di decidere la vita e la sorte delle lavoratrici e dei lavoratori. Occorre farle applicare, occorrono controlli adeguati e permanenti e occorre cancellare la piaga del lavoro nero, del precariato e del supersfruttamento.
Per fermare definitivamente questa ecatombe occorre spazzare via con la rivoluzione proletaria il capitalismo assassino, strappare il potere politico alla classe dominante borghese e instaurare il socialismo.
Intanto bisogna mettere nel mirino il governo neofascista Meloni creando il più largo fronte unito possibile per abbatterlo prima che i decreti inerenti l'azzeramento del codice degli appalti, la liberalizzazione dei subappalti e la limitazione del potere di controllo concomitante della Corte dei Conti sugli appalti del Pnrr producano i nefasti effetti e inondino di nuovo sangue operaio i luoghi di lavoro.

7 giugno 2023