Il socialimperialismo cinese mette un piede a Cuba

61 anni dopo la crisi provocata dall'installazione dei missili dell'allora socialimperialismo sovietico a Cuba, l'imperialismo americano è di nuovo in competizione, questa volta con il socialimperialismo cinese, per riaffermare il proprio dominio sull'area caraibica e rispondere ai tentativi di penetrazione cinese in questa area.
A confermarlo sono alcune rivelazioni pubblicate dal Wall Street Journal che il 20 giugno è tornato a parlare di un accordo segreto fra Pechino e Cuba per l'installazione di una nuova base per l'addestramento militare congiunto cinese sull'Isola “che potrebbe portare allo stazionamento di truppe cinesi e ad altre operazioni di sicurezza e di intelligence a sole 100 miglia dalla costa della Florida”.
Il quotidiano americano, che già l'8 giugno aveva rivelato l'esistenza di un altro accordo segreto fra Pechino e L’Avana per l'installazione di un nuovo sito di intercettazioni che consentirebbe ai servizi segreti cinesi di monitorare il traffico navale e di ascoltare le comunicazioni elettroniche in tutto il sud-est degli Stati Uniti dove sono dislocate molte basi militari, cita fra l'altro, come fonti di informazioni anonime, alcuni funzionari statunitensi, sia in servizio che in pensione, che sarebbero perfettamente a conoscenza di tali accordi.
“Le discussioni per la struttura sulla costa settentrionale di Cuba sono in fase avanzata ma non ancora concluse – scrive il quotidiano americano - I funzionari statunitensi hanno dichiarato che il riferimento alla proposta di una nuova struttura di addestramento a Cuba è contenuto in un documento di intelligence classificato, che hanno descritto come convincente ma frammentario”. Questa nuova struttura militare “potrebbe fornire alla Cina una base per ospitare - potenzialmente - truppe permanenti sull'Isola e ampliare la raccolta di informazioni, comprese le intercettazioni elettroniche, contro gli Stati Uniti”.
La struttura farebbe parte, secondo il WSJ, del Progetto 141 utile nella disputa della leadership imperialista mondiale al nuovo imperatore della Cina Xi Jinping “per espandere la sua rete di basi militari e di supporto logistico a livello globale” e soppiantare progressivamente il ruolo svolto negli ultimi decenni dall'imperialismo russo come peraltro sta già avvenendo in altre parti del mondo e zone di influenza strategiche tra cui il Medio Oriente e l'Africa.
Secondo il quotidiano americano l'accordo prevede anche il finanziamento da parte del governo cinese di diversi miliardi di dollari al governo cubano per l'installazione delle basi.
Il 10 giugno un ufficiale dell'amministrazione americana, che ha preferito rimanere anonimo, ha confermato che la base di spionaggio cinese a Cuba è già stata costruita e ha sottolineato come lo spionaggio cinese stia rappresentando un grande problema per il governo americano da ormai diversi anni: "quando l'amministrazione Biden ha iniziato il suo mandato ci sono stati presentati i vari metodi con cui la Cina sta cercando di espandere la propria influenza globale, incluse le strutture dell'intelligence che ha costruito a Cuba e delle quali è stato documentato un upgrade ancora nel 2019".
In un primo momento la notizia è stata smentita dalla Casa Bianca e liquidata da John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza, come “inaccurata” durante la regolare conferenza stampa della Casa Bianca del 12 giugno. Il portavoce del Dipartimento di Difesa Usa ha dichiarato di "non essere a conoscenza dell'installazione di una nuova base spia cinese a Cuba". Mentre il Viceministro degli Esteri cubano, Carlos Fernandez de Cossio, ha definito il report del WSJ "totalmente mendace e infondato" e l'ha attribuito alla volontà americana di creare un pretesto per perpetrare l'embargo imposto verso l'isola ormai da anni. Infine, un portavoce dell'ambasciata cinese a Washington ha confermato il fatto che il governo cinese "non sia al corrente del caso e che quindi non sia in grado di commentare l'accaduto".
Ma qualche giorno dopo l'amministrazione Biden è stata costretta a correggere il tiro affermando che non si tratta di una novità e che la Cina usa Cuba per raccogliere segnali di intelligence fin dalla fine della guerra fredda, così come l'America da decenni intercetta la Cina da siti sparsi in tutta l’Asia, e ha potenziato le sue strutture in loco già a partire dal 2019.
Infatti la Cina, secondo un rapporto dell'Istituto di studi strategici dell'Us Army War College, ha accesso a ben tre stazioni di ascolto a Cuba: a Bejucal, Santiago de Cuba e Lourdes. Quest’ultima, appena fuori L'Avana, era la più grande stazione di ascolto del socialimperialismo sovietico all'estero ed è stata poi utilizzata dall'imperialismo russo fino ai primi anni 2000.
La verità è che lo scontro per il dominio del mondo fra l'imperialismo americano in declino e il socialimperialismo cinese in ascesa va avanti da anni ed è destinata ad acuirsi sempre di più nonostante i “passi positivi” registrati durante la recente visita del segretario di Stato Usa Antony Blinken a Pechino e nonostante l'inattesa stretta di mano fra Blinken e il nuovo imperatore cinese Xi Jinping sulla “necessità di stabilizzare le relazioni tra le due superpotenze”. Smentiti qualche giorno dopo dall'accusa di essere un dittatore rivolta da Biden al leader cinese.

28 giugno 2023