La morte del piduista Berlusconi è più leggera di una piuma
Scandalosi il lutto nazionale e il funerale di Stato all'ex premier e presidente di FI, fondatore del regime neofascista e sdoganatore della destra neofascista portandola al governo. Anche PD e M5S esaltano lo storico nemico del popolo. Putin elogia il suo grande amico, disprezzato dall'Ucraina. Inaudita la sospensione del parlamento per una settimana
 
Con la morte di Silvio Berlusconi e la sua beatificazione a mass-media unificati il regime capitalista neofascista ha celebrato sé stesso e il suo fondatore. Mai era accaduto, nella storia della Repubblica, che ad un ex presidente del Consiglio, per giunta pregiudicato e condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale ai danni dello Stato, fossero tributati onori di tale importanza, con una glorificazione mediatica così totale, continua e asfissiante, con i funerali di Stato nel duomo di Milano, il lutto nazionale e la chiusura del parlamento, con gli onori militari e delle più alte istituzioni e cariche politiche, e con gli omaggi servili della “sinistra” borghese che ha fatto a gara con la destra borghese neofascista per celebrarne la figura politica e personale.
Dalla mattina del 12 giugno, appena si è diffusa la notizia della sua morte, fino alla notte del 15, ogni giornale, ogni canale radio e televisivo, ogni sito internet non hanno fatto altro che parlare della sua vita, dei suoi “successi” nella televisione, nella politica e nel calcio, di come ha “cambiato l'Italia e gli italiani”, dei suoi funerali solenni, della sua eredità in senso economico e politico, saturando completamente l'etere e la carta stampata. Per quattro intere giornate le reti televisive pubbliche della Rai hanno gareggiato con le reti Mediaset e le altre tv private per parlare di lui nei tg e nei talk show. I suoi funerali sono stati trasmessi in diretta per ore da Milano da una quindicina di reti simultaneamente, con in testa Rai1, Rainews 24, le tre principali reti Mediaset e Sky Tg24.
L'istituto Mediamonitor ha calcolato che in quei quattro giorni il nome dell'ex premier e presidente di Forza Italia è stato scritto e pronunciato 60.318 volte, di cui 2.335 volte solo in radio e televisione, in pratica ogni 2 minuti e mezzo. E che la Rai ha superato Mediaset nell'esposizione mediatica del cavaliere piduista. I giornali borghesi non sono stati da meno, e per tre giorni sono usciti con edizioni e inserti speciali di decine e decine di pagine su Berlusconi, la sua biografia e il suo funerale. A ciò non hanno contribuito solo i fogliacci della destra neofascista e filogovernativa, ma anche quelli cosiddetti “indipendenti” a grande tiratura, con in testa il Corriere della Sera del suo ex allievo e proprietario di La7, Urbano Cairo, con articoli e foto talmente agiografici da apparire trasmessi direttamente dagli uffici stampa di Cologno Monzese. Ma anche La Stampa di proprietà Agnelli-Elkann gli ha tributato grandi spazi e un editoriale di ben due pagine del direttore Massimo Giannini, e persino Il Manifesto trotzkista gli ha dedicato ben 13 su 20 pagine nell'edizione del 13 giugno.

Il disgustoso cordoglio delle istituzioni, della chiesa e di Putin
Non si contano poi le dichiarazioni e gli omaggi in suo favore da parte dell'establishment politico, italiano e della UE imperialista, con in testa Mattarella, il cui fratello è stato assassinato dalla mafia, ma che ha voluto presenziare personalmente al funerale di un pregiudicato che è stato in affari con personaggi di Cosa nostra, sospettato come mandante delle stragi politico-mafiose del '93 dalla procura di Firenze, e stretto sodale di Dell'Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa: “È stato un grande leader politico che ha segnato la storia della nostra Repubblica, incidendo su paradigmi, usi e linguaggi. È stata una persona dotata di grande umanità e un imprenditore di successo, un innovatore nel suo campo”, lo ha invece omaggiato l'inquilino del Quirinale senza la minima ombra di imbarazzo. Anche l'ex premier Mario Draghi non ha lesinato gli elogi, definendolo un leader che “ha rivoluzionato il mondo della comunicazione e dello sport”, e che “è stato amato da milioni di italiani per la sua umanità e il suo carisma”. Per non parlare di un altro ex premier, Matteo Renzi, che con lui aveva stretto un osceno patto per una controriforma elettorale e della Costituzione di stampo mussoliniano, e che lo ha definito un “fuoriclasse in tutto quello che ha fatto”.
Idem nei toni apologetici la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, per la quale Berlusconi “ha guidato l’Italia in un momento di transizione politica e da allora ha continuato a plasmare il suo amato Paese”, e la presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola, per la quale egli è stato “un combattente protagonista della politica italiana per generazioni”. Un coro disgustoso a cui si è unita anche la chiesa, sia con la squallida e assolutoria omelia funebre dell'arcivescovo di Milano e gli elogi postumi dell'ex presidente della CEI, Camillo Ruini (“era simpatico, credeva in dio e ha sconfitto il comunismo nel 1994”, ha dichiarato spudoratamente costui in un'intervista), sia con la compiacente dichiarazione dello stesso papa Bergoglio, che lo ha definito “un protagonista della politica italiana, che ha ricoperto pubbliche responsabilità con tempra energica”, auspicando la “pace eterna per lui e la consolazione nel cuore per quanti lo piangono”. E che dire del rinnegato Violante che ricorda quando fu mandato da D'Alema ad assicurare il cavaliere piduista che non avrebbero mai e poi mai toccato il suo criminale monopolio televisivo? E del putiniano Santoro che ricorda la lunga e fraterna telefonata in cui lo incoraggia a continuare a coprire l'aggressione imperialista dell'Ucraina?
Ben diversi sono stati i commenti della stampa estera, sia europea che di oltre oceano, che al contrario di quella di regime italiana non ha avuto remore nel dare rilievo ai peggiori aspetti della figura di Berlusconi, come lo scandaloso conflitto di interessi di cui era portatore a livello mediatico e politico, le leggi ad personam, i processi per corruzione, evasione e frodi fiscali, il “bunga bunga” e gli scandali sessuali, e così via. Berlusconi è stato lodato pubblicamente solo dal premier fascista ungherese Orban, che ha partecipato anche al suo funerale (peraltro disertato da tutti i principali capi di Stato e di governo mondiali), dal premier nazi-sionista Netanyhau, dal dittatore bielorusso Lukashenko, e, manco a dirlo, da Putin, che lo ha ricordato come un “vero amico”, la cui perdita “è irreparabile” e gli ha procurato “un grande dolore”, arrivando fino a tributargli il 16 giugno un minuto di silenzio per onorare la sua memoria al Forum economico internazionale di San Pietroburgo. Mentre viceversa il governo ucraino ha ribadito tutto il suo disprezzo per l'ex premier italiano amico e sodale del nuovo zar, riportando sul sito Myrotvoretz la sua foto con la scritta in rosso “liquidato”.

La riabilitazione del caimano da parte della “sinistra” borghese
Incredibile e scandalosa è stata parimenti la santificazione post mortem del delinquente di Arcore da parte della “sinistra borghese”. A cominciare dai leader dell'opposizione parlamentare, la neo segretaria del PD, Elly Schlein, e il presidente del M5S, Giuseppe Conte. La prima gli ha riconosciuto il “grande rispetto che si deve a un protagonista della storia della vita politica di questo paese”, e per dimostrarlo ha addirittura rinviato per decisione unanime del partito la Direzione del PD ed ha deciso di partecipare al funerale. Anche il secondo gli ha riconosciuto “che non gli sono mai mancati il coraggio, la passione, la tenacia”, e se alla fine ha deciso di non andare al funerale lo si deve probabilmente alla rivolta scoppiata nella base per questa suo gratuito quanto vergognoso omaggio al caimano.
Ma sono parecchie le dichiarazioni dello stesso tenore e anche peggio, da parte dei liberali e rinnegati della “sinistra” borghese. Solo per citare le principali: D'Alema, recentemente inquisito per le tangenti sulla vendita di armamenti alla Colombia, e che tra l'altro inciuciò con lui nella Bicamerale presidenzialista e golpista, in un'intervista al Corsera si è sperticato in lodi al “combattente” Berlusconi, ha difeso la decisione di dedicargli il lutto nazionale (“non credo che debba essere materia di polemiche”), e sulla sua presunta “persecuzione” da parte dei giudici ha detto di credere che Berlusconi “abbia sollevato un problema reale”. Bersani, la cui “simpatia umana” per il cavaliere piduista era nota da tempo, ha ribadito che “era uno che si faceva i suoi affari, ma trasmettendo una generosità che affascinava” (sic), e anche lui ha difeso il lutto nazionale. E il segretario della CGIL, Landini, ha reso omaggio all'ex premier con un comunicato ufficiale in cui riconosce che con lui “scompare una personalità che ha segnato la storia degli ultimi 30 anni della vita politica e imprenditoriale del Paese, a cui va riconosciuto non è mai mancato il coraggio, la capacità di aggregare, la determinazione a costruire impresa”.
Altre insulse dichiarazioni di riconoscimento della “statura” e delle “qualità” del caimano sono arrivate da certi suoi “avversari” del passato come Prodi, De Benedetti, Santoro, Cacciari, Lucia Annunziata, Concita De Gregorio, Rutelli, e chi più ne ha più ne metta. Citiamo solo, per record di piaggeria, quelle di Paolo Mieli, che ha fatto pubblica ammenda per aver dato per primo, come direttore del Corsera , la notizia dell'incriminazione di Berlusconi da parte della procura di Milano nel 1994. E quelle di Pierferdinando Casini, eletto parlamentare nelle liste del PD, che nel salotto tv parato a lutto di Vespa ha paragonato Berlusconi ad Andreotti, in quanto entrambi sarebbero stati perseguitati e accusati ingiustamente dai giudici di rapporti con la mafia.

Scandalosi i funerali di Stato e il lutto nazionale
I funerali di Stato e il lutto nazionale imposto al paese per tre giorni in onore di un ex presidente del Consiglio, così come la sospensione per una settimana dei lavori della Camera e del Senato decisa all'unanimità dai capigruppo di maggioranza e opposizione, M5S incluso, sono decisioni inaudite e senza precedenti nella storia della Repubblica italiana. Nel passato il lutto nazionale era stato decretato solo per la morte di Giovanni Leone e Carlo Azeglio Ciampi, che però erano stati anche presidenti della Repubblica. Non risulta che Mattarella abbia avuto da obiettare a questa decisione di Meloni, Tajani e Salvini che viola ogni decenza istituzionale, anche solo perché essa non rappresenta affatto tutto il paese, a prescindere dalla dubbia “onorabilità” di un simile personaggio.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al professor Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena, per i velenosi attacchi che si è attirato dalla maggioranza di governo neofascista (ma anche dalla finta opposizione di Renzi e Calenda e di certi pennivendoli liberali e riformisti), essendosi rifiutato pubblicamente di abbassare la bandiera a mezz'asta nel suo istituto in segno di lutto per la morte di un piduista, in rapporti con la mafia, e che ha lasciato “il mondo e l'Italia assai peggio di come li aveva trovati”, come ha scritto in una circolare ai suoi docenti e studenti. In uno scritto successivo per spiegare il suo gesto controcorrente rispetto alla marea montante degli incensatori dell'ex neoduce di Arcore, egli ha ricordato giustamente i “pochi professori che nel 1931 si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo”, e che difesero con ciò l'onore della scuola umiliata e asservita da Mussolini.
Allo stesso modo rendiamo onore ai pochi altri che, al contrario di certi intellettuali e leader dei movimenti “antiberlusconiani” del passato, come i “girotondi” e “se non ora quando”, hanno avuto il coraggio di manifestare pubblicamente il loro dissenso: come è successo al Teatro Regio di Torino, dove la metà della platea è rimasta seduta e ha vivacemente protestato durante il minuto di silenzio chiesto per Berlusconi; e al Teatro San Carlo di Napoli, dove il pubblico ha sommerso di fischi e di “buu” la lettura del messaggio di cordoglio per la sua morte. Plaudiamo anche alle proteste di tanti magistrati contro il vergognoso comunicato del vertice della loro associazione sindacale (ANM), che si è umiliata ad unirsi “ai sentimenti di cordoglio per la scomparsa del presidente senatore Silvio Berlusconi, indiscusso protagonista, per un lungo e importante periodo, della vita politica del paese”. Cancellando così con un colpo di spugna tutti gli insulti e gli attacchi ricevuti da lui e le sue infinite manovre per assoggettare i giudici.

La vera eredità politica del cavaliere piduista
Sulle incalcolabili nefandezze di questo grande corruttore della politica, della società e della morale, piduista, neofascista e mafioso, il PMLI ha scritto tutto quanto era possibile dire, seguendo e denunciando passo per passo la sua ascesa al potere economico, mediatico e politico fin dagli inizi all'ombra del neoduce Craxi negli anni '80. Oggi vogliamo richiamare l'attenzione degli anticapitalisti, antifascisti e sinceri democratici soprattutto sulle sue due principali infamie storiche: l'aver fondato l'attuale regime neofascista che appesta l'Italia e l'aver sdoganato e fatto andare al potere i neofascisti, figli del fucilatore di partigiani Almirante e nipoti del duce del fascismo Mussolini, oggi alla testa del governo con Giorgia Meloni.
È questa la sua vera eredità politica, che non a caso la premier neofascista ha immediatamente rivendicato, con la realizzazione di un video a lui dedicato, per dare “l'addio a Silvio” e giurargli che “porteremo a casa gli obiettivi che insieme ci siamo dati”. Più tardi ha precisato quali sono questi obiettivi: “Per onorarlo bisogna andare avanti con la riforma istituzionale (presidenzialista, ndr), il fisco e il taglio delle tasse (ai ricchi, ndr)”. Anche il caporione fascioleghista Salvini ha voluto rivendicare di essere tra i suoi eredi politici, raccontando che negli ultimi dialoghi scambiati con lui gli ha detto: “Mi raccomando, tante opere che ho cominciato io finitele voi”.
Una di queste è senz'altro la controriforma della Giustizia che il ministro Nordio ha anticipato proprio “in onore e nel segno di Berlusconi”, con il sostegno entusiastico di Renzi e Calenda, che abolisce l'abuso d'ufficio per gli amministratori pubblici (che così potranno assegnare appalti a parenti e amici in tutta legalità), depotenzia il reato di traffico di influenze, mette il bavaglio all'informazione sulle intercettazioni di politici in rapporti con indagati sotto sorveglianza della magistratura, stabilisce la non appellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado (già giudicata incostituzionale dalla Consulta), obbliga gli inquirenti ad avvisare con 5 giorni di preavviso gli inquisiti prima di interrogarli ed eventualmente arrestarli.
Nel rapporto tenuto al IV Congresso del PMLI nel 1998, il Segretario generale Giovanni Scuderi già allora chiariva con queste parole, che mai come oggi sembrano suonare profetiche, qual era l'impronta fondamentale che Berlusconi avrebbe impresso sul Paese: “Il governo piduista Berlusconi ha agito come se non fosse mai esistita la Resistenza e ha ricongiunto la seconda repubblica al ventennio fascista di Mussolini, avendo, tra l'altro, nel suo seno il partito fascista storico, anche se col nuovo nome di Alleanza nazionale. Un fatto senza precedenti nella storia governativa italiana dalla Liberazione dal nazi-fascismo. Ma è la logica conseguenza dell'abbattimento ufficiale delle pregiudiziali antifascista e antimonar-
chica e dell'omologazione borghese, reazionaria e anticomunista esistente in parlamento e nelle istituzioni. Da quando si è arrivati a celebrare nel 1988 i funerali di Stato per Giorgio Almirante, segretario nazionale del MSI e fucilatore di partigiani, era inevitabile che i fascisti potessero arrivare al governo liberamente ”.
Oggi, grazie a Berlusconi, la nuova marcia su Roma del MSI si è compiuta col governo neofascista Meloni che ne raccoglie il testimone, e che si prefigge di realizzare quella repubblica presidenziale che era nei piani di Almirante, di Craxi, di Gelli e dello stesso cavaliere piduista.
Come ha detto Mao: “Tutti devono morire, ma non tutte le morti hanno uguale valore... La morte di chi si sacrifica per gli interessi del popolo ha più peso del Monte Tai, ma la morte di chi serve i fascisti, di chi serve gli sfruttatori e gli oppressori, è più leggera di una piuma.”

21 giugno 2023