Report Istat 2021-22
Un italiano su 4 a rischio povertà
Il reddito medio crolla dell'1,7% al Sud e rispetto al 2007 diminuisce di -10% al Centro, -9,4% al Sud e -1% al Nord.

Il Rapporto Istat 2021-22 sulle condizioni di vita degli italiani nel 2022 conferma la terribile condizione economica del nostro popolo e smentisce la propaganda del nero governo Meloni circa "l'aumento dell'occupazione" e una "forte ripresa". Infatti anche se l’economia dà l’impressione di migliorare e aumentano i posti di lavoro, i dati riguardanti la povertà non migliorano, addirittura al Sud continuano a peggiorare.
Nel 2022 il numero di persone a rischio povertà è praticamente rimasto identico a quello del 2021, pari a circa 11,8 milioni di individui, dunque oltre un quinto della popolazione, aumentando nel martoriato Mezzogiorno. Il rischio di indigenza ed esclusione sociale è rimasto praticamente lo stesso: il 24,4% della popolazione, era il 25,2% del 2021.
Il Rapporto dimostra che non basta far aumentare l’occupazione per diminuire automaticamente la quota di popolazione che si trova in estremo disagio economico. Mentre il nero governo Meloni ha posto proprio questa equazione a fondamento del “Decreto lavoro" (vedi "Il Bolscevico" n. 25/2023) con cui il 1 maggio ha abolito il Reddito di cittadinanza e creato una nuova misura ma riservata a una platea ben più ristretta con l’obiettivo di spingere i disoccupati ad accettare salari e condizioni lavorative da fame, come richiesto dai padroni e da Confindustria.
Per nuova occupazione il governo dei neofascisti in doppiopetto intende questo: massimo sfruttamento, salari da fame, diritti dei lavoratori compressi e negati con la forza. Infatti i dati dicono che la "crescita" tanto sbandierata dai fascisti in doppiopetto non porta benefici automatici alla parte più povera e fragile della popolazione italiana, tant'è vero che il rischio povertà nel 2022 è rimasto al 20,1%, come nel 2021 ed è cresciuto al Sud passando dal 33,1% al 33,7%. La situazione è peggiorata in Puglia, Sardegna e Calabria.
Anche il dato che emerge dal Rapporto dell’Istat che riguarda il rischio di deprivazione materiale, in discesa dal 5,9% del 2021 al 4,5% del 2022, va chiarito che si tratta di un indicatore molto complesso che considera una serie di fattori, che vanno dalla capacità delle famiglie di affrontare spese improvvise, al riscaldamento, la quantità di proteine consumate pro capite e così via, va inquadrato alla luce dell'inflazione galoppante e della capacità di poter usufruire di servizi pubblici, a cominciare da quelli sanitari, spesso fatiscenti o mancanti del tutto, cosa che rende la deprivazione materiale complessiva oggettivamente più alta oggi rispetto allo scorso anno, non ci risultano massicci interventi pubblici sulla Sanità, i servizi sociali e così via, tutt'altro.
A proposito di inflazione il reddito medio netto nel 2021 è aumentato, passando da 32.812 euro a 33.798 euro, ma la crescita è del 3% in termini nominali e dell'1% in termini reali. Senza contare la disparità nelle varie zone del Paese: in termini reali il reddito è cresciuto del 3,3% nel ricco Nord-est, del 2,5% nel Nord-ovest ed è invece crollato dell'1,7% al Sud. Se poi si allarga l’orizzonte temporale a partire dal 2007 la differenza di reddito è ancora molto alta: meno 10% al Centro e meno 9,4% al Sud, mentre è più contenuta al Nord con il -1%.
Insomma i dati mostrano come l'Italia non abbia mai recuperato appieno le condizioni economiche viste nei primi anni 2000 (che pure non erano rose e fiori) e il rapporto tra il reddito delle famiglie del 20% più ricco e le altre è pari a 5,6 volte, ma sarebbe di 6,4 volte senza gli interventi di sostegno.
Quindi l'ingresso nell'Euro e lo strapotere della Ue imperialista e le sue ricette economiche antipopolari imposte al nostro Paese sono stati devastanti per il nostro popolo, come abbiamo sempre affermato e documentato fin dall'avvento di questa mostruosa alleanza imperialista al servizio dei monopoli europei e non dei popoli degli Stati membri che per noi è necessario distruggere cominciando a tirarne fuori l'Italia.
Nel 2021 il numero di famiglie che ha beneficiato di aiuti Covid è molto diminuito, i trasferimenti sono calati del 4,2%, le integrazioni salariali sono scese di un terzo, le varie indennità da 600 o da mille euro distribuite alle categorie più penalizzate hanno visto restringere di tanto la platea: 4,3 milioni di persone nel 2020 contro gli 860mila del 2021. “Tale dinamica – spiega l’istat – evidenzia come, nonostante la ripresa dell’attività produttiva, la pandemia abbia reso più vulnerabile un segmento importante della popolazione italiana che non è riuscito a rientrare nel mercato del lavoro o che comunque è rimasto relegato ai margini”.
Una situazione terrificante dunque che vede un quarto del nostro popolo a rischio povertà, un pugno di pescecani capitalisti (e mafiosi) intascarsi il grosso della ricchezza prodotta, il lavoro che c'è è sempre più precario e iperflessibile, le donne continuano ad essere meno occupate e retribuite degli uomini, mentre il governo e la Ue imperialista continuano a scaricare i costi della crisi sulle masse popolari persino riducendo i sussidi, comunque da fame, erogati durante la pandemia.
Urge dunque fare fuoco e fiamme e battersi per il lavoro stabile, a tempo pieno a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti i lavoratori e i disoccupati, migranti inclusi. Comprendere che la Questione Meridionale è, come noi marxisti-leninisti sosteniamo da sempre, la vera Questione nazionale, battersi perché nell'immediato le masse abbiano diritto di parola e di gestione sui fondi pubblici stanziati, peraltro insufficienti a garantire la piena e sana occupazione.
Diventa quindi palese ogni giorno che passa che urge un ampio fronte unito antifascista per abbattere da sinistra e dalla piazza il nero governo Meloni senza concedere nulla alla finta "opposizione" di cartone di PD e M5S. Come abbiamo detto nel Documento del CC del PMLI contro il governo Meloni: "In questo fronte unito il proletariato - la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne ricevono solo le briciole - deve assumere un ruolo dirigente appropriandosi della sua cultura storica, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo e del riformismo. Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Che gli autentici fautori del socialismo - donne, uomini, Lgbtqia+ - capiscano che il loro dovere rivoluzionario è di dare tutta la propria forza intellettuale, morale, politica, organizzativa e fisica al PMLI per il trionfo del socialismo in Italia."


28 giugno 2023