Per i diritti delle persone Lgbtqia+
Un milione al Pride di Roma contro il governo neofascista Meloni
La Regione Lazio, in mano alla destra, revoca il patrocinio
Altre otto parate in tutta Italia
 
Sabato 10 giugno è stata la giornata dell'orgoglio (in inglese "pride") LGBTQIA+ a Roma e in altre otto città italiane.
Nell'ambito delle varie manifestazioni tenute in tutto il Paese a partire da aprile e che continueranno fino a ottobre, particolarmente importante quest'anno appunto quella romana, città nella quale si è svolta una grandiosa manifestazione per le vie del centro della Capitale, che ha visto secondo gli organizzatori la partecipazione di un milione di partecipanti: "Siamo un milione, non si è mai vista tanta gente. Siamo tutti qua", ha affermato il portavoce del Roma Pride 2023, Mario Colamarino.
Il corteo partito alle ore 15 da Piazza della Repubblica ha poi raggiunto Piazzale Madonna di Loreto, passando per il Colosseo e i Fori Imperiali.
Una partecipazione straordinaria e dunque un colpo terribile per il nero governo Meloni, impegnato a rilanciare nel Paese la triade mussoliniana "Dio, Patria e famiglia", negare i diritti e criminalizzare il dissenso, come già avviene contro i lavoratori in lotta, gli ambientalisti, gli studenti, le ONG che lavorano per l'accoglienza dei migranti e così via.
Primo Pride romano dall'avvento del governo neofascista Meloni e dall'elezione a governatore della Regione Lazio di Francesco Rocca, voluto dalla Meloni e sostenuto da tutta la coalizione di destra in quella che è stata la tornata elettorale per le regionali che ha visto il minimo storico dell'affluenza alle urne e conseguente trionfo dell'astensionismo, nel Lazio addirittura oltre il 63%, tenute il 12 e 13 febbraio scorso.
Rocca, ex presidente della Croce Rossa, con un passato nel Msi, appena conquistata l'ambita poltrona di governatore ha tolto per la prima volta il patrocinio della Regione Lazio al Roma Pride, perché ha spiegato: "il sigillo della Regione non può né potrà mai essere utilizzato a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto", in riferimento ad un disegno di legge, già approvato in commissione parlamentare, volto a rendere la gestazione per conto altrui addirittura un "reato universale", cosa che vede l'Italia essere l'unico Paese al mondo ad adottare un provvedimento agghiacciante come questo per legge, che mira a rilanciare e ad imporre ancora una volta la reazionaria e oscurantista concezione cattolica e borghese del mondo, del concepimento, "sacro fin dalla nascita", e del rapporto tra i sessi, in difesa della "sacra famiglia naturale" monogamica che di naturale non ha un bel nulla, in chiave non solo antiLGBTQIA+, ma antiscientifica, antifemminile e antiabortista, cosa particolarmente gradita dalle gerarchie ecclesiastiche e alle eversive organizzazioni ultracattoliche cosiddette "prolife" di estrema destra, che per noi marxisti-leninisti sono da sciogliere insieme a tutte le altre organizzazioni oscurantiste, reazionarie, neofasciste, razziste, antimigranti, omotransfobiche, antifemminili e clericali, che poi sono parte del bacino elettorale dei neofascisti in doppiopetto.
Il punto fondamentale da comprendere è che la classe dominante borghese ha bisogno di difendere la famiglia monogamica fondata sul matrimonio (in realtà nata in un periodo assai tardo della storia umana) poiché essa è la cellula fondamentale della società capitalistica, una vera e propria piccola impresa dove vige la subalternità della donna rispetto all'uomo, la schiavitù domestica della donna intesa appunto come "moglie e madre" e "angelo del focolare", condannata alla cura dei figli e ai lavori domestici , che vanno invece socializzati.
Nel caso in cui una donna abbia un lavoro poi la cosa determina quindi addirittura una doppia schiavitù delle donne rispetto agli uomini, la schiavitù salariata da un lato e quella domestica dall'altra , che è poi all'origine del maschilismo borghese e quindi dell'oppressione femminile oltre che della discriminazione degli LGBTQIA+, con tutto quello che ne consegue in termini di femminicidi e di omotransfobia.
La "sacra famiglia" borghese consente quindi alla borghesia di avere da un lato la riproduzione della forza-lavoro, dall'altro un formidabile ammortizzatore sociale a costo zero, nel quale i figli vengono mantenuti dai genitori, perlopiù dall'uomo, le donne lavorano meno e sono pagate di meno(se non addirittura dai nonni nelle terribili condizioni odierne infatti spesso sono gli anziani a mantenere i loro figli e i loro nipoti) per effetto della negazione del diritto alla piena e sana occupazione, negata dal capitalismo, dalla sua legge economica fondamentale, la legge del massimo profitto e dal relativo infame "mercato del lavoro" capitalistico, un vero inferno per la maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori italiani, sempre meno pagati (anche per effetto dell'inflazione), sempre più precari e iperflessibili, senza considerare le morti bianche, anch'esse figlie mostruose del profitto e della relativa mancanza dei controlli e dei dispositivi di sicurezza, morti bianche che per noi marxisti-leninisti sono dei veri e propri omicidi di stato.
Ecco perché l'emancipazione della donna e degli LGBTQIA+ sarà totalmente e pienamente possibile solo nel socialismo, perché la loro oppressione è un prodotto dell'ordine sociale esistente e di questi rapporti sociali, non modificabili vigente il capitalismo e quindi su base riformista, ma solo attraverso la conquista del socialismo seguendo la Via dell'Ottobre.
Rivoltante e in ultima analisi vero e proprio "boomerang" per i neofascisti il balletto del neogovernatore che ha prima concesso e poi tolto il patrocinio al Roma Pride ubbidendo agli ordini appunto di "Pro Vita", una volta letto che tra le rivendicazioni dei promotori del Pride e in particolare del Circolo "Paolo Mieli" vi era appunto il riconoscimento della pratica dell'utero in affitto, che noi marxisti-leninisti sosteniamo da sempre.
La Regione Lazio - spiega la nota della regione - ha provveduto a revocare il patrocinio alla manifestazione denominata ‘Roma Pride 2023’. La decisione si è resa necessaria e inevitabile a seguito delle affermazioni, dei toni e dei propositi contenuti nel manifesto dell’evento intitolato ‘Queeresistenza’, consultabile pubblicamente sul sito della kermesse.
Tali affermazioni violano le condizioni esplicitamente richieste per la concessione del patrocinio precedentemente accordato in buona fede da parte di Regione Lazio. In particolare, il testo viola le condizioni di rispetto esplicitamente richieste nei confronti delle sensibilità dei cittadini del Lazio e rivendica l’imposizione della legalizzazione di azioni illegali e vietate dall’ordinamento italiano.
La firma istituzionale della Regione Lazio non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto. E ciò anche alla luce di quanto dichiarato da Mario Colamarino, presidente del Circolo Mario Mieli e portavoce del Roma Pride.
Si esprime altresì rammarico per il fatto che il patrocinio, concesso in buona fede da Regione Lazio, sia stato strumentalizzato. Quanto avvenuto rappresenta un’occasione persa per costruire un dialogo maturo e scevro da ogni ideologia - fortemente voluto e sentito da questa Amministrazione - per promuovere una reale inclusione e combattere ogni forma di stigma e discriminazione.
Eravamo entusiasti che la Regione Lazio avesse deciso di continuare a sostenere la nostra manifestazione, poi all’improvviso hanno visto il documento politico sulla nostra piattaforma e hanno deciso di revocare il patrocinio. È avvenuto - spiega il portavoce del Roma Pride e del 'Mieli' Colamarino - dopo che Pro Vita ha lanciato dei post sui social in cui si chiedeva il ritiro del sostegno alla manifestazione ”.
Ma la Regione Lazio non è di tutti i cittadini? Da una parte, la Giunta asserisce che vuole difendere i diritti di tutti, poi però revocano il patrocinio su una manifestazione che rivendica i diritti di una intera comunità ”, aggiunge Colamarino.
Anche Alessandro Zan, padre della legge sull’omotransfobia mai approvata dal Parlamento nero, sottolinea su Facebook che siamo di fronte ad una: “una schizofrenia di odio e discriminazione che la destra vuole diffondere usando le istituzioni. Non permetteremo che continui questa crociata contro la cittadinanza” .
Dal palco della manifestazione Colamarino ha poi affermato "Da oggi parte la resistenza della nostra comunità a questa destra, a questo governo e alla Meloni. Quello che è successo con il patrocinio è l'ennesima prova di quanto questa destra sia omofoba e cialtrona. È una vergogna. E tutto questo sulla pelle dei cittadini del Lazio e della nostra comunità. Le scuse di Rocca alla persone in Piazza oggi? Si può parlare con tutti ma farsi dettare l'agenda dai Pro Vita dimostra quanto il presidente sia sotto scacco di questi gruppi e dei partiti che l'hanno portato lì. Anche la Meloni nella giornata contro l'omofobia ha fatto un bellissimo post. Peccato che subito dopo ha votato contro proposte in Europa che parlano di noi e nega con Piantedosi i diritti dei figli. Se non è questa omofobia... ".
Un'enorme ondata di sdegno contro Rocca e in generale i suoi capi neofascisti così come le gerarchie ecclesiastiche, è esplosa nel Paese e ha accresciuto la partecipazione stessa al Pride romano e alle manifestazioni tenute nelle altre città, ovviamente in seguito alla sua evidente sottomissione all'ultradestra cattolica e alla sua decisione di non appoggiare, come è sempre avvenuto, il Pride di Roma attaccando frontalmente la maternità surrogata, che peraltro è un tema che riguarda anche le coppie eterosessuali e i single e non è certo l'unico punto della variegata piattaforma rivendicativa per la quale si battono gli organizzatori dell'evento e non è stata inserita quest'anno, dunque la decisione di Rocca viene da lontano.
Vomitevole il sostegno dei neofascisti: "Ha fatto bene il presidente Rocca. Un conto è sostenere il diritto di chiunque a sfilare e a manifestare per le proprie opinioni, diritto che non è minimamente legato a un patrocinio, altro conto è pretendere che le istituzioni condividano queste opinioni " ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia. "Un patrocinio è infatti un'adesione alle idee rappresentate dai promotori di una manifestazione e, sull'utero in affitto, il presidente Rocca e la maggioranza di centrodestra, la pensano in maniera opposta, senza considerare che il gay pride pubblicizza una pratica vietata per legge. Dunque chi chiede tolleranza verso le proprie idee la dimostri verso quelle degli altri ". "Sostegno alla propaganda dell'utero in affitto? No, grazie " ha dichiarato sui social il leader della Lega Matteo Salvini. "La Regione Lazio revoca il patrocinio al Roma Pride perché pubblicizza una pratica vietata per legge e a sinistra si scatenano, probabilmente perché le leggi non sono abituati a rispettarle " commenta addirittura Laura Corrotti, consigliera regionale del Lazio Fratelli d'Italia e presidente della commissione urbanistica e politiche abitative, dimenticandosi che il suo immondo partito neofascista per legge non dovrebbe nemmeno esistere, senza considerare il pregiudicato e piduista Berlusconi e i suoi rapporti con la mafia, la politica borghese neofascista e filomafiosa portata avanti da sempre dai partiti del regime neofascista e così via.
Lo straordinario successo del Pride è l'ennesima dimostrazione del fatto che la piazza c'è per abbattere il governo Meloni, urge quindi non dargli tregua, unire tutti gli antifascisti coerenti e conseguenti per abbatterlo il prima possibile.
Come abbiamo detto nel Documento del CC del PMLI contro il governo Meloni: "In questo fronte unito il proletariato - la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne ricevono solo le briciole - deve assumere un ruolo dirigente appropriandosi della sua cultura storica, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo e del riformismo.
Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Che gli autentici fautori del socialismo - donne, uomini, Lgbtqia+ - capiscano che il loro dovere rivoluzionario è di dare tutta la propria forza intellettuale, morale, politica, organizzativa e fisica al PMLI per il trionfo del socialismo in Italia."

14 giugno 2023