I 27 capi di Stato e di governo dell’UE riuniti a Bruxelles
Il consiglio europeo "assicura il più ampio sostegno alla Formula di pace dell'Ucraina"
Zelensky: “A Donetsk e Zaporizhzhia siamo riusciti a liberare la nostra terra e il nostro popolo dagli occupanti. La sconfitta della Russia risolverà il problema di questa guerra”. Il Consiglio europeo concretizza con iniziative la "Bussola strategica” dell'esercito europeo e definisce la Cina un "rivale sistemico"
La Meloni, il cui peso nell'UE è in crescita, giustifica la posizione della Polonia e dell'Ungheria contrarie alla ricollocazione e al reinsediamento dei migranti

 
I 27 capi di Stato e di governo dell’UE riuniti il 29 e 30 giugno a Bruxelles hanno ribadito la ferma condanna della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina, che, come si legge nelle conclusioni del Consiglio europeo, “costituisce una palese violazione della Carta delle Nazioni Unite, e ricorda l'incrollabile sostegno dell'Unione europea all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina all'interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti e al suo diritto intrinseco di autodifesa contro l'aggressione russa. L'Unione Europea continuerà a fornire un forte sostegno finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico all'Ucraina e al suo popolo per tutto il tempo necessario”.
 
Il più ampio sostegno alla Formula di pace dell'Ucraina
Ma soprattutto il Consiglio europeo ha assicurato “il più ampio sostegno alla Formula di pace dell’Ucraina”. “L'Unione europea e i suoi Stati membri – si legge nel documento finale approvato a Bruxelles - intensificheranno i loro sforzi diplomatici e continueranno a cooperare con l'Ucraina e con altri Paesi per assicurare il più ampio sostegno internazionale ai principi e agli obiettivi chiave della Formula di pace dell'Ucraina, anche attraverso un prossimo Vertice globale per la pace. Qualsiasi iniziativa per una pace globale, giusta e duratura in Ucraina deve basarsi sul pieno rispetto della sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale all'interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Il Consiglio europeo ha altresì condannato “con la massima fermezza la distruzione deliberata della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka, che ha devastanti ripercussioni umanitarie, ecologiche, agricole ed economiche e mette a rischio la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia” e riconfermato “la disponibilità dell'UE a fornire un sostegno militare sostenibile all'Ucraina per tutto il tempo necessario, in particolare attraverso la Missione di assistenza militare dell'UE e il Fondo europeo per la pace. Ha fatto il punto sui progressi compiuti nella consegna e nell'approvvigionamento congiunto di un milione di munizioni per artiglieria e missili per l'Ucraina. Sottolinea l'importanza che gli Stati membri continuino a impegnarsi per contribuire a soddisfare le pressanti esigenze militari e di difesa dell'Ucraina”. Il Consiglio europeo ha infine discusso gli “sforzi per aumentare ulteriormente la pressione sulla Russia al fine di indebolire la sua capacità di condurre la guerra di aggressione, anche attraverso le sanzioni, la loro piena ed efficace attuazione e la prevenzione della loro elusione”.
Intervenendo il 29 giugno il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricordato di aver “iniziato questa settimana con una visita al fronte. Due delle nostre regioni: Donetsk e Zaporizhzhia. Qui si concentra la maggior parte delle operazioni di combattimento, sia offensive che difensive. I combattimenti sono molto intensi e il nostro popolo è un eroe eccezionale! I nostri soldati stanno facendo un ottimo lavoro e sono orgoglioso di loro, di ognuno di loro che ora è sul campo, per respingere gli attacchi russi e distruggere i terroristi russi. Siamo riusciti a liberare la nostra terra e il nostro popolo dagli occupanti, e questa è la cosa più importante. Più i nostri soldati avranno successo ora, più a lungo la Russia non rappresenterà una minaccia per l’Ucraina e per l’intera Europa. La storia dimostra chiaramente che le aggressioni infruttuose rendono sempre deboli le dittature. In effetti, questo è ciò che stiamo vedendo in Russia in questo momento - stiamo vedendo la loro debolezza, di cui abbiamo tanto bisogno. Più la Russia è debole e
più i suoi capi temono ammutinamenti e rivolte, più avranno paura di irritarci. La debolezza della Russia la renderà sicura per gli altri e la sua sconfitta risolverà il problema di questa guerra”.
 
La “Bussola strategica” dell'esercito europeo
L’Unione europea imperialista ha cercato la massima coesione al Consiglio europeo di Bruxelles per lanciare un segnale della sua presenza sullo scenario mondiale, in un momento decisamente importante caratterizzato da forti contraddizioni interimperialistiche sia a livello economico che militare. E di fatto i 27 leader dei paesi membri si sono espressi unitariamente sulla necessità di riarmarsi fino ai denti, di ingerirsi maggiormente in Africa e America Latina, di contendere spazi al socialimperialismo cinese ricercando un rapporto non di sudditanza. In questo quadro l’UE ha manifestato la necessità di concretizzare la “Bussola strategica”, ossia quella direttiva di politica industriale e militare comune che deve portare, “con un calendario di attuazione preciso”, alla costruzione dell'esercito europeo imperialista e interventista, varata il 21 marzo dell’anno scorso dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Pieno consenso dunque sul rafforzamento dell’industria bellica. "Il Consiglio europeo – si legge nelle conclusioni sulla Sicurezza e difesa approvate - ricorda la necessità di rafforzare la base tecnologica e industriale del settore europeo della difesa e di renderlo più innovativo, competitivo e resiliente, in particolare in un nuovo contesto strategico che richiede prontezza di difesa e un aumento significativo della capacità strategica a lungo termine dell'Europa di assumersi maggiori responsabilità per la propria difesa”. A questo proposito, il Consiglio europeo “chiede di portare avanti i lavori su tutte le linee d'azione per la fornitura e l'approvvigionamento congiunto di munizioni e missili, in particolare sull'Atto a sostegno della produzione di munizioni (ASAP), in vista di una sua rapida adozione; si compiace dell'accordo raggiunto sulla legge per il rafforzamento dell'industria europea della difesa attraverso appalti comuni (EDIRPA); invita la Commissione a presentare una proposta di Programma europeo di investimenti per la difesa (EDIP) per rafforzare la capacità e la resilienza della base tecnologica e industriale della difesa europea, comprese le PMI”. Il Consiglio europeo, altresì, “accoglie con favore la decisione di aumentare ulteriormente il massimale finanziario del Fondo europeo per la pace di 3,5 miliardi di euro, al fine di preservare la portata geografica globale del Fondo, continuare a fornire sostegno militare all'Ucraina e mantenere la capacità dell'Unione di prevenire e rispondere rapidamente a crisi e conflitti e di costruire capacità attraverso le sue missioni di formazione”.
I leader del Consiglio europeo hanno adottato le conclusioni sulle “relazioni esterne e sul Mediterraneo orientale”, ovvero il capitolo che considera l'accordo in fase di negoziazione con la Tunisia come un modello da replicare in futuro “coi partner della regione”. Sull’ingerenza dell’imperialismo europeo in Africa si è espressa la Meloni, secondo la quale “Il lavoro che stiamo facendo con la Tunisia può diventare un modello per il Nord Africa”. La presidente del Consiglio italiano non ha nascosto la sua soddisfazione per i “progressi fatti in Europa sulle migrazioni”. Rivendicando un cambio di punto di vista e di passo e accogliendo la proposta della Commissione UE di stanziare 12 miliardi di euro per la protezione dei confini nella revisione del bilancio UE, chiedendo infine che la cooperazione con i Paesi terzi, Tunisia in primis, non sia limitata alle migrazioni. “Il fatto che ci sia un paragrafo dedicato alla Tunisia, - ha affermato Meloni - non nel capitolo delle migrazioni ma in quello delle relazioni esterne, racconta qualcosa di importante. Racconta di quella idea di partenariato strategico con i Paesi del Nord Africa che è per noi un cambio di passo molto importante sul ruolo dell’Europa nel Mediterraneo, di cui l’Italia è stata portatrice in questi mesi”. Abbiamo bisogno, ha aggiunto, “di cooperazione, inoltre con i Paesi del Mediterraneo, con i Paesi africani, ed è su questo che sto lavorando, con partenariati strategici, perché penso che, ad esempio, per quanto riguarda l’energia (ed è su questo che l’Italia sta lavorando), l’Europa ha un problema di energia, di fonti, l’Africa è forse un grande produttore di energia. Possiamo mettere insieme le cose, possiamo cercare di aiutarli con investimenti, producendo energia per loro stessi ma anche per aiutarci, e legarci a vicenda”. Parlando con i giornalisti, la premier neofascista ha detto che”l’Italia ha avuto un ruolo da protagonista” nel vertice di Bruxelles.
 
La Cina, “partner, concorrente e rivale sistemico”
Il Consiglio europeo ha proseguito la discussione strategica sulle relazioni dell’UE con la Cina e ha ribadito “l'approccio politico poliedrico nei confronti della Cina, di cui è contemporaneamente partner, concorrente e rivale sistemico”. Lo si legge sempre nelle conclusioni adottate dai leader. L'Unione Europea e la Cina, proseguono i 27, “continuano a essere importanti partner commerciali ed economici”. L'UE cercherà di garantire “condizioni di parità” in modo che le relazioni commerciali ed economiche siano “equilibrate, reciproche e reciprocamente vantaggiose”. In linea con l'agenda di Versailles, l'Unione europea continuerà a “ridurre le dipendenze e le vulnerabilità critiche, anche nelle sue catene di approvvigionamento, e a ridurre i rischi e a diversificare dove necessario e appropriato”. L'Unione europea non intende “disaccoppiare” o “ripiegarsi su se stessa”. “Sulla Cina – ha affermato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel - abbiamo avuto una discussione strategica. L'Ue e la Cina hanno un interesse comune in una relazione stabile e costruttiva basata sulla reciprocità economica, riducendo al contempo le vulnerabilità. L'Ue promuoverà sempre i propri valori e interessi e continuerà a impegnarsi con la Cina per affrontare le sfide globali”.
Non è bastata invece ai leader dei Ventisette la lunga discussione che si è protratta fino all'1 e 15 circa della notte del 30 giugno, ben al di là del previsto, per adottare il paragrafo delle conclusioni dedicato all'immigrazione. Nonostante la richiesta del presidente del Consiglio europeo Michel alla Meloni di provare a mediare con i premier suoi camerati di Polonia e Ungheria per tentare di sbloccare l'impasse sul dossier migranti, l'opposizione dei due paesi nei confronti dell'accordo sul Patto siglato dai ministri dell'Interno l'8 giugno scorso a Lussemburgo sulla solidarietà obbligatoria ai migranti è stata ribadita a Bruxelles impugnando xenofobia e razzismo.
 
La Meloni giustifica la politica razzista e xenofoba di Polonia e Ungheria
Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha sottolineato “con forza che difenderemo sicuramente il diritto della Polonia di garantire non solo del nostro sistema politico, ma soprattutto che la nostra sicurezza, tutti i parametri relativi alla sicurezza, sia nelle nostre mani. Guardate cosa sta succedendo nei sobborghi di Malmo, o Parigi, Marsiglia, Lille o anche in Italia. Il trasferimento forzato non sarà consentito finché ci sarà un governo di Diritto e giustizia” ha aggiunto Morawiecki, escludendo categoricamente l’accoglienza in Polonia di migranti arrivati in altri paesi UE. In passato "alcuni Stati chiedevano il ricollocamento obbligatorio dei migranti, che è la negazione della volontarietà. Il Consiglio europeo del 2018 ha confermato che si tratta di una decisione volontaria degli Stati membri e noi manteniamo questa posizione".
"Era in corso una guerra sull'immigrazione". Così il premier ungherese Viktor Orbán ha riassunto in un'intervista a Kossuth Radio la lunga notte al Consiglio europeo. "Non una rivolta, ma una lotta per la libertà", ha detto Orbán, ricordando le conclusioni dei vertici passati secondo cui le decisioni in materia sarebbero state prese con il consenso degli Stati. Nonostante ciò, ha osservato, la proposta sulle quote obbligatorie di migranti è stata approvata dai ministri dell'Interno UE con quello che Orbán ha definito un "colpo di mano". Operato e dichiarazioni quelle di Polonia e Ungheria che di fatto non sono dispiaciuti alla Meloni, “non sono mai insoddisfatta da chi difende i propri confini nazionali”, giustificando l’operato dei governi reazionari e razzisti di Varsavia e Budapest contrari alla ricollocazione e al reinsediamento dei migranti. “Il punto è proprio questo - ha spiegato nella conferenza stampa finale del vertice -. Io ho tentato di spiegare dall’inizio che finché noi cerchiamo delle soluzioni su come gestire il problema dei migranti quando arrivano sul territorio europeo, non troveremo mai l’unanimità perché la geografia è diversa, perché le necessità sono diverse, perché le situazioni sono diverse, perché la politica è diversa. Per cui quello che è accaduto con Polonia e Ungheria già lo sapevamo, perché era già accaduto sul Patto di migrazione e asilo. E io comprendo la loro posizione, che in questo caso è diversa dalla nostra, perché tutti difendiamo i nostri interessi nazionali. ma anche proprio geograficamente abbiamo delle necessità diverse”.

5 luglio 2023