Voci
Il nazifascismo e il regime di Putin

di Andrea Ferrario
Ci occupiamo del nazifascismo in Russia, molto più diffuso e violento nell’ultimo ventennio di quello ucraino. La Russia è di gran lunga il primo paese d’Europa nella triste classifica della violenza omicida d’estrema destra. Negli ultimi decenni il regime di Mosca ha costantemente coltivato al suo interno un’ampia galassia d’estrema destra, svolgendo allo stesso tempo il ruolo di centro della reazione e del neofascismo in Europa, con importanti riflessi anche in Italia. Inoltre, ha fatto un ampio uso di nazifascisti per reprimere con la violenza i movimenti democratici e antifascisti.
Il regime di Putin è direttamente interconnesso con i fascisti e l’estrema destra in generale, a livello sia nazionale che dell’intero continente europeo, ivi compresa l’Italia. Da una parte, a livello interno ha ampiamente utilizzato una nutrita manovalanza nazifascista violenta e omicida per fini politici che gli tornavano utili, dall’altra ha dato spazio istituzionale a esponenti dell’estrema destra fascista, fondamentalista ortodossa e filozarista ultrareazionaria, proiettandola sia nel Donbass separatista sia a livello internazionale, con l’obiettivo di fare di Mosca una “terza Roma” della reazione mondiale. L’uso che Putin ha fatto di gruppi nazifascisti è stato, almeno fino a ieri, di natura principalmente strumentale e mirato a reprimere il movimento democratico e di sinistra, o addirittura a eliminarne fisicamente gli attivisti. La “virata” del regime di Mosca verso l’estrema destra è avvenuta non a caso nel 2004, quando in seguito alla Rivoluzione Arancione in Ucraina il Cremlino ha cominciato a temere un effetto di contagio capace di creare spinte verso una democratizzazione del sistema russo. Si è fatta ancora più intensa alla fine di quel decennio, con il crescere in Russia di un movimento democratico autoctono poi esploso con le grandi manifestazioni del 2011 e 2012 contro i brogli elettorali.
L’uso congiunto della manovalanza nazifascista e degli ideologi di estrema destra ha fatto un’ulteriore salto di qualità a inizio 2014, quando da una parte la Russia aveva esaurito il periodo di crescita economica del primo decennio di Putin, reso possibile dagli alti prezzi delle materie prime energetiche, dall’altra l’insurrezione di Maidan del febbraio 2014 in Ucraina aveva messo radicalmente in questione la natura stessa del vicino sistema ultrautoritario russo. Se negli ultimi due decenni circa il regime di Mosca ha costantemente avuto al suo interno un’ampia galassia di estrema destra, di cui hanno fatto parte anche fascisti ma di tipo più o meno “presentabile” (cioè non di strada e direttamente omicidi), per quanto riguarda invece i gruppi militanti nazifascisti “di strada” il suo approccio ha seguito fasi alterne e può essere riassunto con il concetto “usa e getta, poi riusa”. Lo si è visto con i gruppi neonazisti russi, che sono stati utilizzati per omicidi e repressioni fino al 2009, poi in parte messi fuori scena per qualche anno e riapparsi nel Donbass nel 2014, per essere poi dopo un paio d’anni sostituiti di nuovo da reazionari più presentabili.
 
Nel complesso, il livello di violenza dell’estrema destra in Russia è a dir poco impressionante, come rileva un approfondito studio accademico. Mentre l’Europa Occidentale, con circa 400 milioni di abitanti, ha avuto 190 attacchi letali di estremisti di destra con un totale di 303 morti in un periodo di 25 anni, dal 1990 al 2015 (va sottolineato che il 25% di queste vittime riguarda un’unica strage, quella in Norvegia del 2011), in Russia, paese di circa 145 milioni di abitanti, nei soli 18 anni dal 2000 al 2017 gli attacchi letali sono stati 406 con 458 persone uccise. Fatte le debite proporzioni cronologiche e demografiche, il livello di violenza omicida dell’estrema destra russa è superiore del 750% rispetto a quello dell’estrema destra dell’Europa Occidentale, del 500% rispetto a quella Usa, nonché quattro volte superiore a quello della Germania e il doppio di quello della Svezia, i due paesi dell’Europa Occidentale con il peggior curriculum in termini di violenza omicida di estrema destra.
L’estrema destra russa, oltre che nel nazismo tedesco, trova le proprie radici nei reazionari antibolscevichi emigrati dopo la rivoluzione del 1917, all’interno dei cui ambienti sono nate correnti esplicitamente fasciste. E’ il caso per esempio di Ivan Ilyin, teorico del fascismo russo esplicitamente apprezzato da Putin, che ha fatto riesumare la sua salma sepolta in Svizzera per riseppellirla in Russia, dove poi il presidente russo ha reso pubblicamente omaggio alla sua tomba. Il movimento neonazista russo “di strada” si è invece sviluppato in modo autonomo dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Tra i tanti gruppi di questa vasta galassia, vanno citati in particolare Russkoe Natsionalnoe Edinstvo (RNE, ovvero Unità Nazionale Russa), Russky Obraz (Immagine Russa) con la sua ala “militare” BORN, e il Partito Eurasia dell’ideologo fascista Aleksandr Dugin. Un altro gruppo neonazista importante è Slavyanskoe Edintsvo (Unità Slava), attivo soprattutto contro gli antifascisti, gli immigrati e i gay: in particolare questo gruppo è responsabile dell’attacco premeditato contro due antifascisti russi, Aleksander Ryukhin e Egor Tomsky, con il quale il primo è stato ucciso e il secondo gravemente ferito. Nel 2014 ha poi avuto un importante ruolo negli eventi che hanno portato alla strage di Odessa, come vedremo nell’ultima puntata di questo speciale.
Da parte sua, il Cremlino aveva creato nel 2004, proprio per contrastare il pericolo di contagio proveniente dall’Ucraina in seguito alla Rivoluzione Arancione, un movimento patriottico giovanile ultraconservatore, Nashi (I nostri), il cui compito era quello di fare da ponte con le formazioni nazifasciste e razziste con l’obiettivo di soffocare i nascenti movimenti democratici e progressisti. Nashi ha compiuto per esempio aggressioni violente contro militanti di sinistra in collaborazione con ultras neonazisti. Il regime del Cremlino ha inoltre offerto protezione e spazio mediatico ai già citati neonazisti del RNE, al gruppo razzista fascista Shtit Moskvy (Scudo di Mosca) specializzato nei raid violenti anti-immigrati, e, soprattutto, a Russky Obraz. Quest’ultima organizzazione era guidata da due tra i più noti neonazisti russi, Ilya Goryachev e Nikita Tikhonov, l’ultimo dei quali ha ucciso nel 2009 l’avvocato Stanislav Markelov, uno dei più noti e attivi antifascisti russi, e la giovane militante anarchica Anastasia Baburova (la loro storia è raccontata molto bene in questo articolo del sito di sinistra Verso). In questo caso, a differenza delle precedenti azioni violente, il clamore suscitato dal doppio omicidio ha portato all’arresto e alla condanna del colpevole nel 2011. Ma questa condanna non ha segnato una vera e propria inversione di marcia del regime di Putin, che ha semplicemente sempre temuto ogni soggetto che rischia di sfuggire al suo pieno controllo. Dopo avere messo temporaneamente in naftalina i neonazisti, il Cremlino li ha riattivati massicciamente nel 2014 nel Donbass, assegnando loro il compito di creare le repubbliche separatiste: sia RNE, sia Russky Obraz sono tornati allora alla grande in azione facendo strage in territorio ucraino, ma questa volta sotto la guida di due estremisti di destra moscoviti più affidabili come Igor Strelkov e Aleksandar Boroday. Le autorità di Mosca continuano a usare i neonazisti ancora in questi anni, per esempio quando hanno utilizzato uno di essi come agente provocatore per procedere a un’ondata di arresti di anarchici antifascisti nel 2019. Un’altra costante dell’estrema destra russa, da quella “di strada” a quella “istituzionale”, è l’omofobia, in un paese in cui è normale che militanti LGBT vengano aggrediti o addirittura uccisi.
Ma i vertici russi sono da anni molto attivi anche nell’incentivare e organizzare l’estrema destra in tutta Europa. Uno dei perni della politica di Mosca tesa a dare sostegno all’estrema destra internazionale è sempre stato Aleksandr Dugin, un fascista molto noto anche all’estero che ha rivestito in Russia anche importanti cariche istituzionali. In Europa, questa rete intessuta dal Cremlino ha coinvolto il Front National francese (che ha ricevuto finanziamenti dalla Russia), il FPO austriaco, altri gruppi di estrema destra/nazifascisti dell’Europa Occidentale. Su questa rete informale, avevamo raccolto un’ampia documentazione già nel 2014 nell’articolo Donbass: quando fascismo e “antifascismo” si danno la mano. La rete russa è intensamente attiva anche nell’Europa Orientale, in particolare in Ungheria, Serbia e Bulgaria. Quest’ultimo paese è esemplare dell’influenza che il Cremlino è in grado di esercitare nell’Europa Orientale. Alcuni anni fa vi sono state organizzate delle milizie paramilitari che ai confini del paese facevano retate di immigrati, legandoli e poi consegnandoli alla polizia, iniziative che hanno ottenuto il plauso aperto di ambienti governativi bulgari di allora. I gruppi di estrema destra che avevano organizzato tali milizie avevano stretti e non certo occultati legami con esponenti russi, uno dei quali affiliato al GRU, la “Cia russa”, come ha documentato Bellingcat, nel cui articolo si osserva come queste milizie (ancora attive a livello di esercitazioni) si ispirino al modello di organizzazione dei separatisti del Donbass, ai quali non a caso hanno inviato aiuti. La Bulgaria ha avuto quasi permanentemente nell’ultimo ventennio partiti neofascisti nelle coalizioni di governo, tutti filoputiniani e uno, Ataka, direttamente partecipante alle varie iniziative internazionali di estrema destra organizzate dai vertici del Cremlino. Oggi nel paese è in forte crescita un partito neofascista ultraputiniano e no vax, Vuzrazhdane (Rinascita), presente in parlamento e dato dai sondaggi in crescita fino a quasi il 10%, mentre la Russia ha validi alleati nei socialisti locali al governo (una forza in realtà di destra) e lo stesso Presidente della Repubblica è spesso su posizioni vicine a quelle di Mosca.
Il paese in cui la rete internazionale di estrema destra gestita da Mosca è stata probabilmente più efficace è l’Italia, dove le sue attività sono proseguite fino a praticamente ieri. Sono notissimi i legami tra il regime di Putin (e il già menzionato fascista “di alto rango” Dugin) e la Lega Nord, ben riassunti in questo articolo di NextQuotidiano. La rete di Putin ha coinvolto in Italia anche Casa Pound, ai tempi del suo progetto Sovranità, pressoché regolarmente Forza Nuova, ivi compreso il leader Roberto Fiore attualmente in carcere per l’assalto alla sede della Cgil, e più recentemente anche Fratelli d’Italia. Due neofascisti vicini a Forza Nuova, Andrea Palmeri e Riccardo Cocco, militano attualmente nel Donbass separatista, mentre le rappresentanze in Italia delle due “repubbliche” separatiste (con il beneplacito ufficiale di queste ultime) sono gestite personaggi di area leghista e Fratelli d’Italia. A tutto ciò vanno aggiunti gli intensi rapporti di amicizia di lunga data tra Putin e Berlusconi. Sui nessi tra il Cremlino e l’estrema destra/i neofascisti d’Italia vi è un’ampissima documentazione, in calce a questa sezione mi limito a una scelta dei link a mio parere più utili.
Oggi Putin sta utilizzando per la guerra in Ucraina battaglioni nazisti come il Rusich e il Wagner. Come se non bastasse, l’agenzia di stampa statale russa RIA Novosti ha pubblicato nelle scorse settimane un micidiale testo di stampo genocida e nazista sulla necessità di liquidare la nazione ucraina con la scusa del… suo “innato” nazismo! (qui la sua traduzione integrale in italiano). Il comizio tenuto da Putin stesso circa un mese fa in uno stadio si è svolto in perfetto stile fascista, così come la Z è stata sicuramente scelta come simbolo della guerra di aggressione di Mosca con la coscienza che, con la sua forma angolare, ricorda una mezza svastica. Inoltre, hanno osservato in molti, essendo la Z l’ultima lettera dell’alfabeto latino, il suo uso come simbolo politico rimanda anche all’idea di una “soluzione finale”, in questo caso la fine della nazione ucraina.
Alla luce di quanto sopra, chi a sinistra è ossessionato dai neonazisti ucraini, ma tace interamente sul neonazismo del Donbass o della Russia, non fa altro che schierarsi, con le proprie reticenze e le proprie totali omissioni, dalla parte dei neonazisti più potenti e stragisti, quelli da sempre protetti e promossi da Mosca.
 
(Articolo pubblicato sul sito https://crisiglobale.wordpress.com/2022/05/02/miti-e-realta-sui-fascisti-in-ucraina-nel-donbass-in-russia-e-sulla-strage-di-odessa-parte-2-il-nazifascismo-lestrema-destra-e-il-regime-di-putin/#more-1481)

14 giugno 2023