Col Decreto lavoro meno vincoli ai contratti a tempo determinato
Mano libera anche all'utilizzo dei voucher

“Governo Meloni, governo dei padroni” non è solo uno slogan da gridare alle manifestazioni, ma un dato di fatto. Nonostante l'ampio uso della demagogia e la narrazione, usata soprattutto in campagna elettorale, di una alleanza politica (quella della destra) che si sarebbe battuta contro l'”élite” e in favore del popolo, l'esecutivo neofascista uscito dalle ultime elezioni, come tutti gli altri, si dimostra palesemente al servizio del capitale. E lo fa in modo chiaro e netto, come dimostrano tutte le misure prese finora, tutte a favore delle aziende private e contro lavoratori e masse popolari, con particolare accanimento verso i poveri, i migranti e chi lotta per i propri diritti.
Tra queste misure vi entra di diritto il “Decreto lavoro” del primo maggio scorso. Presentato come un insieme di misure in favore dell'occupazione ma che in realtà risultano essere un ulteriore regalo ai padroni. In particolare ci soffermiamo sulle misure che facilitano e dilatano l'utilizzo dei contratti a termine e dei voucher , reintrodotti con la legge di Bilancio 2023. In sostanza il nuovo decreto abroga le modifiche al rapporto di lavoro determinato che erano contenute nel cosiddetto “decreto dignità” firmato dall'allora ministro del Lavoro Luigi Di Maio e dal governo Conte I, quello formato dai 5 Stelle e Lega.
Quello era un palliativo che non risolveva certo il problema della precarietà né tanto meno ridava ai lavoratori quella dignità a cui si richiamava. Era una misura che in ogni caso stabiliva che il contratto a termine poteva essere utilizzato senza specificare la causale solo per un anno, mentre per il secondo anno erano obbligatorie delle causali ben precise, ossia per esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività ovvero esigenze di sostituzione di altri lavoratori, e le esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria Dopo due anni terminavano le proroghe, quindi ridotte rispetto ai 3 anni previsti dal Jobs Act.
Adesso i contratti a tempo determinato possono di nuovo essere utilizzati per due anni con più facilità, e in casi specifici fino a tre anni. Le nove regole sono, l’una, di applicazione transitoria fino al 30 aprile 2024 o fino all’intervento della contrattazione collettiva (probabilmente in attesa di un intervento più incisivo e definitivo): in caso di “esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti”, con una causale generica che riprende quella in vigore fino al 2014; e l’altra in caso di sostituzione di altri lavoratori. In assenza di ulteriori specificazioni, la norma potrebbe essere utilizzata sia per i lavoratori assenti (senza limitazioni quanto al tipo di assenza), sia per lavoratori ad esempio temporaneamente inidonei alla mansione.
Al di là delle sostituzioni di alcuni punti che possono sembrare lievi (ma non lo sono), lo spirito che sta dietro alle modifiche è chiaro: facilitare le imprese nell'utilizzo dei contratti a termine allungando flessibilità e precarietà, alimentando il lavoro povero e tenendo sotto ricatto le lavoratrici e i lavoratori. Lo stesso spirito che ha animato il Governo nelle novità che riguardano i voucher.
Si alza da 10.000 a 15.000 euro la soglia entro cui sono ammesse le cosiddette prestazioni di lavoro occasionale per chi opera nei settori dei congressi, delle fiere, degli eventi, degli stabilimenti termali e parchi di divertimento. La misura è prevista per le imprese che “hanno alle dipendenze fino a 25 lavoratori subordinati a tempo indeterminato”, innalzando quindi il limite precedente che era di 8 unità. La facoltà di utilizzare i voucher o buoni lavoro era già stata ampliata con la manovra 2023 che aveva elevato a 10.000 euro il precedente limite annuo di 5.000 euro. Sparisce il limite dei 29 anni di età per i contratti di apprendistato dei soli settori turistico e termale (e per un massimo di 3 anni).
Mentre i media di regime danno fiato alla propagande che dipinge il governo impegnato per la stabilizzazione dei lavoratori, in realtà esso lavora per dare ancora più mano libera ai padroni, contando anche sull'inconcludenza e sull'immobilismo dei sindacati confederali.

21 giugno 2023